Chi si occupa per professione di turismo ci dice che, non appena esso riprenderà fiato, la forma più gettonata sarà quella del “turismo esperienziale”, vale a dire di chi va alla ricerca di esperienze nuove e avvincenti piuttosto che di località famose e rinomate.
Se così fosse, a Sciacca l’offerta sarà davvero ricca.
Alle straordinarie “esperienze ” di tipo paesaggistico, ambientale, architettonico, monumentale, culturale, culinario e di tradizioni popolari che la terra di Sicilia offre già in abbondanza di suo, la nostra città potrà aggiungere anche dell’altro.
Il turista avrà, infatti, la possibilità di visitare, in un sol giorno, innumerevoli opere che furono ricche di storia, di fascino e a volta anche di leggenda, che sono state poi tristemente abbandonate in epoca recente oppure costruite e mai entrate in funzione, nonostante l’utilizzo di abbondante denaro pubblico.
Un’esperienza indimenticabile, un viaggio istruttivo e al tempo stesso emozionante all’interno di una città che può a pieno titolo fregiarsi il titolo di capitale dello spreco, delle incompiute e dell’incapacità a valorizzare le proprie grandi risorse.
Di questo tipo di attrazioni il turista, qui da noi, avrà solo l’imbarazzo della scelta.
Oggi vogliamo portarvi nel cuore di una di queste “mete esperienziali” di cui il nostro immaginario ospite potrà andare alla scoperta, un luogo che forse noi stessi sciacchitani conosciamo poco.
E’ il cosiddetto “Museo del Mare”, che mai lo è davvero stato e non è dato sapere se mai lo diventerà, conosciuto anche come ex colonia marina in contrada Muciare.
Vi si accede attraverso l’antico sentiero pedonale recentemente ristrutturato, che dal Viale delle Terme conduce in ripida discesa direttamente alla nostra meta, gratificandoci di uno splendido panorama di costa e di mare.
Quando arrivi giù, ti ritrovi dinanzi a quella che un tempo fu una colonia marina denominata “Maria Pia di Savoia”, edificata e utilizzata alla scopo durante l’epoca fascista, poi caduta in disuso e lasciata nel degrado per lungo tempo, prima di essere restaurata e recuperata una decina di anni fa per farne un sito museale, sulla base di un progetto preparato dall’architetto Aldo Misuraca per conto della Lega Navale allora diretta da Gaspare Falautano e finanziato con fondi pubblici.
L’odierna realtà, tuttavia, ti pone davanti a qualcosa di ben diverso da quel che avrebbe dovuto essere il tanto atteso “Museo del Mare e delle Attività Marinare”: uno scenario che le foto in coda all’articolo solo in parte riescono a documentare, il tutto immerso in una silenziosa atmosfera intrisa di magica desolazione.
Tutto sembra rimasto malinconicamente in sospeso, tutto appare in silenziosa attesa.
E allora rivediamola insieme la più recente storia di questo Museo del Mare, mai diventato tale, anch’essa dotata dei migliori connotati del turismo esperienziale.
In questa storia ci sono tre date fondamentali.
La prima è il mese di maggio 2013, quando l’edificio entra nella piena disponibilità del Comune di Sciacca, a chiusura di un travagliato iter decennale di lotte burocratiche per ottenerne la concessione da parte della Regione. Il sindaco dell’epoca, avv. Fabrizio Di Paola, salutava questo passaggio come “una fase nuova che porterà al completamento degli ultimi interventi finalizzati all’apertura e alla completa fruizione pubblica del Museo del Mare, che dovrà accogliere il ricco patrimonio di reperti rinvenuti nel nostro mare e raccontare la storia marinara della nostra città, con l’auspicio di custodire al più presto anche la preziosa statuetta del Melqart”.
La seconda data è il mese di giugno 2015, quando viene sottoscritta la convenzione tra il Comune e la Lega Navale di Sciacca, alla quale viene affidata per cinque anni la gestione della struttura ormai completata nel restauro. Con la Lega Navale c’era già un protocollo d’intesa sin dal 2002, motivato dalle iniziative intraprese dalla stessa per la stesura del progetto di ristrutturazione e per l’acquisizione del finanziamento delle opere necessarie alla trasformazione dell’ex colonia marina in sito museale. Con la sottoscrizione della Convenzione entrava quindi nel vivo la fase di vero e proprio allestimento del Museo, all’interno del quale vennero portati numerosi reperti di pregio storico e archeologico, recuperati nei fondali del mare di Sciacca, tra i quali anfore, armi e otto antichi cannoni in bronzo e ferro di una nave naufragata nel 1581 nella baia di Cammordino.
