Il nostro concittadino Paolo Santangelo ci regala in questa seconda metà di Agosto il suo ultimo lavoro, di cui è sceneggiatore, regista e produttore. Ad esso la Multisala Badia Grande dedica quattro giorni e otto proiezioni all’Arena Giardino, da oggi fino a domenica.
Ma cosa spinge Paolo Santangelo, che vive e lavora a Firenze da anni, ad investire il suo impegno, la sua professionalità, il suo amore per il cinema qui, proprio a Sciacca? Se glielo chiedete lui vi risponderà che non potrebbe essere diversamente, sarebbe come voler dividere una madre dal proprio bambino prima che nasca… Bisognerebbe strapparlo dal grembo materno e metterlo in una incubatrice, ma non si sentirebbe mai il grido di dolore di un nascituro davanti alla vita che inizia. In parole povere, il parto dei suoi film non può avvenire che qui a Sciacca: un caleidoscopio di colori che sono specchi in questo nostro sole cocente, di suoni che vengono inseguiti dal vento, di facce che sono altrettante storie. I film di Paolo Santangelo hanno l’ anima dei nostri schiticchi, un lungo pranzo fino a sera di cui non sai bene quello che hai mangiato, però ricorderai solo e sempre di esserci stato e di essere stato circondato da tanta bella gente, con cui ti sei anche divertito. Con ” A sciarra è p’a’cutra”, Paolo firma un’ opera che racchiude tutte le tematiche a lui più care. Potrebbe considerarsi un punto a capo di un percorso estremo intrapreso con i suoi bei lavori precedenti.
È l’incapacità ad accettare una realtà e l’esigenza di rifugiarsi nel sogno, è il pesante fardello proprio di ogni speranza di riuscire ad avere una vita migliore un domani sprecando però il presente, è la crisi del valore della famiglia e della fratellanza, è l’inquinamento del bello e dove speri di trovare ancora perle per non darle ai porci, è la ricerca di un qualcosa, parlando in termini cinematografici, quell’ “ovosodo” che, come diceva Virzì in un suo magnifico film, ci sta dentro proprio alla bocca dello stomaco e non riusciamo a mandare giù.
Paolo Santangelo però in questo film tutti i suoi “ovosodi” riesce a mandarli giù, perché il viaggio dell’uomo non si conclude almeno fin’ ora, ma quello che resta è la solidarietà e l’amicizia che va oltre ogni dipartita.
“A sciarra è p’a’ cutra” inizia infatti con una splendida dedica ad Emilio Sorce, grande compagno di avventure e, possiamo dire, anello di congiunzione di alcune generazioni che si sono dedicate al teatro amatoriale nella nostra città di Sciacca.
Grazie ancora Paolo per la tua opera e grazie per averci ricordato una persona alla quale speriamo presto di dedicare una serata in esclusiva, perché a Sciacca, anche se non è più quella di quaranta anni fa, oggi se c’ è qualcuno che fa teatro, radio o televisione lo deve almeno in parte ad Emilio Sorce.