Nel giorno del novantaquattresimo compleanno di Enzo Porrello, decano dei giornalisti di Sciacca, gli facciamo gli auguri di un Felice Compleanno riprendendo su ServireSciacca questo racconto dedicato a un bellissimo amarcord della tradizione marinara sciacchitana, la pesca delle sardine con le lampare, pubblicato nel Suo libro del 2005 “Le altre storie del Signor Giovanni”:
Il sig. Giovanni era un professore di scuola media molto amato dai suoi ragazzi per l’originalità delle sue lezioni e perché li trattava bene.
Nella sua ora spesso la lezione usciva dai canoni tradizionali e diventava per questo più piacevole, soprattutto quando venivano affrontati in classe argomenti che riguardavano la vita della città.
Tra i ricordi più cari del Sig. Giovanni vi era quello delle “lampare”, luci vaganti sul mare a caccia di….. sardelle.
Il sig. Giovanni aveva amato ammirarle dalla balconata di Piazza Scandaliato, mentre uscivano in fila e prendevano il largo diventando dopo un po’ dei puntini luminosi nel buio della sera. Come si fa a non raccontare ai ragazzi delle lampare, questo spettacolo così affascinante e poi andato perduto per il progresso della tecnica?
“Ragazzi, oggi vi racconto delle lampare, così come le ricordo io”.
Cinquanta occhi fissi si di lui. Sembrava impossibile che quei ragazzi, che fino la sera prima folleggiavano dietro un pallone o correvano alla guida di una motoretta inebriati dal proibito, potessero interessarsi a cose d’altri tempi e con il fascino di un sapore antico.
Si accendevano al tramonto “le lampare”, le vedevamo uscire dal porto e splendere innumerevoli, luci vaganti sul mare nell’infinito buio della sera, a caccia di sardelle.
Alcune barche ne portavano assieme due, bilanciate fuori bordo di prua, per un totale di 32 mila candele: sarebbe come la grotta di Lourdes o il santuario di Loreto concentrato in una piccola imbarcazione che se ne va in giro per il mare.
Ammaliati da quella luce, erano quintali e quintali di pesce che entravano nelle reti.
Un pescatore mi diceva di una notte in cui “i pesci si mangiavano la lampa”, tanti erano ammucchiati al vertice del cono luminoso che si diffondeva nella profondità del mare, e alcuni ne venivano fuori, guizzando sul pelo dell’acqua che ribolliva tutta, quasi affamati di quella luce, loro, abitanti dell’azzurra penombra.
Perché quella corsa verso la morte? Era l’odore del petrolio ad attirarli? Se si dovesse dar fede alla teoria che il petrolio è originato da grandi banchi di pesce decimati da cataclismi sottomarini, allora questi antichi ammassi di morte, diventati fulgide fiamme per successive trasformazioni, procurerebbero nuova morte alla specie marina.
Le lampare partivano per la pesca alle prime ore della sera.
Erano in file di sei o sette barche, al seguito della grossa motobarca madre, che a largo avrebbe fatto da base e da deposito.
Appena uscite dal porto si dirigevano verso le vicine scogliere della costa per la pesca dei polipi. E’ anche accaduto che qualche grosso polipo, giustamente imbestialito dal sopruso degli uomini, afferrasse con le ventose le mani del suo carnefice, e lo volesse portare giù negli abissi con lui.
Silenziosa appariva dalla riva quella “città di luci” che intanto si erano andate raggruppando al largo.
Una città che da lontano si stenta a credere così precaria, così provvisoria, il cui destino è di scomparire all’alba, dissolvendosi alle prime luci del sole.
Le lampare avanzavano lentamente sul mare e la malia della luce agiva sul pesce cosiddetto azzurro, che si andava lentamente raccogliendo in corteo, numeroso, sempre più numeroso. Era il corteo funebre di sé stesso.
Quando era il momento il pescatore della barca avvertiva gli uomini dell’imbarcazione di base e questi avvolgevano silenziosi la preda nel grande arco della loro rete.
Questo destino si compiva in tutto il mare e in tutte le notti della calda estate siciliana, e così anche nel nostro mare… quando le barche uscivano in magica teoria dal porto e poi continuavano a risplendere laggiù… a pesca di sardelle.
ENZO PORRELLO
Grazie Nino per averci ricordato il bel libro di tuo Papà. Lo conservo bene a Sciacca.colgo l occasione per formulare a Vincenzo i più cordiali auguri di buon compleanno. Un abbraccio lillo craparo
Auguri vivissimi al carissimo prof. Enzo Porrello con tanto affetto, gratitudine e sincera amicizia. Ad malora…..