Sono in transito con la mia auto sul Viale delle Terme e mi accorgo che il cancello di accesso al parco termale è aperto.
La curiosità prende il sopravvento, parcheggio l’auto e oltrepasso a piedi quel cancello.
E’ come entrare in una landa deserta, dove tutto risuona di abbandono e di ricordi. In fondo al vialetto che dà accesso al piano interrato del Grand Hotel delle Terme c’è una porta aperta e posteggiata davanti un’utilitaria bianca con la scritta “Terme di Sciacca SpA”. La curiosità continua a spingermi, scendo e mi affaccio alla porta del seminterrato, tra alcune sedie polverose in velluto rosso che hanno vissuto in tempi lontani una vita migliore, avvisando della mia presenza.
Ed ecco che mi si materializza davanti gli occhi Calogero Montalbano, uno dei tre dipendenti ancora in carico alla società Terme di Sciacca SpA in liquidazione.
In questa landa deserta del termalismo sciacchitano, Calogero svolge oggi una funzione per molti versi invisibile ma assai importante, ossia quella di “custode” degli immobili chiusi del complesso termale di Sciacca. E’ lui che si fa “il giro” dello stabilimento, delle piscine, del Grand Hotel, del Grande Albergo di San Calogero e dell’ex Convento San Francesco, per controllare che non ci siano state intrusioni e danni da parte di terzi, è lui che sostituisce i vetri rotti, è lui che rinforza anche con mezzi di fortuna i danni prodotti sulle porte di accesso dai balordi che ogni tanto ci provano ad entrare, e qualche volta anche con successo mettendo tutto quanto a soqquadro all’interno.
Calogero è un inguaribile “innamorato” delle terme di Sciacca e utilizza l’occasione del nostro incontro per uno sfogo accorato. Non risparmia critiche a nessuno, e giustamente, neanche ai suoi concittadini, che non hanno saputo difendere questo bene così prezioso per Sciacca.
Ci mette così tanta passione nel suo dire che mi viene da pensare come Calogero avrebbe saputo fare molto di più per riaprire le terme del nostro Presidente della regione
Le argomentazioni sono quelle che ben conosciamo, ma condite con gli ingredienti della passione civica e della conoscenza dei luoghi.
Ma è il suo grido d’allarme finale che mi colpisce di più, rivolto al Comune che ha in affidamento il parco e riguardante qualcosa a cui nesssuno deve aver pensato.
“Ma cose si fa – dice Calogero Montalbano – a non capire l’importanza e l’assoluta urgenza di una scerbatura in tutto il parco termale? Basta un niente, ad esempio un mozzicone di sigaretta lanciato dalla strada, e qui si incendia tutto… il parcheggio , la struttura in legno delle piscine, l’albergo… Una volta chiamavano quelli della Forestale, che in poco tempo provvedevano a ripulire il tutto. Adesso neanche quello e i cespugli secchi stanno invadendo tutto. Ma come si fa?”
Ci lasciamo, nella speranza di tempi migliori. E nella mia mente passa il pensiero che se a Sciacca ci fossero tanti Calogero Montalbano le nostre Terme non sarebbero chiuse.