Ringraziamo il dr. Nino Sandullo per questo prezioso contributo di costume storico.

“A taliata” e “A liccata”…

Sempre nella nostra bella Sicilia l’innamoramento e il fidanzamento erano una vera e propria arte, anticipando quanto scriverà poi Erich Fromm nella sua opera “L’arte di amare”. La figghia fimmina a differenza del figlio maschio, che era ben accetto perché forza lavoro per il sostentamento della famiglia, rappresentava un peso e pertanto doveva sposarsi il più presto possibile; guai se restava zitella o meglio “schetta ranni”…una vergogna!!

Raggiunta l’età di matrimonio la madre portava ogni domenica in chiesa la figlia, oltre che per pregare, per mostrarla ai giovani presenti come possibile preda da conquistare. All’entrata e soprattutto all’uscita cominciavano gli ammiccamenti cioè la “Taliata”… Il giovane non staccava lo sguardo dalla prescelta aspettando un cenno di assenzo… Se il ragazzo piaceva la ragazza, dopo essere stata “taliata” e “ritaliata” per alcune settimane, faceva un segno di assenso con la mano…

A questo punto iniziava la “Liccata”…. Il pretendente si recava nei pressi della casa della ragazza e su e giù per la via sperando di trovare la complicità della ragazza nello scambio di sguardi e ammiccamenti, cosa che quasi sempre avveniva; i più fortunati a volte riuscivano a scambiare qualche parola.. La liccata si concludeva con la richiesta di matrimonio che veniva fatta, in tempi più antichi, mettendo u “zzuccu “ o una “spazzola” la notte dietro la porta : se il fidanzato era gradito, l’oggetto veniva recuperato in casa, viceversa si lasciava rotolare per strada; in tempi più moderni invece il pretendente cantava un canto d’amore “la serenata” …. Se il padre spalancava le finestre il fidanzamento era gradito, viceversa il giovane doveva accettare il rifiuto…e a volte abbondanti secchi d’acqua sulla testa…

I santi, per agevolare la richiesta di matrimonio, venivano pregati dalle ragazze con frasi del tipo “Santu Antuninu mittitilu in camminu” oppure “San Giovanni circatilu a tutti banni” o “San Pasquali facitilu arrivari, beddu, rossu e sapuritu comu a Vui tale e quale o gloriosu San Pasquale”.. mentre le mamme esclamavano “Santu Onofrio gluriusu pi me figghia beddu, picciottu e pilusu”……

2 pensiero su “A TALIATA… A LICCATA di Nino Sandullo”
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