La parziale chiusura al traffico della Via Agatocle, conseguente al pericolo proveniente dall’ex Convento San Francesco, è stata in questa ultima settimana un argomento al centro dell’attenzione per le sue non indifferenti ricadute sulla viabilità cittadina e in merito alla causa stessa che l’ha originata.
Tra le tante voci, mi è sembrata interessante la riflessione pubblicata con un post su facebook dall’architetto Salvino Patti, che dice quanto segue:
“Se un comune cittadino chiede l’autorizzazione per l’occupazione del suolo pubblico al fine di svolgere lavori su un immobile di sua proprietà deve pagare. Se occupi il suolo pubblico per svolgere la tua attività di ristorazione con tavoli all’aperto devi pagare. Se te ne freghi dello stato di manutenzione del tuo immobile al punto che rischia il crollo costringendo il Comune a chiudere un’intera via, ma ti chiami Regione Siciliana, NON devi pagare? Non sarà mica il caso di chiedere a CHIUNQUE (e quindi alla Regione siciliana) per negligenza occupi un suolo pubblico di pagare un conto salatissimo sia per l’occupazione che per il danno arrecato alla comunità? Chiedo per un amico che non si abituerà mai ad una città transennata.”
Fin qui il post di Patti, che indirettamente pone una questione ancor più rilevante: è ammissibile l’impunita’ di una pubblica amministrazione per la mancata manutenzione ordinaria e straordinaria al patrimonio immobiliare di sua proprietà?
E’ ammissibile l’impunita’ di una pubblica amministrazione che consente il totale e irreversibile degrado di un proprio patrimonio immobiliare lasciato privo di ogni salvaguardia (antico stabilimento delle terme, vecchio ospedale, grande albergo san calogero, ecc.)?
E’ ammissibile che per questi danni all’erario pubblico e quindi alla collettività nessuno sia mai o quasi mai chiamato a risponderne?
Ma ritorniamo alla Via Agatocle.
Nei commenti al post si registra un intervento sicuramente importante del vice comandante della Polizia Urbana, Salvino Navarra, il quale rassicura sull’argomento per la parte di pertinenza della P.U.:
“ Il proprietario dell’immobile in questione (quindi la Regione siciliana) pagherà il suolo pubblico come tutti, sino all’ultimo metro occupato. La Polizia procede nel rispetto delle sanzioni previste dal cds e per quanto riguarda la misurazione del suolo pubblico occupato. Poi, altri settori si occuperanno della quantificazione economica, che ovviamente sarà calcolata al termine dell’occupazione (mq. X giorni totali). Al riguardo di possibili richieste di risarcimento non so rispondere dato che non è mia materia”.
E forse, aggiungo io, proprio l’aspetto del risarcimento per il danno subito dalla collettività è il cuore del problema più in generale, ma si potrà mai pretendere che un Sindaco di una città promuova un’azione civile di risarcimento contro un ente pubblico, Regione – Azienda Sanitaria o Comune stesso che sia?
Non è certo la via giudiziaria quella ipotizzabile, dovrebbe essere la normativa statale a prevedere dei meccanismi efficaci di tutela del bene comune e dell’interesse pubblico.
Per finire sulla Via Agatocle mi appare interessante un contributo sotto forma di commento sulla viabilità da parte di Cristano Bilello: “ Vorrei sollevare le mie perplessità in merito alle modalità di chiusura. Si è deciso d’interdire l’intera viabilità, ma su quali valutazioni tecniche?La via Agatocle, in quel tratto, è larga 12m + 2m di marciapiede lato edificio (misurato da Google Earth). Nella malaugurata ipotesi che avvenisse un crollo localizzato, secondo quale principio fisico le eventuali macerie potrebbero fare un volo orizzontale di 14m (16 se includiamo il marciapiede dall’altra parte) e coprire l’intera carreggiata? In conclusione – dice Bilello – ritengo che una singola carreggiata di 3m, riservata a una viabilità a senso unico (solo per mezzi leggeri) + il transito pedonale sul marciapiede lato opposto, sia fattibile con margini di sicurezza ampiamente ragionevoli nel mondo della fisica relativistica!”