Uno degli slogan più riusciti della candidatura Termine, durante la recente campagna elettorale, è stato sicuramente il leitmotiv (volevo evitare l’anglicismo, ma devo ammettere che stavolta gli equivalenti italiani risultano meno efficaci e più ridondanti): “E’ già domani…2022-2032”.
Sembrerebbe un voler mettere le mani avanti, del tipo “resteremo dieci anni”, “non vi liberete facilmente di noi” ed invece è un saggio, onesto e realistico prendere atto che i problemi di Sciacca sono tanti e tali che si può seriamente tentare di risolverli solo in un arco temporale sufficientemente ampio e non certo a colpi di presunte bacchette magiche.
Uno di questi problemi è sicuramente la situazione delle località balneari, degli accessi a mare e dei relativi parcheggi.
Sul punto bisogna fare una necessaria premessa. Non si potrà dar mano ad efficaci piani di ricupero e ad una razionale sistemazione urbanistica delle coste saccensi se non sarà approvato e non sarà vigente il Piano di utilizzo del demanio marittimo, per la redazione del quale l’Amministrazione uscente ha dato incarico ad un professionista esterno. IL PUDM, per ricorrere all’acronimo stavolta impronunciabile, è uno strumento urbanistico che tende a spostare la competenza sul demanio e sulle spiagge dalla Regione e dal Demanio marittimo al Comune. C’è da augurarsi, restando in tema, che anche questo strumento come tanti altri non si areni sulle secche della burocrazia regionale, quasi sempre contorta e involuta.
Sciacca cittadina balneare, si legge nei depliant turistici. Ma anche ad un esame superficiale esame si nota subito che non è affatto una “Città per bagnanti”. La situazione delle numerose, bellissime spiagge e località di mare è infatti semplicemente disastrosa.
La nostra è una città a strapiombo sul mare, una città che ha il mare negli occhi, ma… per fare un bagno si devono necessariamente fare chilometri, per non trovare poi nemmeno ilconfort di strade adeguate, di comodi accessi e di agevoli possibilità di parcheggio.
La splendida zona sottostante le Terme, fra l’altro facilmente collegabile all’albergo termale se mai dovesse tornare in funzione, ormai da tempo immemorabile è interdetta la balneazione. Si deve infatti andare alla ricerca di qualche sempre più raro ultra novantenne per sentir raccontare di meravigliose nuotate e tuffi a Cammordino. Poi sono sopraggiunti i problemi di inquinamento, non risolti nemmeno a seguito dell’entrata in funzione del depuratore L.
E poi la tipica borgata dello Stazzone, molto vicina al centro città, un tempo la località balneare più frequentata di Sciacca, ma con la spiaggia che è stata poi praticamente azzerata dall’erosione marina. La successiva collocazione di frangiflutti non ha bloccato il fenomeno, anzi per certi versi lo ha acuito. E poi l’inquinamento, anche qui. Dopo l’entrata in funzione del depuratore, urgerebbero nuove analisi ufficiali e una più ristretta delimitazione delle zone interdette alla balneazione.
Stesso discorso per quello che una volta era il magnifico “Lido salus”. La spiaggia qui non è stata fortunatamente stravolta dall’erosione, ma vige un ormai antico divieto di balneazione che andrebbe sicuramente rivisto, sempre a seguito dell’entrata in funzione del depuratore e di ulteriori fattori sopravvenuto. Restano però i problemi della strada di accesso, quella via al Lido che dovrebbe essere una della più belle e panoramiche strade di Sciacca, ma non è stata mai oggetto, a memoria d’uomo, di lavori di seria sistemazione e subisce il continuo degrado causato dalla inadeguatezza del sistema fognario del popoloso quartiere sovrastante della Perriera. Per non parlare poi dei parcheggi e degli accessi al mare, di difficile realizzazione. Quelli che ci sono però dovrebbero essere adeguatamente manutenzionati. Qualcosa potrebbe farsi anche sistemando la sottostante via Ferdinandea, che non ha mai avuto la buona sorte di diventare una vera e propria arteria stradale comunale.
Stesso discorso alla Tonnara, località nella quale i frangiflutti hanno funzionato egregiamente, allargando notevolmente l’arenile, ma che presenta condizioni di accesso e di parcheggio quasi impossibili. Si potrebbero ad esempio adibire a parcheggio un terreno privato posto a destra della strada principale di accesso, rimasto inedificato e poi, sistemando la strada che costeggia la spiaggia, lo spazio appartenente all’Istituto alberghiero, un tempo adibito a improvvisato campo di calcio.
Continuando in direzione ovest ci si imbatte nella località Foggia, caratterizzata da una stretta strada di accesso che, causa le ricorrenti alluvioni, è stata privata del piccolo ponte che la collegava con la parte più estrema, consentendo una più agevole uscita ed evitando l’attuale configurazione di strada senza sbocco. Un vasto terreno demaniale posto all’inizio della località Foggia, se convenientemente sistemato e non necessariamente asfaltato – potrebbe consentire una comoda possibilità di parcheggio.
Fine della prima puntata