‘È doveroso sottolineare, con grave
preoccupazione, l’effetto finale di questo sistema elettorale e cioè il punto di perversione assoluta: al sistema dei partiti è subentrato il sistema dei clan”.

Lo ha detto all’Adnkronos l’ex ministro Calogero Mannino, commentando la campagna elettorale in corso.
“Non vi sono i partiti perché nel ’92 sono stati abbattuti con la violenza della rivoluzione annunciata e promessa, ai partiti sono
subentrati soggetti che si denominano come tali, ma lo sono soltanto di tipo personale, di tipo clanico. Il capo mette in lista chi vuole
dove vuole e se vuole, mette in lista chi deve essere eletto, gli elettori guardando le liste sanno già chi sono gli eletti”, aggiunge
lo storico esponente della Democrazia cristiana.
“E’ la fine della democrazia rappresentativa”, riassume Mannino “.

Dal Mattarellum in poi, con tutti gli aggiustamenti, purtroppo si è
inseguita soltanto la linea della perversione del sistema. Lo hanno capito gli elettori, che, pur quando hanno un orientamento politico e
andranno a votare per confermarlo, lo faranno con sdegno: il più delle
volte si ritroveranno che nella lista di propria preferenza c’è un candidato estraneo, nel senso che non rappresenta il territorio, che
non rappresenta un punto di riconoscimento culturale”.
“ E’ una campagna social, e questo aggrava le cose – aggiunge l’ex ministro – perché non c’è un riferimento a un programma,
c’è solo una risposta a un motivo emergente. Ieri, ad esempio, si parlava del prezzo del gas. E oggi non parliamo di politica energetica, ma parliamo della immediata reazione a questa ultima fenomenologia. Non esistono più i programmi, come esistevano nella
prima repubblica, perché i partiti non hanno più nemmeno un riferimento alle proprie origini. Il Berlusconi di oggi non è quello
del ’94”.

E i centristi?

“Sono tentativi di sopravvivenza – risponde Mannino – sopravvivono alcune figure, si sono confuse con lo schieramento alternativo che hanno ritenuto di dovere scegliere per fermare l’altro schieramento”.

Quanto al Pd, “cosa sia è difficile dirlo – commenta l’ex esponente
democristiano – il Pd è il frutto della congiunzione tra un pezzo di
democratici cristiani, anche di altissimo profilo, e il partito post comunista. Forse i democristiani si sono presi la soddisfazione di
sopravanzare gli esponenti in origine post comunista. Nel Pd – nota Mannino – D’Alema e Veltroni non contano più. Il segretario è Letta.
E’ tutto detto. Da Berlusconi c’è stato un andirivieni molto intenso, il mio amico Casini però alla fine è in lista con il Pd a Bologna, il
centro come sopravvivenza dei frammenti democristiani è assolutamente
impossibile”.

Infine su Giorgia Meloni, e il suo possibile approdo a palazzo Chigi

“Meloni ha saputo prepararsi dovendo percorrere una strada irta di difficoltà. Fin qui si è guadagnata la considerazione
di una posizione politica che è collocata sicuramente nel quadro della
democrazia italiana e rispetto a talune scelte fondamentali, per esempio quella atlantica, ha una posizione ferma e decisa non tale
neppure nei suoi alleati. Quindi affronta la campagna con la ragionevole speranza di risultare la più forte e come tale di avere
delle chance per la guida del paese. Questa è una osservazione oggettiva, non è una dichiarazione di preferenza personale”.

Non teme
la destra post fascista al governo?

“Mi sembra una polemica fuori tempo”, risponde Mannino.


Un pensiero su “MANNINO: CON QUESTO SISTEMA ELETTORALE È FINITA LA DEMOCRAZIA RAPPRESENTATIVA”
  1. Condivido pienamente l’analisi dell’onorevole Mannino e penso che tutta questa confusione non farà altro che aumentare l’astensionismo.

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