Quando si avvicina la festa di Halloween, torna a riscaldarsi la polemica tra tradizionalisti e americanisti. Polemica inutile e sterile, comunque. Ma con la leggerezza che contraddistingue questo blog, anche noi ci torniamo su. La concomitanza della ricorrenza, il 31 ottobre, subito a ridosso della Commemorazione dei defunti, non comporta necessariamente che l’una escluda l’altra. Le zucche, come ortaggio, di per sè, sono simpatiche; con il loro colore arancione e le loro forme buffe, grandi o piccole che siano, fanno allegria.
Per non dire di quanto sono buone in cucina e quante proprietà possiedono. Solo che, per quella sera, le zucche assumono un altro significato e aspetto. Halloween ha delle origini antichissime e nei secoli si è caratterizzato per celebrazioni assai differenti rispetto a quelle attuali. Da sempre caratteristico per i Paesi anglosassoni e del Nord Europa, l’appuntamento del 31 ottobre nasce da specifiche esigenze religiose e spirituali, in particolare legate al cambio di stagione. Ho chiesto al mio nipotino Vittorio che ha quattro anni “Che cosa è Halloween?”- mi ha risposto “Una festa dove tutti si mascherano con costumi da fare spaventare, scheletri, fantasmi” Ecco, molto candidamente quello che è, da noi, questa festa, il cui risvolto commerciale vale parecchi milioni di euro. E ciò ci può bastare , anche a giustificare la nostra abitudine ad accettare questa “festa” senza SE e senza MA.
Se poi, come siamo ormai abituati a fare nell’era dei social, dove tutti possiamo dire tutto su tutto, senza alcun controllo, se poi, dicevamo , volessimo confrontare Halloween con la nostra tradizione della “Festa dei morti”…allora non c’è storia. Eccoli i nostri Pupi di Zucchero, i paladini di questa tradizione.
Fonti storiche raccontano che delle sculture di zucchero furono offerte a Venezia nel 1574 durante un maestoso banchetto ad Enrico III di Valois, futuro re di Francia e figlio terzogenito di Caterina dei Medici. Ed ecco perché i pupi di zucchero sono chiamati Pupaccena o Pupi a Cena. Non pupi qualsiasi, ma “pupi di e per la cena-sacra“, da mangiare con uno stato d’animo allegro e triste allo stesso tempo ed anche simbolo della spiritualità. Da regalare ai bambini, insieme agli altri dolci di questa festa. Queste statuine di zucchero non erano personaggi anonimi, rappresentarono per alcuni secoli alcuni soggetti ben definiti e il personaggio più riprodotto è sempre stato il classico paladino, figura eroica dei mitici paladini di Francia. Era prassi infatti rappresentare il paladino Orlando con gli occhi strabici, con le gambe divaricate oppure a cavallo. Altre figure erano il carretto siciliano, la contadina con il tamburello in mano, una famiglia sul carretto e altri personaggi locali.
Oggi “i pupi di zucchero” fanno a botte con le nostre abitudini alimentari che ostracizzano, a ragion veduta, gli zuccheri nell’alimentazione dei bambini. Tuttavia, prepotentemente, sono tornati nella vetrine delle pasticcerie e riaffermare l’importanza di una nostra tradizione culturale oltre chè dolciaria, che affonda le sue radici nella nostra storia. Non c’è “festa dei morti” senza di loro. Se ne facciano una ragione quelli che li vogliono fare sparire in nome e per conto di una spinta al modernismo a tutti i costi. E in questo, Halloween di colpe non ne ha.