La parola d’ordine è AUTOREVOLEZZA.
Bisogna riconoscere, con tutte le pecche e i limiti che si vogliano trovare al governo attuale, che una cosa abbiamo recuperato a livello internazionale: la credibilità che un Capo del Governo di grande spessore può darci in un momento in cui i rapporti tra gli Stati, europei prima, e mondiali dopo, meritano attenzione per le sfide che siamo chiamati ad affrontare. Intendiamoci bene, molti di noi avrebbero preferito ancora Giuseppe Conte, ma riconosciamo che , pur con la sua buona volontà, il buon Giuseppi non avrebbe saputo tenete la barra dritta, come sta facendo Mario Draghi.
Ora, mutatis mutandis, le ultimissime vicende che hanno interessato la nostra città, dopo la marcia su Palermo voluta dalla Sindaca Valenti, la “rottura” con il Presidente della Regione Musumeci, ci dovrebbero insegnare quanto contano , oltre che il peso politico, anche l’appeal personale, la “statura “, il carattere, la passione, l’esperienza, il prestigio, la diplomazia, per tenere testa agli avversari, agli alleati di governo, a tutto l’universo mondo che oggi incontra sulla propria strada un amministratore locale, alle prese con una miriade di problematiche quotidiane che si abbattono sul Palazzo di Città come una continua grandinata, se non hai un ombrello bello largo che ti protegga.
E mentre già si percepiscono le avvisaglie delle prossime amministrative, con tanti e diversi personaggi , vecchi e nuovi, che si mettono in mostra, per guadagnare popolarità e consensi, ricordiamoci di Draghi e cerchiamo uno come lui che ci possa far uscire dalla palude in cui ci troviamo, noi e la nostra città. Una personalità forte, autorevole, prestigiosa. Di salti nel vuoto ne abbiamo fatti parecchi, negli ultimi decenni, con conseguenze drammatiche. Abbiamo assistito, di recente, a tanti autogoal messi a segno da personaggi che pur sembrando esperti del mestiere, si sono rivelati dei dilettanti. Brave persone, per carità ma prive di spina dorsale e di audacia. Per combattere e vincere ci vogliono le armi, quelle giuste, quelle che di volta in volta richiede l’avversario di turno. Alzare la voce, ma anche saper tacere. L’esempio di Mario Draghi ci sta insegnando che quando la barca affonda, il timoniere deve conoscere la rotta e deve essere in grado di sostenere l’impeto delle onde. Cerchiamo di ricordarcelo…per il futuro.