Grazie all’antico impianto urbanistico della nostra città, i cortili rappresentano, specie nei quartieri di San Michele e della Marina, una delle più belle e significative caratteristiche del tessuto urbano del centro storico di Sciacca.
In essi, la “vita da cortile” non è affatto un romantico ricordo del passato, ma rimane una realtà ancora autenticamente vissuta, significativamente bella ed importante.
Al concetto di “vita da cortile” è stata talvolta associata anche una connotazione negativa: niente di più errato, occorre riacquisire la consapevolezza sociale di quanto siano importanti determinate modalità diverse di relazioni “condominiali”, da cui ci siamo sempre di più allontanati, e ci aiuta in questo il contenuto del seguente post facebook della nostra amica Andreea Cucchiara, che con grande piacere riprendiamo su ServireSciacca:
“Avete mai vissuto per un tempo considerevole in un cortile? No?
E allora per favore smettete di utilizzarlo come luogo comune di pettegolezzo e introfulamento abusivo nella vita altrui. Perché, tenetevi forte, non è affatto così!
Non solo, non si caratterizza affatto neppure per schiamazzi e “vuciati” tra un balcone e l’altro. La gente parla sì (grazie a Dio!) ma non urla; ed è spesso anche più composta di tanti di voi che quando sedete in pizzeria o in un mezzo pubblico costringete i vostri vicini a sentire tutto ciò che dite.
Il cortile è una dimensione orizzontale che “costringe” all’incontro, opponendosi (grazie a Dio-bis!) alle tristi dimensioni verticali. C’è gente che non sa neppure con chi condivide le fondamenta del proprio palazzo!
Insomma, il cortile – a mio modo di vedere – è l’espressione più nobile e dolce di “condominio di fatto”, dove tutti però sono amministratori.
Ciascuno protegge in qualche modo (talvolta goffo magari) l’interesse dell’altro. La curiosità non è mai fine a se stessa, al contrario: è voglia di prestare attenzione, di conoscere e di incontrarsi. Tutto questo passa dalla nobile arte del donare le primizie (frutta di stagione, olio, vino), uova fresche, pancake caldi caldi. Di sicuro il cortile è uno spaccio alimentare collaudato.
E poi, sapete che c’è?
C’è che, quando vivi in un cortile, riconosci chi entra e chi esce dal suono del motore del veicolo utilizzato. Riconosco la macchina di Peppe, di mamma e papà. E ricordo ancora, a distanza di tempo, il suono dell’auto dello zio Luigi.
Riconosco le voci dei bambini che oggi hanno preso il posto mio, di Valentina, di Accursio, di Vincenzo, di Ruggero e tanti altri.
Il cortile è una benedizione, perché ti insegna che le spalle non si voltano a nessuno, neppure a chi per il più assurdo dei motivi magari ti fa antipatia o (dal tuo superbo punto di vista) ti ha fatto un torto. E, se qualcuno sta male, tutti si preccupano per davvero. E, quando qualcuno perde, il dolore è reale e non finta compassione.
Chi sa vivere in un cortile, sa vivere dappertutto”.
Che bellezza di articolo…. E quanta verità… Complimenti Andreea!