La terza data è infine quella del 25 novembre 2016, quando accade l’imprevedibile, quasi che un destino avverso volesse impedire la tanto attesa inaugurazione, ormai imminente, di un’opera pubblica che aveva richiesto molto tempo e molto denaro.
A causa di un violento nubifragio avviene l’esondazione del contiguo torrente Bagni, la forza impetuosa dell’acqua che vuole raggiungere il mare non trova ostacoli sul suo percorso tranne proprio l’immobile dell’ex colonia marina, che ne viene travolto. L’acqua e il fango entrano con violenza al piano terra del museo, invadendo la sala che espone i cannoni, la sala convegni e le altre stanze e distruggendo anche il ponte che conduce al museo. Per fortuna i reperti custoditi non subiscono danni e nei giorni successivi vengono “temporaneamente” trasferiti nel complesso monumentale del Tommaso Fazello.
A seguito dell’allagamento si verifica anche un evento che avrebbe un contenuto fiabesco, se soltanto non fosse vero. Trascinato in mare dalla furia dell’acqua, scompare il calco della statua in bronzo dedicata al “poeta del mare” Vincenzo Licata e custodita al piano terra dell’immobile , ma saranno proprio quel mare e quei pescatori tanto amati dal poeta a restituirlo alla città: quando infatti molti giorni dopo un peschereccio getta le reti in alto mare per la sua battuta di pesca, grande è la sorpresa dell’equipaggio quando nel risalire le reti riportano a galla proprio quel calco scomparso della statua di Vincenzo Licata, che con legittimo orgoglio riportano a casa con un trionfale rientro in porto.
L’edifico dell’ex colonia ristrutturato a museo non subisce all’apparenza irreparabili danni strutturali, ma c’è da sistemare tutto il piano terra e ripristinare l’impianto elettrico, insomma una manutenzione straordinaria per riportare il piano terra nelle condizioni antecedenti al nubifragio. E’ c’è soprattutto da ripristinare e rafforzare gli argini del torrente Bagni, per evitare che possa replicarsi l’esondazione dannosa che ha tra l’altro causato anche la tragica morte di un nostro concittadino.
Nel mese di settembre 2017 il Comune di Sciacca affida alla geologa Eleonora Alessia Napoli lo studio per l’indagine necessaria alla realizzazione di un muro di recinzione in cemento armato a protezione dell’edificio, stralciando l’iniziale progetto per la salvaguardia della costa che viene smistata al Demanio Marittimo.
Nel mese di luglio 2018 la Sindaca Francesca Valenti comunica che, grazie al recupero di somme residue derivanti da un finanziamento concesso dalla Protezione Civile per la messa in sicurezza del Vallone Bagni, verrà utilizzata una somma pari a 54 mila euro per finanziare gli interventi necessari al piano terra e nell’area antistante.
A gennaio 2019 la Protezione Civile della Regione Siciliana conferisce incarico ad un professionista per supportare tecnicamente l’attività di intervento prevista sul torrente Bagni (sistemazione sponda e pulizia, 375 mila euro finanziati dalla Protezione Civile), sull’area Muciare ( realizzazione strada e servizi, 170 mila euro finanziati dal MEF) e infine sul piano terra del Museo del Mare e area antistante ( i 54 mila euro di cui sopra del Comune di Sciacca).
Arriviamo al giorno d’oggi: sono trascorsi più di quattro anni, ma tutto è rimasto immutato, tale e quale l’invasione dell’acqua e del fango aveva provocato quel 25 novembre 2016. Con in più il degrado determinato da quasi cinque anni di totale abbandono
In una interrogazione parlamentare all’ARS destinata all’Assessore regionale all’Istruzione e all’Assessore regionale ai Beni Culturali (il compianto Sebastiano Tusa), il deputato regionale di Sciacca Matteo Mangiacavallo (allora M5S) così scriveva: “Non è ammissibile che tanti soldi pubblici siano stati spesi per trasformare l’ex Colonia marina in Museo del Mare e tenere un edificio nel degrado. Se le risposte non saranno appropriate, è giusto che i cittadini chiedano il conto agli amministratori della cosa pubblica per danni all’erario”.
Queste parole oggi come ieri risuonano quanto mai attuali: per Sciacca l’ennesima beffa di un’opera pubblica incompiuta, ma chi ci pensa a chiedere il conto agli amministratori della cosa pubblica per i danni all’erario e all’interesse pubblico?