Accettare l’eredità politica di una città allo sfascio è come raccogliere il guanto della sfida.
Inconsapevolmente viviamo, a livello locale, un passaggio storico simile a quello che hanno dovuto affrontare i padri della costituzione. Stiamo vivendo un momento particolare che ci costringerà a delle virate epocali.

Per il bene della nostra città sarebbe utile istituire un “tavolo permanente” per tenere sotto controllo le reali istanze del disastro ereditato. Non è facile vivere in un paese che da anni ha perso sovranità e che rischia di rimanere emarginato per colpa dell’indifferenza e degli errori della mala politica passata.
Senza progetti e senza risorse, non si vive ! Si sopravvive!

In meno di novanta giorni l’amministrazione dei giovani sta dimostrando che loro vogliono vivere e soprattutto che vogliono fare rivivere Sciacca.

Siamo tutti consapevoli, che uno sforzo congiunto e corale porterebbe benefici a tutta la comunità.

Massima attenzione agli inquisitori che si auto eleggono difensori della verità e della giustizia. Una nuova pericolosità viene dal totalitarismo, che usa parole e concetti come fecero i giacobini.
Apprezzabile il tacere e lodevole l’operato.

Queste riflessioni maturano dopo una mia passeggiata serale, intorno alle 19,30, per le vie del centro storico, alcuni giorni fa.
Non racconterò del fastidio provato nel vedere i sacchetti stracolmi di spazzatura, poggiati per terra accanto ai portoni, nei vicoli e a pochi passi da piazza Angelo Scandaliato, ma di un episodio che mi ha alquanto sconvolta.

Durante quella passeggiata mi trovo in vicolo Venezia e, all’angolo con vicolo Sortino, vedo un gruppetto di ragazzini (5 per esattezza) con età media 9 – 12 anni. Passo accanto a loro e mi accorgo che il ragazzino più alto ha gli occhi lucidi ed è tenuto schiacciato al muro da due bambini “vestiti da bulletti”. Mi fermo e chiedo se hanno bisogno di qualcosa e se il loro amico stia male. Dal gruppo si stacca un tappeto, pantaloncini neri e felpa nera, con cappuccio che gli copre il capo. Mi guarda con espressione prepotente e maleducata e mi dice: fatti i c..zi tuoi. Il ragazzino con gli occhi lucidi, approfittando di quei pochi attimi di distrazione, si divincola dalla presa dei due e scappa. Il mio imbarazzo, dovuto alla consapevolezza di quello che stava accadendo, mi porta a rimproverare i ragazzi.
Il solito piccoletto mi apostrofa con parolacce e mi intima di andare via. Mentre mi allontano, si sente una voce, “tanto lu pigghiamu”.

Questo è uno dei non pochi atti di bullismo infantile al quale ho assistito nell’ultimo anno, ma quello che più mi ha sconcertata è stata l’ età dei ragazzini, o forse sarebbe meglio chiamarli… bambini.
Situazione di disagio o cattiva educazione ? In entrambi i casi, meglio affrontare il problema piuttosto che far finta che tutto vada bene.

Betty Scaglione Cimo’

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