Di mattina presto, lo zio Peppe detto “la secchia” bussava alla porta di casa nostra e mungeva il latte dalle sue capre direttamente nel “piccio” di alluminio che mia madre gli dava. Il latte caldo faceva una schiumetta leggera e profumava di buono. Tutti i nostri vicini di casa compravano il latte da lui.
Poco dopo, i rintocchi della campana del campanaro di San Michele richiamavano le donne alla prima messa del mattino. Con la testa coperta da lunghi scialli e da colorati fazzoletti , salivano dai vicoli e dai cortili della via Cannella, Via Puleo, Vicolo Gabriella, verso la chiesa, dove rimanevano per tutta la funzione per poi rientrare nelle loro case per i lavori domestici.
Per noi ragazzi, la parrocchia era la nostra palestra di vita. In quel quartiere di San Michele, dove sono nata e cresciuta, la popolazione era formata da contadini, agricoltori, pastori, piccoli artigiani , manovali e piccoli commercianti. Gente semplice, di buon cuore. Avevano poca” scuola” ma erano saggi e intraprendenti. Si viveva in simbiosi con tutto il vicinato. Si sapeva tutto di tutti. Si condividevano gioie, feste e lutti. Tutti frequentavano la chiesa.
Dopo la scuola, per noi era importantissimo frequentare il catechismo che alcune signorine più istruite ci insegnavano nei locali della parrocchia, che al tempo di Padre Scicolone erano ancora pochi e angusti. La signorina Maria Amico primeggiava su tutte le altre “aficionados”per la sua solerzia e severità. L’ Azione Cattolica era il perno delle attività. Noi bambine eravamo inquadrate e seguivamo i passaggi da “piccolissime” “beniamine”” “aspiranti” giovanissime”. Il giorno della prima comunione era festa grande e ci facevano pure la foto, davanti alla chiesa, con parroco e sagrestano (il mitico Saverio Amplo detto Sciaverio) in evidenza. Nel salone parrocchiale c’era la granita di limone per tutti.
Nel 1958, con nostro grande dispiacere, padre Scicolone, sacerdote amato e rispettato da tutta la comunità del quartiere, viene trasferito e al suo posto arriva un giovane sacerdote di Ravanusa: don Angelo Lana. Gli inizi del nuovo parroco non furono facili in un ambiente abbastanza “cristallizzato” e racchiuso nelle solite attività legate esclusivamente alla celebrazione delle feste comandate, seguendo vecchi e rigidi canoni richiesti dalla Chiesa. Ma Padre Lana ha dato uno scossone alla comunità di San Michele con il suo dinamismo, accogliendo e coagulando intorno alla sua persona, ma anche alla parrocchia, frotte di giovani, di ragazze, di bambini e creando per loro attività nuove, che andavano dalle recite, alle gite, alle serate di ballo nel grande salone, alla personalizzazione con canti e musica delle celebrazioni religiose. Era moderno e all’avanguardia, un vero ciclone.
Tutto il quartiere di San Michele si riconosceva in quegli anni nella parrocchia, creando un organismo unico che trascinava anche l’economia. In corso Tommaso Fazello, alcune mercerie diventarono il punto di riferimento delle massaie alla ricerca di merletti, stoffe per abiti e corredi. Siso Lombardo con il suo bar “Luna piena” attirava anche clienti di altre zone del paese.
E poi c’erano Giacomo Glaviano, le sorelle Anna e Giovanna Raso, Antonietta Cannizzaro, Saro e Ignazio Cucchiara, Mario Termine, Marianna Montalbano, Vincenzo Bongiovì, Gaetano Marino, Ignazio Giaimo, i Gallo i Santangelo, i Maiorana, i Maniscalco …e quanti altri non mi vengono in mente in questo momento. Erano loro le colonne portanti di quella Azione Cattolica che affiancava l’operato di quello straordinario parroco che era padre Lana, in tutte le attività, da quelle catechistiche a quelle ricreative.
La popolarità di padre Lana in quegli anni si contava come si contavano i suoi altrettanti figliocci di cresima. Ne aveva decine e decine tra i ragazzi della parrocchia, a testimoniare anche la grande stima che le famiglie avevano per lui. La domenica, se lo contendevano a pranzo.
Erano i tempi della Democrazia Cristiana, di Radio Sciacca Terme dentro il campanaro di San Michele, c’era il boom economico. Il quartiere di san Michele stava al passo con i tempi, grazie alla indiscussa leadership e al carisma di questo sacerdote che si impegnava e impegnava i politici di allora in opere che migliorassero e fornissero ai residenti strutture, non solo religiose, per l’aggregazione dei giovani , ma anche degli anziani. 33 anni al servizio di quella parrocchia. Il primo sacerdote di Sciacca che ha creduto nella comunicazione dei tempi nuovi. Questo e non solo questo fu don Angelo Lana, con la sua “rivoluzione” positiva che aiutò tantissimi di noi a crescere in un ambiente pulito, solido, ricco di valori…il nostro quartiere di San Michele.
Ringrazio Ignazio Cucchiara e Anna Roncone per alcune preziose foto utilizzate in questo articolo.
Per il resto, chiedo scusa a quanti, inevitabilmente, non ho ricordato e nominato. Vi consoli sapere che , comunque, siete nel mio cuore.