Ha vinto Fabio Termine, è il nuovo sindaco di Sciacca a 32 anni con il 53,4% pari a 10.012 voti, contro gli 8.728 di Ignazio Messina. Hanno votato 19.002 elettori pari al 53,4% del corpo elettorale. Ha vinto Davide contro chi, almeno all’inizio, sembrava Golia. Ha perso chi pensava di darle e invece le ha prese. Ha vinto il coraggio di chi vuol affrontare la sfida anche quando può sembrare im-possibile. Ha vinto la caparbietà di chi crede innanzitutto in sé stesso e lavora per tanti anni con un obiettivo. Ha vinto la novità. Ha vinto il cambiamento. Ha vinto la gioventù e con essa una nuova classe dirigente per la città e un giovane sindaco che ha dimostrato straordinarie doti politiche.
Tutti slogan e luoghi comuni, come ha sostenuto la parte avversaria? Può darsi, ma in ognuno di essi può anche esserci la verità. E saranno i fatti futuri della nostra città a dirci la verità più autentica.
Il fattore novità rappresentato da Fabio Termine e dalla sua coalizione è stato profondamente osteggiato in campagna elettorale da parte di Ignazio Messina, in quale ha invece fatto un suo cavallo di battaglia del fatto che una giunta Termine potesse costituire di fatto una continuità con l’amministrazione Valenti. E questo perché Termine, con Mizzica, ha deciso di allearsi con il Partito Democratico, di cui Francesca Valenti è comunque un’espressione. In realtà il gruppo Mizzica aveva già coraggiosamente deciso, per la seconda volta consecutiva a distanza di cinque anni, di concorrere con il suo leader riconosciuto Fabio Termine alla carica di sindaco, e l’unica alleanza politica logica e anche necessaria era, di fatto, proprio quella con il Partito Democratico e con ciò che rimaneva (assai poco) dei 5 Stelle. Un Partito Democratico che ha saputo avere la capacità di farsi trovare pronto all’appuntamento apparentemente rinnovato, nelle persone che hanno partecipato in prima persona alla campagna elettorale, un PD con il quale il movimento di Mizzica è riuscito a entrare in una sostanziale sintonia politica. Adesso tocca a Fabio Termine, e con lui alla sua giunta, alla sua rappresentanza consiliare e a una certa classe dirigente del PD, dimostrare di aver compreso tutti gli errori dell’amministrazione Valenti e scrivere in concreto una pagina amministrativa della città profondamente nuova.
Ha vinto il cambiamento, sia delle persone che della visione politica. Non si può certo negare che la nuova classe dirigente proposta dalla coalizione di Fabio Termine sia un cambiamento profondo rispetto a quella proposta da Ignazio Messina prima e ancor più dopo il primo turno. Sarà rischioso questo cambiamento? Assicurerà una minor capacità amministrativa, come hanno sostenuto i suoi avversari? In ogni cambiamento c’è sempre un rischio, ma il coraggio di un elettorato sta anche nella capacità di saper affrontare la paura che ogni rischio di cambiamento comporta. Ma c’è anche un cambiamento profondo nella visione politica di gestione della vita pubblica. Da un lato c’era Ignazio Messina che si è presentato come il super-uomo di grande spessore politico capace di amministrare la città in nome della sua competenza e autorevolezza, in grado anche di supplire alle eventuali deficienze della sua troppo variegata coalizione. Dall’altro Fabio Termine, al contrario, si è legittimato come l’espressione di una società civile che vuol prendere in mano le redini del “bene comune città”, e lui dice che come sindaco vuol essere la guida di un’intera comunità cittadina che ritrovi innanzitutto in sé stessa la forza orgogliosa di chi vuol costruire la propria rinascita e con essa una pagina nuova di storia amministrativa, interpretata da facce nuove e non avvezze a quella politica che negli ultimi decenni ha gestito la città producendo l’attuale stato di collasso. Fabio Termine scoprirà ben preso che non è sicuramente facile nei fatti realizzare questa “co-gestione e co-programmazione”, di cui ogni singolo cittadino si senta davvero responsabile, e che la vera sfida che ha dinanzi a sé è proprio la strutturazione operativa di questa visione di un’intera comunità impegnata a percorrere da protagonista un cammino verso un domani migliore.
