
Correva l’anno 1963, le foto erano ancora in bianco e nero, la città di Sciacca aveva due squadre di calcio in Promozione. Lo Sciacca e la Kronio.
All’epoca avevo solo 7 anni, ma la passione per il calcio mio padre me l’aveva già fatta entrare nel sangue. E siccome faceva il giornalista, avevo già iniziato ad andare con lui a vedere le partite all’Agatocle, da sopra il tetto degli spogliatoi.
Sì, il caro e vecchio Agatocle, quel campo di calcio che più brutto non si poteva, ma che è rimasto nel cuore di tutti i tifosi del tempo perché la partita in tribuna la vivevi quasi a stretto contatto con l’agonismo dei 22 giocatori e del ventitreesimo uomo in campo, il povero arbitro che di solito prediligeva la parte opposta del campo.
Sembra strano a me stesso, ma di quel primo e secondo derby della storia calcistica saccense, rimasti unici per passione e intensità (che i successivi tra Sciacca e Pro Sciacca non raggiunsero mai) conservo ancora alcuni frammenti di immagini e ricordi estremamente vivi nella mia memoria, nonostante avessi solo sette anni.
Tifavo per la Kronio, evidentemente amavo già andare controcorrente perché la tifoseria locale era in gran parte schierata per i colori neroverdi dello Sciacca, in forza della tradizione e del blasone della squadra storica della città, capitanata dal mitico Calogero Lo Monaco, e che quell’anno era stata attrezzata per vincere il campionato dal presidente Nino Indelicato ed allenata da un mister ben conosciuto come Carletto Caruso.
La storia della Kronio era invece ben diversa, e aveva avuto le sue origini molto recenti nella Libertas di Gaspare Falautano, che nei campionati giovanili aveva vinto il torneo Juniores regionale.
Dalla Libertas nasce la Kronio, colori della maglia arancio con il colletto e i bordi verdi, che viene iscritta al campionato di I categoria.

Il campionato di I categoria la Kronio lo vince subito e approda così in Promozione, con una squadra fatta tutta di giocatori sciacchitani, allenata dal bravissimo Peppino Cutrera e che viene rinforzata con l’arrivo “da fuori” di quattro giocatori, tre riberesi e un palermitano. Al contrario dello Sciacca, che aveva tutti giocatori “stranieri”, con tre soli sciacchitani nella formazione titolare.
Io divento un tifoso della Kronio, di capitan Biagio Licata, perché conquistato dal bel gioco di Palilla ie Messana a centrocampo e da un portiere portentoso che indossa una maglia gialla, il palermitano Gianni Napoli. Ancora oggi, quando si parla di portieri di calcio, l’immagine che mi si presenta subito agli occhi è proprio quella di Gianni Napoli, il numero 1 della Kronio. Ai miei occhi di bambino era un misto tra un gigante e un attore hollywoodiano, e quel Gianni Napoli non aveva perso tempo ad ambientarsi nella nostra città, tant’è che si sposerà con una sciacchitana puro sangue, Inella Mazza, nipote del presidente della Kronio, il mai dimenticato Nino Mazza. E alla Kronio Gianni Napoli arrivava dopo aver giocato l’anno prima con lo Sciacca, del quale ritornerà a indossare i colori dopo la fusione.
Di quel giorno, di quel primo derby Sciacca-Kronio, ricordo distintamente i giocatori della Kronio che arrivano in piazza dopo aver pranzato al ristorante Miramare, e conservo nella mente il flash di alcune emozioni di quella partita, tra il sentiment delle opposte tifoserie e una spettacolare parata di Gianni Napoli proprio sotto i miei occhi di bambino dal tetto degli spogliatoi.

Dopo tantissimi anni mi sono adesso ritrovato fianco a fianco di Pasquale Palilla nella nostra comune lotta per far rivivere il patrimonio termale di Sciacca, e lui è rimasto sempre quell’indomito “cittadino” sciacchitano puro sangue che si batteva allora a tutto campo per la vittoria dei colori arancioni della Kronio come si batte oggi per la rinascita della nostra città e delle nostre Terme.
Ne ho approfittato per chiedergli di ricordarci meglio qualcosa di quei due unici derby:
“Mi ricordo l’Agatocle stracolmo di tifosi come mai lo era stato – dice Pasquale – e la maggioranza del tifo era per lo Sciacca, addirittura con striscioni che inneggiavano alla nostra brutta fine (calcistica). I nostri tifosi erano in minoranza, ma tra i più competenti di calcio”.
“I giocatori dello Sciacca – ricorda ancora Pasquale Palilla – rispetto a noi erano strapagati, mentre la Kronio era composta quasi interamente da giovani locali di belle speranze, che giocavamo per passione e per il premio partita”.
“Nella partita d’andata noi della Kronio siamo andati in vantaggio e poi finì 2-2, con il gol finale del pareggio per lo Sciacca segnato su rigore dal portiere Coppola, che era uno specialista nel tiro dal dischetto; in quella gara noi giovanissimi abbiamo dato l’anima, e Gianni Napoli è stato addirittura mostruoso. Ricordo poi la sera, il nostro capitano Biagio Licata davanti al bar Scandaglia, circondato dalla gioia dei nostri pochi ma buoni tifosi, che ci dava il premio partita tra la rabbia la e delusione dei tifosi neroverdi. Stessa cosa nella partita di ritorno, noi in vantaggio e risultato finale di parità 1-1. Insomma, lo Sciacca non riuscì a batterci, anzi fu costretto alla rimonta nonostante fosse una squadra costruita per vincere il campionato”.
“Era importante a quel tempo il campionato di Promozione, noi ci piazzammo a centro classifica, mentre lo Sciacca non riuscì nell’impresa di vincere il campionato. Ricordo sempre con particolare affetto i nostri dirigenti di allora: il grande presidente Nino Mazza , Calogero Russo (detto Calogero u curtu) Gaspare Falautano, Vitino Ciulla, Pippo Campo, Pasquale Soldano, Dino Sclafani ed altri i cui nomi al momento mi sfuggono ma il cui ricordo conservo nel cuore.”.
L’anno dopo, purtroppo, arrivò la fusione tra le due società. E come il più delle volte accade, la fusione servì a ben poco, se non a far scomparire il nome della Kronio dalle scene calcistiche.
Ma il ricordo di quella squadra, con la maglia arancione e il nome di quel monte così importante nella storia di Sciacca, rimane ancora vivo nella memoria dei tifosi dell’epoca, insieme a quel manipolo di giocatori sciacchitani puro sangue che per due anni diedero il meglio di sé per rendere più bella la storia del calcio nella nostra città.
Tutto vero e appassionante, caro Nino.
Anch’io frequentavo in quel periodo l’Agatocle. Ero molto amico di Nando Testone.
Solo che Vera era la moglie di Nino Mazza, mentre Inella e’ la moglie di Gianni Napoli.
Entrambe, come mamma Tua, ebbero la fascia di Lady Eleganza, alla mitica Nassa.
Bei tempi, raccontati da Tuo padre.
Un grato abbraccio
Giovanni Vaccaro
Ricordo quei tempi e ho visto le partite dai balconi dei “Giannettini”, come si chiamavano allora. Ricordo perfettamente le dirigenze delle due squadre, che conoscevo quasi per intero, che assistevano alla partita dal tetto degli spogliatoi. Scelta che non comprendevo perché, a parte le sedie e gli spazi più ampi, non era un punto strategico per vedere meglio la partita.