Viene pubblicata oggi su FocusSicilia la prima puntata dell’articolo che segue, a firma del Prof. Rosario Faraci, professore universitario ordinario di Economia e Gestione delle Imprese all’Università degli Studi di Catania, ove tiene gli insegnamenti di Principi di Management, Marketing, Innovation and Business Models. È delegato del Rettore aIl’Incubatore di Ateneo, Start-up e Spin-off, presidente del comitato scientifico di Start Cup Catania e consigliere nazionale dell’associazione PNI Cube. E’ stato Visiting Professor di Strategic Management alla University of Florida. È giornalista pubblicista dal 1987. Profondo conoscitore della tematica termale. Riprendiamo su ServireSciacca la prima parte di questo qualificatissimo intervento, per la sua indubbia importanza relativamente ad una più approfondita conoscenza della problematica termale siciliana, che così da vicino ci riguarda come città.

In oltre dieci anni, piuttosto che risollevare le sorti dei due complessi termali, un tempo fiore all’occhiello per la Sicilia, si è sperperato denaro e si è ridotto il patrimonio netto delle due società.
Oltre 43 milioni di euro tra debiti (nello stato patrimoniale) e perdite (nel conto economico). A tanto ammonta il “conto salato” di dieci anni di liquidazione delle società Terme di Acireale e Terme di Sciacca, le due partecipate costituite nel 2006 (ai tempi del governo presieduto da Totò Cuffaro) per soppiantare le vecchie aziende autonome e continuare a legittimare il desiderio politico di avere una Regione imprenditrice nel settore del termalismo.

LIQUIDAZIONE E BALLETTO DI COMPETENZE

Dopo tre anni di perdite consecutive riferibili all’attività di due distinti consigli di amministrazione, le due società vennero poste in liquidazione. Si dava seguito così all’art.21 della legge regionale 11 del 12 maggio 2010 che decretava, oltre la messa in liquidazione, anche l’avvio delle procedure di affidamento della gestione ai privati, mediante una gara ad evidenza pubblica. Da quel momento preciso, nonostante promesse, proclami e il solito gioco al rimpiattino sia all’interno del governo che fra maggioranza ed opposizione, la politica è stata in buona parte esautorata e tutta la faccenda è finita nelle mani dei burocrati regionali, con distribuzione di competenze fra Ragioneria generale, Ufficio liquidazioni ed area legale.

TRE GOVERNI E NESSUNA SOLUZIONE

In questi dieci anni, si sono susseguiti tre governi, guidati da Raffaele Lombardo, Rosario Crocetta e Nello Musumeci. Con i tre presidenti alla guida, si sono alternati diversi assessori all’Economia: Michele Cimino e Gaetano Armao (governo Lombardo), Francesca Basilico D’Amelio, Luca Bianchi, Roberto Agnello e Alessandro Baccei (governo Crocetta), Gaetano Armao (governo Musumeci). All’interno del Dipartimento di via Notarbartolo a Palermo si sono alternate tre donne dirigenti preposte all’Ufficio liquidazioni: Filippa Palagonia, Grazia Terranova e l’attuale Rosanna Signorino.
I liquidatori sono stati in complesso nove. A Sciacca, Carlo Turriciano ininterrottamente dal 2010. Ad Acireale si sono succeduti in ordine temporale Margherita Ferro e Michele Battaglia, Luigi Bosco, Gianfranco Todaro, e infine il triumvirato Francesco Petralia, Antonino Oliva e Vincenza Mascali, quest’ultima poi sostituita da Alessia Trombino.

PATRIMONIO RIDOTTO DI 38 MILIONI

In tutto il periodo che va dal 2006 al 2020, il costo della governance, considerati i compensi ad amministratori, liquidatori, sindaci e revisori, è stato considerevole. Conti alla mano, soltanto ad Acireale è stato superiore al milione di euro.
Dieci anni di liquidazione sono bastati per decrementare il patrimonio netto delle due società di oltre 38 milioni di euro, di cui soltanto ad Acireale per una trentina di milioni. Nel frattempo, l’organico si è ridotto a pochissimi dipendenti: 1 ad Acireale, 3 a Sciacca. Gli stabilimenti sono chiusi da tempo. L’ultimo fatturato generato dall’attività termale è stato di 3.000.000 di euro per Sciacca (al 2017) e di euro 373.192 per Acireale (al 2014).

MAI POSTO IL DANNO ERARIALE


Nella cittadina saccense bagnata dalle acque del Mediterraneo, che sul termalismo fonda la propria economia turistica più di quanto non avvenga in quella barocca sita nel suggestivo litorale jonico, per ben tre volte si è provato a dare in affidamento la gestione ai privati, ma senza alcun esito. Il bando è andato sempre deserto.
Ad Acireale la privatizzazione non è mai iniziata. Per lungo tempo, c’è stata la spada di Damocle del fallimento giudiziario, fin quando la Regione non ha riacquistato per 9,2 milioni di euro due importanti cespiti, l’ex albergo Excelsior Palace e il centro polifunzionale, portando ad unificazione l’intero patrimonio immobiliare.
Fa specie che, nonostante questo spreco di risorse pubbliche, nessuno abbia mai posto la questione del danno erariale alle casse regionali”.

Continua

Un pensiero su “TERME DI SCIACCA E ACIREALE ALLO SFACELO E CON 43 MILIONI DI DEBITI di Rosario Faraci <br>(prima parte)”
  1. Molto apprezzato per L approfondimento che contiene elementi oggettivi.
    Si auspica una sempre maggiore presenza di dati : date, cifre etc

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