Dove è il mondo a parlare di Sciacca e non il contrario.
Nel 1982 Francesco Cassar dà alle stampe la prima edizione di “Viaggiatori a Sciacca” ( la seconda edizione è del 94). Pur di fronte a una produzione massiccia di scritti storici, archeologici, letterari di questo nostro contemporaneo illustre concittadino che è anche giornalista, divulgatore, studioso appassionato e prolifico scrittore, questa è stata sempre la mia opera preferita.
Il prof. Santi Correnti, nella presentazione dell’opera, parla del merito del nostro studioso di aver saputo” cucire un filo originale, che è ideale e reale al tempo stesso, la storia di Sciacca alla storia d’Europa.” Nell’arco di tempo che va dal XII secolo al secondo Novecento, illustri personaggi hanno interpretato Sciacca nei suoi aspetti più singolari e caratteristici. Cercheremo di selezionarne alcuni, riferendo le parole dei loro scritti, a molti di noi ben noti.
Al Idrisi, il più grande geografo arabo del Medioevo scrive nel suo Kutab Rugiar del 1154 :
” Sciacca è una località ridente e aprica in riva al mare, discretamente popolata, fornita di mercati e molti palazzi”
Famosissimo il passo del Fazello nel suo De rebus siculis decades duae :
“Dopo il fiume Sosio otto miglia segue la città di Terme, secondo Diodoro nel XIX libro, Pomponio Mela e Plinio, detta oggi Sacca, dove io, fra Tomaso Fazello sono nato ed è mia patria”
Jean Pierre Houel, che nel suo Voyage en Sicile, Malta e Lipari (1782) ha lasciato finissime tavole da lui stesso disegnate e incise , afferma:
“Per quanto edificata ai piedi d’una catena montuosa, Sciacca si staglia in riva al mare. I bagni termali si trovano alla falde di uno di questi monti, abbastanza alto e di forma piramidale, isolato.”
Il 22 Aprile del 1787 Johann Wolfgang Goethe (Viaggio in Italia) testimonia il suo passaggio con queste parole: “…da Sciacca a Girgenti, una buona giornata di cammino. Subito dopo Sciacca, abbiamo visitato le terme: una sorgiva calda scaturisce dalla roccia con un forte odore di zolfo…sulla vetta del colle un convento, dove sono le stufe: un vapore spesso si spande per l’aria pura. “
Enrico Ghezzi (siamo già nel Novecento, per l’esattezza nel 1922/23) era un avvocato milanese che veniva a Sciacca per le cure termali. Da “Sciacca antica Terme Selinuntine” Cassar riporta queste parole: “…rifulgono per termalità, per abbondanza, varietà ed efficacia terapeutica le acque di Sciacca, una bella città di trentamila abitanti, posta sul mare , con una grande terrazza, a ottanta metri circa, circondata da un monte leggendario, storico suggestivo, il Monte Cronio o di San Calogero.”
Giuseppe Tomasi di Lampedusa, nei suoi “Racconti” dedica parole indimenticabili a una Sciacca dove “vedo un sole azzurrissimo, quasi nero che scintilla furiosamente sotto il sole meridiano, uno di quei cieli della piena estate siciliana nebbiosi a forza di afa, una ringhiera che limita uno strapiombo sul mare, una specie di chiostro, nel quale vi è un caffè a sinistra- e che vi è ancora adesso”
Il regista Francesco Rosi aveva con la nostra città un legame intimo ed empatico. E una bella amicizia con Vincenzo Licata. E in “una domenica tra amici” tra cui Leonardo Sciascia “….come oramai capita con molte città di costa, per ritrovare il ricordo che ne avevo, dovetti scendere al porto e guardarla di sotto in su…e mi tornò il gusto di certe sarde mangiate ancora brucianti prese dalla graticola con le mani. Leonardo puntò direttamente verso l’angolo di un palazzo e s’infilò in una pasticceria e tutti noi dietro a lui. Ordinò due guantiere di cucchitelle…
Terminiamo, a malincuore, con le parole del pittore e critico d’arte Gillo D’Orfles che si riferiscono al Castello Incantato Di Filippo Bentivegna: “solo chi ignora la limpida atmosfera delle colline intorno a Sciacca, ancora carica degli umori d’un mare che vide scontrarsi le triremi romane e puniche…potrà meravigliarsi di questa definizione di “Giardino incantato”
Tanti elogi, tante esperienze di viaggiatori e visitatori illustri del passato lontano e vicino. Tutti entusiasti della nostra città, delle sue risorse termali, del suo mare, della sua gastronomia, del suo clima. Siamo tutti chiamati a fare tesoro di queste testimonianze e a essere orgogliosi di quello che abbiamo, se sapremo conservarne la conoscenza e la memoria.
Come scrisse Plinio il Vecchio: “Turpe est in patria vivere et patriam non cognoscere”
Grazie a Francesco Cassar per l’enorme contributo culturale e storico che continua a dare alla nostra città.
Un saluto affettuoso alla cara Rita.