Il mio ortopedico era stato lapidario: ” Le tue ginocchia non hanno più cartilagine. Devi mettere delle protesi…” Ormai era consuetudine che alcune siringhe di liquido, mensilmente, venissero prelevate e svuotate sotto i miei occhi preoccupati. Quello che mi tormentava, non era tanto l’intervento, ma il lunghissimo periodo di riabilitazione e fisioterapia. Ho deciso, allora, di fare un ultimo tentativo e fare muovere le mie gambe nell’acqua. Dove? Alle Terme, dove una grande piscina coperta di acqua sulfurea era a disposizione di noi cittadini, tutti i giorni. Era pieno inverno.
Almeno tre volte la settimana, di mattina, mi recavo in piscina. Pagavo pochi euro per ogni ingresso ( a volte facevo anche l’ abbonamento) e potevo stare per tutto il tempo che volevo. Lasciavo il mio borsone nello spogliatoio apposito, camerini per le donne distinte da quelli maschili )indossavo costume e cuffia e con le ciabatte antiscivolo entravo in quel grandissimo ambiente riscaldato dove …non c’era quasi nessuno. C’era sempre il bagnino di turno con cui scambiare due chiacchiere prima di immergermi in quell’acqua che a una temperatura di 32°-34°, come un caldo abbraccio, mi accoglieva. Quanto si stava bene! Muovere braccia e gambe senza sforzo, con movimenti fluidi e lenti, ma continui. Mi sentivo una miliardaria che aveva la fortuna di potersi godere quell’oretta di relax e benessere con un sottofondo musicale che coronava quell’atmosfera di totale distacco da tutto, in una piscina…quasi privata. Nei mesi invernali, chiaramente, la fruizione era quasi solo per noi del posto, in mancanza degli ospiti del Grand Hotel, che l’avrebbero popolata nei mesi primaverili ed estivi.
Quando stancavo, mi appoggiavo al bordo della vasca, guardando fuori dalle grandi finestre a vetri le palme che si agitavano al vento. Già, perchè erano giornate fredde e piovose come quelle di questi giorni quelle più piacevoli, per andare in piscina. L’ambiente caldo , almeno per me, era così avvolgente e mi forniva benessere al corpo e alla mente. In certi giorni godevo della compagnia di qualche ospite straniero con cui era piacevole conversare, stando immersi nella zona in cui l’acqua era più bassa e consentiva, appunto, di scambiare due chiacchiere. Tra le mie amiche, tutte preoccupate di rovinarsi la piega dei capelli in piscina, ho convinto solo Lina, che per molti mesi mi faceva piacevole compagnia.
Mi sono sempre chiesta ( e lo facevo anche allora) perchè noi saccensi non amassimo quella struttura, perchè solo pochissime persone la frequentassero. Faceva freddo? Tirava vento? Impegni di lavoro? Tutte scuse. E oggi molti se ne sono dimenticati e si sono rassegnati all’idea che quella meravigliosa vasca a nostra disposizione non ci sia più. Personalmente, le devo molto. Non ho più avuto bisogno di mettere le protesi. e le mie ginocchia, grazie al movimento e all’acqua sulfurea della piscina, sono diventate efficienti e hanno riacquistato la loro funzionalità.