Biagio l’ho incontrato per la prima volta nel 1990. In una Palermo chiusa nella morsa della mafia si cominciò a sentir parlare di un giovane che a bordo di una vecchia macchina andava in giro di notte a portare qualcosa di caldo e scambiare qualche parola con quelli che noi chiamavamo barboni e lui chiamava fratelli. Li ha iniziato a cambiare i nostri cuori e i nostri occhi e ci ha fatto vedere quello che noi non vedevamo e non capivamo. Caro Biagio, abbiamo vissuto con te, tutte le tue battaglie: il vagone alla stazione, la piccola stanzetta dove facevamo da mangiare e poi il sogno di via Archirafi. Con i tuoi occhi chiari vedevi cose che noi non riuscivamo a vedere e con il tuo sorriso e le tue parole semplici ci spiegavi quello che noi non capivamo. Abbiamo sofferto, festeggiato e giocato, ma soprattutto abbiamo imparato ad amare senza nulla chiedere in cambio.
È stato bello rincontrarti qualche anno fa, stavolta ti abbiamo dato una mano a creare un posto per le anime, un posto dove poter stare e vivere in mezzo la natura. Infine, siamo venuti a darti il nostro ultimo saluto qualche giorno fa. È stato bello vedere l’affetto di cui eri circondato, le coccole che tutti cercavano di darti e invece poi alla fine come sempre eri tu a consolare noi con il tuo sorriso o con le strette di mano. Tu hai trasformato con il tuo amore uomini e donne senza più voglia di vivere in uomini e donne che hanno dei sogni da realizzare, hai trasformato dei luoghi abbandonati e semi distrutti in luoghi belli dove vivere … insomma hai fatto tua la perfetta letizia di San Francesco.
Spero in un tuo ultimo insegnamento: dobbiamo tornare a casa con un cuore nuovo che ci permetta di amare chi ci sta accanto senza se e senza ma senza nulla chiedere e senza nulla aspettarci
AMEDEO LA SCALA
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