“Tra un anno si vota per le amministrative della nostra città, e la parola LAVORO tornerà a risuonare beffarda come un mantra. Nessuno riporterà nei propri programmi un progetto o uno studio di cosa si intende costruire per creare il lavoro che non c’è, per ridare al lavoro la giusta dignità perduta, se pensiamo a quanti vivono con la miseria del lavoro nero e dei tanti, troppi, contratti farlocchi”.
Si conclude così quella che possiamo definire una sorta di “lettera aperta” che la CGIL – Camera del Lavoro di Sciacca a firma del suo segretario Franco Zammuto invia alla città e alla politica malata di questa nostra città.
Una lettera aperta sul lavoro che non c’è e sulle tante, troppe occasioni perdute da questo lembo di terra sicula che madre natura ha colmato di bellezze e che la classe dirigente non è mai riuscita a valorizzare per dare dignità, occupazione e benessere attraverso il lavoro alle giovani generazioni.
“ Il problema del lavoro – si legge nel documento – dalle nostre parti è il problema dei problemi, considerata l’altissima percentuale di disoccupazione, lavoro nero e di emigrazione di molti giovani (i più capaci)”.
“ E’ un argomento che sembra non riguardare la politica e i politici del nostro territorio, al punto che li vedi infastiditi se vengono toccati sull’argomento”.
“ E quando provano a dare delle risposte – dice la CGIL – si arrampicano sugli specchi con argomenti che non nascono da cognizioni, progetti o programmi di ben definiti sulle prospettive da cogliere, convinti come sono che il lavoro è conseguenza spontanea e naturale di cicli economici nazionali e globali, favorevoli o sfavorevoli”.
“ Nessuno dei nostri politici si è mai occupato del lavoro come problema che va studiato e programmato sulla base delle effettive potenzialità e prospettive del territorio, da cui partire per ottenere un risultato”.
A questo punto nella sua lettera aperta la Camera del Lavoro di Sciacca riconosce di non essere essa stessa mai riuscita a far comprendere, nell’ultimo decennio, che il lavoro non si crea con il posto clientelare, quello pubblico, o aspettando i cicli economici favorevoli, quanto piuttosto avviando nei territori iniziative economiche e attività d’impresa che abbiano come riferimento le materie prime che il territorio produce.
Per la Camera del Lavoro il benessere di Sciacca dovrebbe essere fondato sulla sua stessa storia: città marinara per sua stessa natura, dedita anche al commercio e alle attività di trasformazione, capace di crearvi attorno una discreta capacità industriale. Basti pensare alla produzione dell’ittico-conserviero che raggiunse nei tempi d’oro il 60% della produzione nazionale, con un indotto che occupava migliaia di unità lavorative.
“Avevamo – ricorda Franco Zammuto – due grandi fabbriche di pasta, a parte i tanti mulini, segherie di marmo, cave, industrie di laterizi, oleifici, tre cantine di grosse proporzioni, due fabbriche di mobili e, addirittura, una fabbrica di abbigliamento”.
“Avevamo, anzi abbiamo – prosegue il segretario della Camera del Lavoro – tre gioielli, quasi unici che difficilmente trovano riscontro contemporaneamente in altre città: corallo, ceramica e terme, con acque pregiate e stufe curative uniche in Europa, se non nel mondo”.
“ Questa Camera del Lavoro è consapevole – prosegue l’analisi – che per molte delle attività dell’indotto perse nessuna protezione o programmazione avrebbe potuto impedire la perdita. I tempi e le tecnologie, infatti, sono cambiate. Pensiamo all’indotto dell’ittico conserviero che produceva in loco tutto, come le latte, le cassette, i cartoni e quant’altro. Nemmeno i pastifici o le fabbriche di mobili e abbigliamento potevano resistere al sistema delle grandi industrie. Ma qualche politico o le amministrazioni degli ultimi 50anni si sono mai occupati di questi problemi? “
A questo punto la lettera aperta della CGIL approda alla ormai famosa “vocazione turistica”, di una città che aveva al suo interno 5 alberghi e tante stanze in famiglia. “Come mai si sono chiusi tutti quegli alberghi? E’ vero che sono cresciuti i B&B che hanno sostituito le stanze in famiglia, ma in città abbiamo oggi un solo albergo, che rappresenta un’offerta turistica ben diversa dai B&B. Dobbiamo sempre rimanere eternamente a “vocazione turistica”? E le Terme? E le stufe di Calogero?”
“Meno di una settimana fa – osserva ancora Franco Zammuto – la rappresentanza provinciale degli architetti ha emesso un comunicato in cui si lamenta la mancanza di finanziamento anche di un solo progetto del PNRR per la provincia di Agrigento. Lungi da noi la polemica, ma ci sia consentito mostrare qualche perplessità sull’opportunità del comunicato a posteriori, considerato che forse sarebbe stato opportuno lanciare l’allarme e, perché no, la protesta molto tempo prima.”
“Vorremmo come Camera del Lavoro ricordare che il Comitato civico per il patrimonio termale di Sciacca, almeno sei mesi prima lanciò l’allarme nel suo piccolo, e forse molto ingenuamente, e qualcuno li avrà anche considerati patetici, ma loro si attivarono a inviare proposte per finanziare almeno le terme siciliane, considerate strategiche per lo sviluppo dell’economia isolana, oltre che denunciare la mancanza di progetti del PNRR nella nostra provincia”.
Fin qui il documento della CGIL di Sciacca, che ha sicuramente il merito di riaprire il libro del lavoro che non c’è, un libro dalle pagine bianche (e tante anche nere) che una politica locale finora dimostratasi del tutto incapace avrebbe il dovere civico di iniziare a a scrivere, innanzitutto per arginare l’è morta già di giovani energie intellettuali e materiali che abbandonano questa terra, impoverendola ulteriormente.