“Il mito è un racconto che non si sa quando abbia avuto inizio, ma di certo esso non ha una fine: è quel che resta quando si è dimenticato tutto; del mito è importante quello che rimane dentro, l’archetipo. Esso supera il mondo che lo ha generato, per trasformarsi in qualcos’altro e sopravvivere nonostante tutto.
Perché ai miti torniamo sempre in cerca di risposte? Perché ci guidano illuminando la via quando si fa buio, ricordandoci che tutto è già stato e tutto ancora sarà.”
Uno dei miti di Sicilia più celebri riguarda Dedalo, l’ingegnoso artista e inventore, rinchiuso da Minosse assieme al figlio Icaro nel labirinto di Cnosso, da lui stesso progettato allo scopo di imprigionarvi il mostruoso Minotauro. Ma Dedalo riuscì a fuggire dall’isola di Creta grazie alla celebre invenzione delle ali di cera. Mentre Icaro, avvicinatosi incautamente al solo, fece sciogliere le ali e precipitò nel mare, Dedalo volando sempre a bassa quota atterrò in Sicilia. Qui l’artista fu accolto con grandi onori da Kokalos, sovrano dell’intera isola allora denominata Sicania, e per ricambiare il dono dell’ospitalità realizzò molteplici opere artistiche e architettoniche, tese a rafforzare il potere di Kokalos e a migliorare le condizioni di vita degli abitanti della Sicania. Il mito racconta che una di queste opere la realizzò proprio nella nostra amata Sciacca, nota già all’epoca per le sue miracolose acque termali, calde e curative, così come per i vapori caldi che fuoriuscivano dalle viscere del monte Kronion. La leggenda poi continua raccontando di come Minosse, venuto a sapere della presenza di Dedalo in Sicania, organizzasse un’imponente spedizione militare per riportare Dedalo a Creta e di come il re Kokalos riuscisse con uno stratagemma ad uccidere Minosse avendolo accolto nella sua reggia, restituendo la salma di Minosse ai soldati Cretesi, che dopo la sepoltura del loro re sarebbero rimasti in Sicania, alcuni di loro fondando la città di Eraclea Minoa.
Ma torniamo a Dedalo, alle sue geniali opere e alla Sciacca del tempo.
La leggenda racconta anche che Dedalo, arrivato a Sciacca, venne immediatamente attratto e affascinato dalle grotte vaporose del Monte Kronion, delle quali già si diceva che producessero miracolosi effetti nella cura di molti dolori del corpo, e nella più grande ed accessibile di queste grotte pensò bene di realizzarvi dei sedili scolpiti in pietra nella roccia delle pareti, per consentire alle persone che vi si recavano a curare i loro malanni con i benefici vapori di poter stare seduti mentre vi stazionavano a sudare in quella caldissima umidità.
Fin qui il mito di Dedalo e della sua tappa a Sciacca.
Ma, si diceva all’inizio, “nella Sicilia post Covid, di miti c’è bisogno più che mai, trasformandoli in storie di oggi che diventino bussole per orientarsi in un presente e in un futuro incerto”.
E allora, ci si chiede, cosa farebbe il novello Dedalo dinanzi a quel cancello chiuso ormai da sei anni, che impedisce l’accesso allo stabilimento delle grotte vaporose sul Monte Kronio (così come all’intero complesso termale di Sciacca) ?
Cosa farebbe il novello Dedalo di fronte a quel cancello chiuso, metafora del tentativo di distruggere un patrimonio forse unico al mondo, metafora di una cattiva politica incapace di valorizzare quel patrimonio termale che unito alla bellezza di Sciacca avrebbe potuto farne una delle città e dei territori più ricchi al mondo?
Qualcuno (il Museo dei 5 Sensi) sta intelligentemente progettando di utilizzare il mito antico di Dedalo coniugandolo con la promozione turistica della bellezza di Sciacca.
Ma quel cancello intanto rimane chiuso e allora, forse, avremmo anche bisogno di riscrivere il mito di Dedalo a Sciacca, per far sì che sia in grado di suscitare nuove emozioni, di rimescolare pensieri e ragionamenti.
Avremmo bisogno di trasformare quel mito in una storia di oggi, che diventi bussola per orientarsi in questo presente così incerto per la nostra città, cambiandone la direzione e imboccando nuove strade.
E allora, forse, Dedalo riuscirà anche nell’impresa di riaprire quel cancello e di valorizzare finalmente come merita, nei tempi moderni, il patrimonio termale e il futuro del territorio di Sciacca e insieme della Sicilia.
Come ai tempi del re Kokalos.
Complimenti per quanto ha scritto su Dedalo e la leggenda narrata da Diodoro Siculo, che senz’altro si poteva andare avanti con i Greci con le terme salenutine, e i Romani con le acque labodes ecc. Cose che Sciacca può citare. Penso che un piccolo cenno ci può stare nel manifesto . Un saluto