Quante volte dinanzi alle immagini del degrado urbano della nostra città abbiamo incolpato i pochi (o tanti) concittadini “incivili” che non hanno a cuore il bene pubblico?
Quante volte ci siamo chiesti il perché la nostra città di Sciacca stia vivendo una storia di degrado urbano che sembra inarrestabile, di anno in anno sempre più grave, un’amministrazione comunale dopo l’altra?
Il tutto non è per nulla casuale, né tanto meno una colpa esclusiva dei nostri carissimi concittadini “incivili”.
Una risposta ci arriva dalle scienze sociali, precisamente da una teoria sociologica e criminologica che si chiama “la teoria delle finestre rotte”, e lo spunto ci arriva da Letizia Dimauro, nostra affezionata lettrice.
Immagina un edificio con alcune finestre rotte. Se le finestre non vengono riparate, la tendenza è che dei vandali rompano qualche finestra in più, ovvero che in quel luogo siano indotti a rompere un lampione o un vaso di ceramica, dando così inizio a una spirale di degrado urbano.
Immagina un marciapiede, dove i rifiuti si accumulano. Presto, più rifiuti si accumuleranno, e alla fine sempre più persone inizieranno a lasciare un numero sempre maggiore di sacchi di rifiuti, provenienti perfino dai ristoranti e da altri esercizi commerciali, fino a sommergere le auto in sosta.
Immagina di camminare per strada mangiando dei mandarini e, improvvisamente, ti ritrovi tra le mani un sacco di bucce di cui vorreste disfarvi. Ti rendi conto che il cestino della spazzatura è lontano e, automaticamente, guardi per terra. Se vedi che c’è già della spazzatura, le probabilità che butti le bucce per terra aumentano; però, se sotto ai tuoi piedi tutto è pulito, probabilmente ci penserai dieci volte prima di buttare della spazzatura fuori dal cestino.
Questo è quanto spiegato dalla teoria delle finestre rotte, secondo cui gli aspetti imperfetti dell’ambiente generano la sensazione che la legge non esista. Pertanto, in una situazione nella quale non esistono norme, è più probabile che si producano degrado urbano e atti vandalici
Questa teoria fu introdotta nel 1982 in un articolo di scienze sociali di James O. Wilson e George L. Kelling, per dimostrare come i segni visibili del comportamento antisociale creino un ambiente urbano che incoraggia ulteriormente il disordine e comportamenti “incivili” aggiuntivi.
Nel 2007 e nel 2008 Kees Keizer e colleghi, all’ Università di Groninga , hanno condotto una serie ulteriore di esperimenti sociali controllati per determinare se l’effetto del disordine esistente (come la presenza di rifiuti o l’imbruttimento dei muri) avesse aumentato il degrado o altri comportamenti antisociali.
Gli scienziati scelsero diversi luoghi urbani successivamente trasformati in due modi diversi ed in tempi diversi. Nella prima fase (“il controllo”) il luogo fu mantenuto ordinato, libero da sporcizia, finestre rotte, ecc. Nella seconda fase (“l’esperimento”), il medesimo ambiente fu trasformato in modo da farlo sembrare in preda all’incuria e carente di ogni tipo di controllo: furono rotte le finestre degli edifici, le pareti furono imbrattate e venne accumulata sporcizia. I ricercatori controllarono segretamente i vari luoghi urbani, osservando come le persone si comportavano in modo diverso dopo che l’ambiente era stato appositamente reso disordinato. I risultati dello studio corroborarono quindi la teoria.
In sostanza: il degrado è più alto nelle aree dove l’incuria, la sporcizia, il disordine e l’abuso sono più alti. Se si rompe un vetro in una finestra di un edificio e non viene riparato? Saranno presto rotti tutti gli altri. Se una comunità presenta segni di deterioramento e questo è qualcosa che sembra non interessare a nessuno? Allora lì si genererà un deterioramento dell’ambiente sempre maggiore.
Se sono tollerati piccoli reati come il parcheggio in luogo vietato o il superamento del limite di velocità, se questi piccoli “difetti” o errori non sono puniti si svilupperanno “difetti maggiori”.
Se parchi e altri spazi pubblici sono gradualmente danneggiati e nessuno interviene? Questi luoghi saranno presto abbandonati dalla maggior parte delle persone. Quegli stessi spazi lasciati dalla comunità saranno progressivamente occupati da bande di piccoli criminali. Perfino l’idea che graffiti a spruzzo e altre forme di basso livello delinquenziale possano promuovere ulteriormente il cattivo comportamento è stato oggi sperimentalmente testato (The Economist, edizione in stampa del 20 novembre 2008).
Insomma, l’incuria ed il disordine accrescono molti mali sociali e contribuiscono progressivamente a far degenerare sempre di più l’ambiente urbano.
E’ una questione di ricchezza e povertà? Gli studi tendono ad escluderlo. A casa può esserci la povertà ma, come ci viene spesso detto, può esserci la dignità. I problemi emergono se il capofamiglia non rispetta le regole. Anche le regole minime, quelle che influiscono sui sentimenti di convivenza, come il lasciare degradare progressivamente la sua casa, come la mancanza di tinteggiature alle pareti che versano in pessime condizioni. Sono “rottura di codici di convivenza” le cattive abitudini di pulizia, la proliferazioni di cattive abitudine alimentari, l’utilizzo di parolacce, la mancanza di rispetto tra i membri della famiglia, ecc. Sono tutti FENOMENI DA FINESTRE ROTTE. Fenomeni che gradualmente portano anche ad una caduta della qualità dei rapporti interpersonali tra i membri della famiglia. E inizieranno a creare cattivi rapporti con la comunità: la società in generale.