C’è un legame particolare tra il giudice Paolo Borsellino e l’AGESCI, il cui filo conduttore arriva fino alla nostra città di Sciacca.
La sera del 20 giugno 1992, ventotto giorni dopo la strage mafiosa sull’autostrada in direzione Palermo, in cui era rimasto vittima il giudice Giovanni Falcone, con la moglie e tre uomini della scorta, gli scout dell’AGESCI scelgono di scendere in campo contro la violenza e la subcultura della mafia, organizzando una grande fiaccolata per le strade di Palermo. Oggi potrebbe sembrare una cosa del tutto normale, ma a quel tempo non lo era affatto.
Ventinove giorni dopo, il 19 luglio come oggi, anche il corpo di Paolo Borsellino sarebbe poi stato straziato dal tritolo mafioso, in via D’Amelio, insieme ai cinque agenti della sua scorta.
Quella sera del 20 giugno, racconterà poi la moglie, Paolo Borsellino era molto stanco, perché dopo la morte del suo collega e fraterno amico Giovanni Falcone la sua vita era diventata una corsa infernale di lavoro contro il tempo.
Qualcosa però lo spinse a partecipare a quella fiaccolata, con la quale centinaia di ragazzi e ragazze, con i loro educatori adulti (i Capi scout), stavano apprestandosi a fare qualcosa di nuovo e di importante, e ricordando anche ciò che gli aveva detto un po’ di tempo prima Giovanni Falcone: “ Qui la gente comincia a fare il tifo per noi!”.
Così quella sera Paolo Borsellino andò, mettendosi alla testa di quel corteo di giovani in uniforme scout, con una fiaccola in mano: con la sua presenza e con le sue parole stava consegnando a quei ragazzi con i fazzolettoni al collo di diversi colori, un testimone che per l’AGESCI Sicilia ha poi rappresentato un’eredità preziosa, che ne ha forgiato l’essenza.
Tra quei giovani e quelle giovani c’era una figlia della nostra città, Daniela Ferrara, che ha sempre conservato un ricordo indelebile di quella esperienza e che nelle parole che quella sera Paolo Borsellino pronunciò ha forse trovato la linfa di quella passione educativa che l’ha condotta ad essere l’artefice della nascita di due gruppi scout a Sciacca, una responsabile regionale dell’AGESCI Sicilia e adesso la Capo Guida nazionale dell’AGESCI.
Quella sera venne chiesto a Paolo Borsellino: “Dottore, ma noi scout cosa possiamo fare contro la mafia?”.
E il giudice sgranando di poco gli occhi e con la voce più roca del solito rispose, con l’espressione di chi sta per dire un’ovvietà: “Noi arrestiamo i padri, voi educate i figli”.
La sintesi dell’impegno educativo dell’AGESCI sta tutta in quella risposta, data con una fiaccola in mano.
Da quel 23 maggio a quel 19 luglio del 1992 si iniziò a capire che la scelta di contrastare la mafia non era più relegata all’azione repressiva delle forze dell’ordine e della magistratura, ma era una scelta che riguardava tutti per il futuro di tutti.
Il 20 giugno del 1992 l’Agesci offrì al Paese il contributo coraggioso di un forte atto politico: quello di scendere per strada e urlare “ NO alla mafia”, impegnandosi a educare i giovani con una attenzione sempre maggiore verso la legalità.
A conclusione di quella giornata l’AGESCI ricevette da Paolo Borsellino un testimone che aveva il sapore delle Beatitudini e che ri chiedeva impegno: ciò che Paolo Borsellino – consapevole del destino verso il quale stava correndo – affidò agli scout dell’AGESCI era soprattutto un grande segno di fiducia e di speranza nel futuro, che cammina sulle gambe dei più giovani.
Per questo ogni anno gli scout si ritrovano in Via D’Amelio, a celebrare l’anniversario del 19 Luglio, rinnovando il “fresco profumo di libertà” che nella fiaccolata di quel 20 giugno respirò anche Paolo Borsellino, come ebbe poi a raccontare la sorella Rita Borsellino ai ragazzi, alle ragazze, agli uomini e alle donne in uniforme azzurra. E anche ieri sera Daniela Ferrara, da Capo Guida, era lì, in Via D’Amelio, a fare memoria di un siciliano che ha fatto onore alla propria terra percorrendo i sentieri della legalità, della responsabilità e del coraggio.