Ha vinto il rinnovamento generazionale, anche questo assolutamente evidente. Un po’ tutti forse sappiamo che rinnovamento non è solo un fatto anagrafico, perché ci sono giovani che sono vecchi di testa e al contrario persone mature o anziane che rimangono giovani nelle idee. L’esperienza politica del Movimento 5 Stelle ha messo sotto gli occhi di tutti che il rinnovamento di per sé non sempre produce i risultati sperati.
Detto questo, ci sono tuttavia momenti storici in cui le classi dirigenti che nel bene o nel male hanno governato negli ultimi decenni una città debbono farsi da parte per una necessità quasi fisiologica, lasciando il posto ad una nuova classe dirigente. Fabio Termine ha interpretato bene questa esigenza, che non è immune di per sé da rischi, ma che vanno tuttavia corsi. Il suo slogan è stato quello di voler rappresentare i giovani che non vogliono lasciare questa città e che vogliono trovarvi lavoro, senza rendersi conto che in realtà il suo progetto rappresentava ancor di più i nostri giovani che hanno avuto il coraggio di lasciare questa terra per trovare lavoro altrove e che quello slogan non l’hanno digerito neanche tanto bene, anche se lo avrebbero votato ugualmente se avessero potuto.
Ha vinto la coesione e l’entusiasmo politico più autentico e genuino di una coalizione più snella e più empatica, a fronte di una coalizione che ad un certo punto è apparsa a tanti una sorta di “armata brancaleone” saltata sul carro del favorito vincitore. Ignazio Messina ha fatto una sua scelta politica ben precisa, che in ogni caso va rispettata, ossia quella di allearsi al primo turno con chiunque si presentasse con le sembianze camuffate di una forza civica e al secondo turno anche con qualunque forza partitica che si volesse imparentare con lui (Fratelli d’Italia e MPA), configurando la stessa composizione della sua proposta di giunta rigidamente in base alle indicazioni anche nominative delle diverse forze e partiti politici che lo andavano sostenendo: ha voluto fare così e probabilmente, o quanto meno a parere di chi scrive, ha perso anche per questo.
Fabio Termine è stato invece molto più parco e alla fine lungimirante nelle alleanze, ha così puntato su un elettorato più omogeneo e indipendente, che viene considerato “di opinione”, ed è alla fine apparso anche un po’ meno condizionato nelle scelte delle persone. La sua performance politica forse più efficace, anche se a quel punto la pancia dell’elettorato sciacchitano aveva probabilmente già deciso, è stata quando sul palco del comizio finale ha comunicato il nome del suo vicesindaco in caso di vittoria, aggiungendo che il suo avversario non se lo poteva permettere , perché avrebbe perso quella sera stessa almeno una parte della coalizione, già prima del voto domenicale…
Fabio Termine ha vinto anche con quel suo “accesso agli atti” della chiaccheratissima sezione nr. 4, per aver saputo su quell’episodio presentarsi con le carte in mano, ma senza innalzare la bandiera giustizialista di cercare rivalse in sedi diverse dalle urne elettorali.
Adesso finalmente si apre una pagina di storia nuova per la nostra città e mai come adesso ci appare adeguata l’espressione della necessità “cambiare pagina” rispetto a un passato più o meno recente: Sciacca deve recuperare tutto il terreno perduto nell’ultimo ventennio, deve rinascere come città turistica e come città termale, deve poter puntare a diventare nel prossimo decennio il primo centro turistico della Sicilia, deve mettere a regime e portare a sintesi tutte le sue enormi potenzialità e bellezze.
Fabio Termine non ha quanto meno al momento la maggioranza in consiglio comunale e questa cosa, sotto il profilo strettamente politico, non è certo una situazione facilitante. Già prima della campagna elettorale, tuttavia, chi vuol davvero bene a questa città sosteneva cha per far rinasce Sciacca e tutto il suo territorio occorre un’alleanza civica finalmente autentica e trasversale, la disponibilità e l’unione fattiva di tutte le forze politiche, economiche e sociali, occorre insomma fare causa comune, occorre Termine e occorre anche Messina, minoranza e maggioranza, occorrono tutte le più autentiche forze produttive e sociali in ogni loro variegata espressione.
Il nuovo sindaco deve insomma diventare il regista di quest’operazione di GRANDE ALLEANZA, di unione e collaborazione fattiva, e solo intraprendendo immediatamente questo cammino si potrà aver chiaro quanti vorranno parteciparvi da autentici cittadini attivi (e chi invece decidesse di restarsene fuori), liberandoci dalle scorie di una campagna elettorale assai combattuta e a tratti anche incattivitasi.