Sono seduto su un gradino del porto di Sciacca e ho davanti a me un presepe di luci.

Sono sceso da solo, a farmi una passeggiata, a vedere andar via il sole, a entrare dentro il fuoco di un tramonto che mi ha acceso dentro. Sono arrivato fino alla punta del primo molo, dove c’è la statua della Madonna del Soccorso che protegge dal mare la Città.

Sento solo i rumori dei pescherecci che si sbattono lievemente l’uno contro l’altro, qualche voce di anziani pescatori raccolti davanti a un bar e poi niente. Non c’è nessun altro se non il brillio delle luci sullo specchio d’acqua che raccoglie e abbraccia le imbarcazioni ormai vuote di pesce.
In centro città, che scorgo dalle luminarie, dagli archi colorati della scala a zig zag, brulicano gli ultimi giri per negozi, per acquistare i regali mancanti da mettere sotto l’albero o il pezzo di tuma da non far mancare a tavola.

Ora sono seduto, mi riposo, medito e scrivo. Ho scritto un pensiero a un’amica che ha tanto bisogno di affetto e di non sentirsi non pensata. Non sai mai cosa scrivere in queste occasioni, quali parole usare. Le ho trasmesso quelle che mi sono uscite, senza guardare alla forma. Spero che ci siano dentro le luci accese davanti ai miei occhi e il calore del tramonto che ancora riscalda il mio animo in una serata che ora si è fatta fredda. Rientro a casa per la mia vigilia in compagnia, tra il calore degli affetti più cari.

2 pensiero su “DAVANTI A UN PRESEPE DI LUCI… di Raimondo Moncada”
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