Gli oggetti non hanno un’anima. Ma talvolta siamo legati a loro come se la avessero. E quando, per motivi contingenti, siamo costretti a separarcene…a buttarli , insomma, sembra che se ne vada con loro anche un pezzo del nostro cuore.

La nostra storia inizia nel 2006 e riguarda un ventaglio. Osservatelo bene. Apparentemente è scarno e semplice, ma se andiamo nel dettaglio, notiamo la sua anima di legno e un disegno con foglie stilizzate. Non prezioso, non antico. Viene dal Giappone, da Tokio. Me lo ha portato mio figlio, di ritorno dal suo primo viaggio di lavoro nel Sol levante. Non è sua abitudine portare dei souvenir, ma quella volta, lo ha fatto.

Chiuso nella sua custodia di stoffa, dove si intravedono alberi stilizzati, lo usavo poco: avevo paura di perderlo. Si sa che un ventaglio è facile dimenticarlo da qualche parte o lasciarlo cadere inavvertitamente dalla borsa. Ecco il motivo per cui l’ho tenuto, per tanti anni , dentro un cassetto, insieme alle cose più preziose che ho, senza usarlo mai. Ogni tanto, guardandolo, mi compiacevo che fosse ancora là…fino all’inizio dell’epidemia.

Il periodo del lockdown mi ha disconnessa da molte cose. Tutto è diventato effimero e di poca importanza nei confronti della salute da salvaguardare a tutti i costi. Così, anche gli oggetti che prima mi erano cari, hanno perso la loro importanza. Non mi importa più se si rompe o si smarrisce qualcosa che mi appartiene. Me ne faccio una ragione. Quelli che hanno la mia stessa età, mi comprendono e sanno bene che questo distacco è abbastanza naturale, in tutti noi.

Ma torniamo al ventaglio giapponese. Non era più nel cassetto, ma non l’ho cercato. Convinta di averlo perso. Pazienza! Oggi però, mentre in campagna stavamo caricando nel cofano della macchina dei grandi sacchi con oggetti da portare alla discarica, roba di cui, finalmente, abbiamo deciso di disfarci… un piccolo oggetto cade da un sacco. Mi sono chinata a raccoglierlo per rinfilarlo dove era caduto…Un’intuizione. Non è un oggetto qualsiasi. E’ il ventaglio giapponese nella sua custodia. Come è finito lì? Quando ? Sapete bene che non è facile ricordarsi dei particolari, quando si superano i settanta. Ma devo confessarvi che , nonostante quello che ho premesso sulla scarsa importanza degli oggetti, questo piccolo ventaglio ritrovato mi ha dato una grande gioia. E non importa quale percorso abbia seguito per arrivare di nuovo nelle mie mani. Mi pare un segno del destino e dell’amore.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *