E un anno sta per finire. Già da oggi, in aula, cominceremo a essere di meno.
Un anno duro, intenso, bello e doloroso insieme.
Si semina. Si cerca costantemente di seminare. A volte si raccoglie, si vedono i ragazzini fiorire pian piano; altre volte non va così. Ed è proprio nel secondo caso che ti chiedi: “potevo fare di più? Potevo fare di meglio?” La verità è che, nella vita, si può sempre fare di più e di meglio. E se non te lo domandi ogni santo giorno quando entri in aula, tanto vale che lasci perdere perché, a quel punto, tu o un altro fa lo stesso.
Siamo la somma di tante cose, la somma di quello che desideriamo, di quello che abbiamo vissuto, delle ferite che nascondiamo, delle cose di noi che tentiamo di dare agli altri, degli errori che facciamo e della cura che doniamo. A volte questa somma di cose ci rende scivolosi, come una saponetta, e non riusciamo ad “afferrarci”. Capita a noi e capita ai bambini. C’è quando ci prendiamo per mano, c’è invece quando scivoliamo via.
Questo anno è stato prezioso, professionalmente e umanamente.
Dovrò forse imparare a guardare le cose con più distacco, a non lasciare sempre un pezzo di cuore qua e là. Ma non ora, non è tempo di impararlo.
Intanto penso ai miei alunni, a quelli che ho visto sbocciare e a quelli che mi sono un po’ scivolati dalle mani. Specie ai secondi, auguro ad essi di trovare il loro posto nel mondo…e a me, che penso di averlo trovato, auguro di arredarlo bene, specie quando sono scivolosa e mi scappo dalle mani…
[Le foto sono un biglietto che mi ha regalato oggi un alunno e la dedica di un libro che mi dono’ il mio insegnante quando avevo un anno meno di loro].