Abbiamo chiesto ad Antonella Bondì, architetto esperta della progettazione del paesaggio, un contributo sull’importanza dell’aspetto paesaggistico nella valorizzazione dell’identità cittadina. Questo è l’articolo che in esclusiva Antonella Bondì ha scritto per il nostro blog, cui segue una proposta operativa del nostro blog giornalistico:
“All’invito di Nino Porrello a scrivere un mio punto di vista di architetto del paesaggio su questo blog giornalistico ho aderito con piacere e anche, confesso, con un sentimento contrastante di “amore-odio” verso la città di Sciacca, nella quale da anni ho la mia residenza. Il rischio è, infatti, quello di ripetere sempre le stesse cose rispetto a una città nella quale sembra non cambiare mai nulla, ma scrivere serve anche ad approfondire o rivedere posizioni e colgo quindi l’occasione per farlo.
Il tema proposto riguarda il quartiere della Marina che, per la sua valenza
Scenografica e paesaggistica, può considerarsi un importante biglietto da visita di Sciacca, specie per chi vi approda dal mare, immagine della città con visuale dal mare che entra nel cuore dei nostri paesaggi interiori, avendola ammirata tante e tante volte.
Ma dietro l’immagine da cartolina che può affascinare i visitatori, Sciacca cos’è, come si è trasformata, che ruolo ha nel contesto territoriale e nell’esperienza quotidiana dei suoi abitanti?
Ogni città vive, si trasforma, perde o coglie occasioni in funzione della vitalità culturale ed economica dei suoi abitanti, della capacità di relazionarsi e confrontarsi con altre realtà, ma anche della coesione sociale interna e della capacità di ciascuno di riconoscersi negli spazi collettivi, all’aperto, negli edifici monumentali, nei suoi parchi e giardini, nelle dinamiche di quartiere.
Sciacca esprime la propria identità nella peculiarità del contesto paesaggistico nel quale è stata edificata, nell’eredità storica del suo tessuto urbano, nella disposizione delle sue piazze e dei luoghi di socialità, ma si connota anche e soprattutto per i luoghi che i cittadini hanno forgiato con la loro operosità e con le attività nelle quali, storicamente, hanno raggiunto livelli di eccellenza.
La città esprime tante di quelle anime che riesce difficile comprendere lo stallo che la connota ormai da tanti anni.
Non basta avere delle risorse, se esse perdono di vitalità e non si individuano meccanismi virtuosi di valorizzazione o di rifunzionalizzazione, che implicano necessariamente il coinvolgimento del tessuto produttivo della città.
Da dove ripartire? Come in una roulette ci potremmo affidare al caso nella scelta di una priorità, ma una città ha bisogno di scelte strategiche.
Colgo il suggerimento di partire dal quartiere della marina, ossia da quel contesto urbano che rimanda all’idea di mediterraneità, di apertura fisica e simbolica verso un orizzonte di nuove possibilità. Una delle anime di cui si diceva, che con il borgo affacciato sul porto, con il cantiere navale e le attività legate alla pesca rappresenta una delle parti narranti della città, della sua storia e, speriamo, delle sue prospettive future.
E ripartire dal borgo marinaro significa anche ripensarne “la pelle” oltre che la sostanza, cioè l’utilizzo abitativo o di paese albergo, come proposto da più parti.
Tantissimi sono gli esempi di città costiere che riconoscono nella varietà e nella ricchezza dei colori delle facciate un fattore caratterizzante, nato sicuramente per permettere il riconoscimento a distanza della propria unità abitativa da parte dei marinai di ritorno dalla pesca e in tal senso espressione del legame tra vita in mare e il rassicurante ritorno a terra.
Il colore nelle città è un elemento importante, riflette il senso estetico delle diverse epoche e dei diversi stili, attiene alla storia dei luoghi e alla memoria collettiva e concorre insieme agli elementi spaziali, morfologici e di relazione a rendere l’immagine della città e delle sue trasformazioni.
Ripensare questa parte di città non dovrebbe essere però, a mio parere, solo la premessa per un piano del colore che individui un una semplice tavolozza cromatica delle facciate e dei materiali utilizzati; dovrebbe essere il primo tassello ed il volano per una collettiva riappropriazione degli spazi del fronte mare come luogo identitario, non solo degli abitanti della marina ma di tutta la cittadinanza.
Mi sono sempre chiesta come può una città con un fronte di costa così esteso ignorare la possibilità di realizzare una riqualificazione di quest’ambito, creando innanzitutto una passeggiata sul lungomare degna di questo nome.
Partire da qui per riconfigurare un progetto paesaggistico che affronti, come in tante altre città mediterranee, il tema dello spazio costiero come luogo di interconnessione e di transizione armoniosa tra l’edificato ed il mare, tenendo conto dei problemi ambientali e delle sfide climatiche che connotano la nostra epoca.
Cura e resilienza come nuovi paradigmi da cui ripartire per una città che mi appare sempre in cerca di un’identità , forse perché ne ha troppe e non si ha la volontà di confrontarsi con altri contesti urbani che già hanno sperimentato e offrono soluzioni utili da ricontestualizzare.
Credo sia arrivato il momento, non più procrastinabile, di coinvolgere le componenti attive della città per ripensare il ruolo che Sciacca deve assumere nel contesto territoriale e nella costruzione condivisa di una qualità dei suoi spazi urbani.
Le buone pratiche da cui trarre spunto non mancano, serve l’umiltà di condividere saperi ed esperienze per avvicinare il mondo delle professioni e la politica alle esigenze dei
diversi portatori di interesse che costituiscono il capitale sociale di una città, l’unico in grado di sostanziare ogni intervento duraturo nei territori”.
ANTONELLA BONDI’
Fin qui l’articolo dell’architetto Bondì, che ringraziamo.
Da parte nostra vorremmo concludere lanciando una proposta di iniziativa concreta rivolta all’amministrazione comunale: diffondere nella cittadinanza la conoscenza degli strumenti di agevolazione economica che, in questa particolare fase storica conseguente alla pandemia, consentono ai proprietari di case il rifacimento delle facciate e dei prospetti anche senza spendere un centesimo (ecobonus 110% ed altro), attraverso un apposito ufficio comunale di consulenza che possa supportare e orientare il cittadino nella individuazione delle modalità attraverso le quali poter accedere a questi benefici, fino al 31 dicembre 2021, che potrebbero cambiare il volto della città ((le prime due foto non sono state scattate a Sciacca…).