In Sicilia, si sa, il Sacro e il Profano vanno a braccetto. Non poteva essere da meno la festa della “”Bammina, come da noi si definisce la Madonna Bambina. Quindi tutte le donne di nome Maria, festeggiano il loro onomastico, secondo la tradizione.
L’8 settembre, infatti, si celebra la Natività della Beata Vergine Maria, festa liturgica della Chiesa cattolica e della Chiesa ortodossa. La tradizione è antica di secoli e da sempre coinvolge in egual misura città e campagna: donare alle giovani coppie di sposi una piccola statua di Maria Bambina, generalmente in cera, riccamente decorata di merletti e piccoli gioielli, è sempre stato un gesto di buon auspicio.
La statuetta, di norma coperta da una campana di vetro e sistemata in camera da letto, è segno visibile della protezione concessa alla nuova famiglia, magari in procinto di allargarsi. Non è infrequente che, di comò in comò, la statuetta attraversi le generazioni. E non solo. Particolarmente care alla tradizione familiare, statuette di Maria Bambina viaggiavano oltreoceano al seguito degli emigranti italiani nelle Americhe.
Nell’antichità era famosissima in tutta la Sicilia la “Fera da’ Bammina“. Questa festa era attesa anche per dare inizio a tutte le attività agricole e anche artigianali dopo la breve pausa estiva. La fiera si svolgeva nei paesi dell’entro terra e per lo più serviva come momento di incontro tra artigiani che esponevano tutti i manufatti e agricoltori che acquistavano dai primi tutte le attrezzature e quant’altro serviva loro per poter iniziare e trascorrere la stagione lavorativa che era alle porte.
Fino a qualche decennio fa, nella vicina città di Ribera, si svolgeva una bella festa contadina con la sua bella fiera, proprio l’8 Settembre. E in quell’occasione i macellai riberesi preparavano e vendevano chilometri e chilometri di salsicce. Ecco , quindi, come la festa religiosa era la scusa per banchettare con la famiglia e gli amici, ancora una volta.
Mio padre aspettava la festa della Bammina per mangiare la prima salsiccia della stagione. Quanto era saporita! Non come ai nostri giorni. Adesso la salsiccia si vende e si acquista in tutte le stagioni dell’anno. E’ la regina di tutti gli schiticchi. Questa sua quotidianità le ha fatto perdere l’importanza che aveva nel tempo antico, quando la sua presenza sulla tavola era solo per le grandi feste.
La storia della salsiccia si perde nella notte dei tempi. Testimonianze appaiono già nelle epopee omeriche e nelle testimonianze d’età romana. Ogni paese ha le sue varianti, ma in Sicilia, di zona in zona si è sviluppato nei secoli un universo di tradizioni, segreti di cucina, ricette antiche e usanze particolari. Così, fatta salva la tradizione, per le occasioni speciali si da il via alla creatività: oltre alla classica salsiccia con i semi di finocchietto, ecco quella con spinaci e caciocavallo palermitano; quella ai quattro formaggi con tuma, mozzarella, gorgonzola e grana; quella con i pomodori secchi, mandorle e timo; quella “alla Norma” con melanzane fritte, ricotta salata e pomodoro fresco; passando per la pizzaiola, con pomodoro, scalogno e caciocavallo; quella piccante con il peperoncino, quella con i funghi freschi e quella con le olive. Spazio anche alla salsiccia di pollo, con carne di allevamenti ragusani. E chi più ne ha…
Ma la salsiccia di Ribera, quella preparata una volta per la festa della “Bammina” ce la sogniamo!