Sul palcoscenico della campagna elettorale sciacchitana si registra finora la particolarità della recita con attore unico, quell’Ignazio Messina che è già da un po’ è partito a spron battuto e che interpreta il suo “monologo” da autentico primo attore quale è sempre stato. Ma in realtà c’è stato finora in scena un diverso interprete, altrettanto significativo, ossia il silenzio assoluto (o quasi) degli altri ancora ipotetici avversari e contendenti.
Un silenzio quasi assordante, che fa intendere benissimo la difficoltà di altre forze politiche a trovare la quadra su candidati che possano avere la capacità di controbattere efficacemente un Messina che ogni giorno che passa accumula punti di vantaggio, anche solo in forza del fattore tempo. In realtà si tratta di un silenzio solo ufficiale e ad uso dell’opinione pubblica, perché all’interno delle singole forze politiche in campo e delle possibili coalizioni si sono consumate lotte senza esclusione di colpi, tra veti e controveti più di valenza personale che politica.
Così ad esempio la cosiddetta “riflessione” che ha portato Fabrizio Di Paola a rinunciare (in silenzio) a una sua possibile candidatura per il centro – destra che lo stesso ex sindaco si diceva avesse a lungo rivendicato (in silenzio) deve essere stata qualcosa di assai diverso da una tranquilla riflessione… perché spesso ai fuochi di sbarramento esterni si aggiungono anche quelli interni.
Di fronte all’avanzata apparentemente inarrestabile di Messina & C. il cosiddetto centro-destra è comunque ancora impegnato, a maggior ragione dopo la rinuncia di Di Paola, a convergere su un nominativo che possa riuscire a controbilanciare il tempo perso nelle guerriglie interne e ad essere visto dall’elettorato come una soluzione affidabile per la città. Il nome più gettonato SEMBRA a questo punto quello di Matteo Mangiacavallo, che ha già dato la propria disponibilità alla candidatura, e che può sempre contare su quel certo profilo di trasversalità politica che è pur sempre una dote e potrebbe, chissà, anche catturare “alleanze” fino a ieri impensabili.
E qui veniamo a Mizzica e a Fabio Termine. Anche su questo fronte il silenzio (o quasi) potrebbe cominciare ad assumere un qualche significato. Da più parti si sussurra che all’interno di Mizzica quella che prima sembrava una granitica volontà di andare avanti da soli comincia a mostrare qualche crepa, o ripensamento che dir si voglia. Magari sono le stesse considerazioni che agli albori della campagna elettorale avevano spinto alcuni a considerare fattibile un’alleanza “in esclusiva” con Ignazio Messina e che adesso ragionano sui numeri di un possibile astensionismo, che potrebbe anche indebolire il cosiddetto voto di opinione su cui Fabio Termine conta tantissimo. Se questi “pensieri” dovessero prendere realmente corpo, allora si potrebbero verificare colpi di scena su una candidatura fini a ieri considerata certa.
Infine il Partito Democratico e le altre forze di centro/sinistra che sembravano aver ripreso fiato intorno alla possibilità di una candidatura di Salvatore Mannino. Il diretto interessato ha chiuso i canali di comunicazione con l’esterno e questa cosa, insieme al silenzio che si prolunga, potrebbe far pensare al fatto che il ragionamento sullo scenario dei numeri e qualche affondo inusuale pervenuto dall’esterno abbiano indotto in Salvatore Mannino qualche perplessità o ripensamento sulla propria discesa in campo in quello scenario strettamente politico così familiare alla sua famiglia ma da lui non ancora direttamente sperimentato.
Insomma, silenzio, numeri e attesa sono le parole chiave di questa settimana che sta per chiudersi.
I nomi dei candidati che arriveranno sul palcoscenico a far compagnia a Ignazio Messina continuiamo ad attenderli.