Per chi ha i capelli bianchi come me, o non li ha più, la notizia è di quelle che non passa inosservata, perché ti lascia dentro l’amarezza di un pezzo di storia della tua vita che se ne va via per sempre.
La musica, le canzoni e la voce di chi le interpreta hanno il potere straordinario di racchiudere come in un prezioso scrigno fatto di note e di tonalità vocali le emozioni e le suggestioni di momenti della propria vita che ricordi come i più belli, il più delle volte legati al tempo della tua giovinezza, quello a cui sei più legato.
Il cantante e la voce di cui sto parlando è quella di Antonio Cripezzi, il leader dei Camaleonti, 76 anni, del cui decesso la stampa ha dato notizia, trovato senza vita nella camera d’albergo in cui il musicista aveva pernottato dopo essersi esibito con i Camaleonti nella loro attuale composizione la sera prima a Pescara.
Ai nostri tempi li chiamavamo complessi o gruppi, di gran voga anche in Italia negli anni sessanta e settanta dopo che Beatles e Rolling Stone avevano sdoganato in tutto il mondo il genere beat, facendolo diventare il più amato e gettonato.
I Camaleonti. Un gruppo mitico per noi giovani di quel tempo. Oltre 20 milioni di dischi venduti e quattro Dischi d’Oro.
C’era chi era per i Camaleonti e chi invece per i Dik Dik. Entrambi comunque assai simili, accomunati dall’aver iniziato con l’incisione di alcune celebri cover inglesi in italiano e dalla proposta di un genere musicale pop leggero e orecchiabile.
E poi a seguire l’Equipe 84, Il Banco del Mutuo Soccorso, La Formula 3, Le Orme, PFM, i Nomadi e chissà quanti altri ne sto dimenticando…
Con i Dik Dik, i Camaleonti erano quelli più popolari, presenti anche sul palco di Sanremo, più beat che rock, e poi avevano quella voce con un vibrato inconfondibile, la sua voce, quella del cantante e tastierista Tonino Cripezzi, leader storico insieme a Mario Lavezzi del gruppo, e li ricordo come fosse ieri con il loro abbigliamento di scena preferibilmente in bianco.
Alcune interpretazioni sono ancora vivissime nella memoria collettiva della nostra generazione: “Io per lei”, e un brivido ancora ti percorre, “Applausi”,“Viso d’angelo”, “L’ora dell’Amore”, “Eternità “, “Perché ti amo”, “Portami tante rose”, “Chiedi chiedi” e altre ancora.
Li ricordo ancora in un loro concerto a Sciacca, nei primissimi anni del loro grande successo, al Grand Hotel delle Terme, quando l’Albergo era un fiore all’occhiello della città.
Faccio mio il saluto sul web dei Nomadi, altra band storica di quel tempo, al collega che se n’è andato via per sempre: “Un altro artista della musica italiana ci lascia…Un abbraccio alla famiglia. Ciao Tonino, salutaci le stelle”