Nel giro di pochi minuti sul WattsApp del gruppo di volontariato di cui faccio parte sono pervenuti ieri i seguenti messaggi da parte di due persone che conosco bene e di massima affidabilità.
Il primo:
“Ho uno zio ricoverato in pericolo di vita.. nessuno che badi a lui. Non vi dico quello che ho visto al pronto soccorso..anziani abbandonati…oggi ho badato più agli altri che a mio zio.. nessuno che imboccava… gente non assistita dal punto di vista igienico… I medici e il personale si fanno in quattro, davvero… ma andrebbe gestito tutto diversamente… tutto deve passare dal pronto soccorso, ma perché? Il personale è del tutto insufficiente, in particolare gli OSS… anziché dar da mangiare a mio zio ho imboccato gli altri…”
Il secondo:
“Mia madre è stata portata al pronto soccorso domenica sera e siamo usciti martedì pomeriggio, un disastro!!!! Mia madre era svenuta a terra e nessuno se ne era accorto! I medici sono pochi e la gente tantissima. Il sistema sanitario italiano è al limite della sopravvivenza. Che tristezza!”
Insomma, nulla di particolarmente nuovo sotto il cielo, basta passare qualche ora al Pronto Soccorso per rendersi conto che si tratta solo di ordinaria quotidianità.
Qualcuno sostiene che queste cose la stampa non dovrebbe riportarle, perché così si semina discredito per l’ospedale e timore da parte degli utenti a ricorrere se del caso, al pronto soccorso.
A parte che queste cose gli utenti le sanno benissimo e il discredito nei confronti dei presidi ospedalieri di emergenza è già diffuso di per sé senza il contributo della stampa, faremmo bene a stendere un velo pietoso e anche complice di silenzio?
La sanità pubblica in Italia è ormai allo sfacelo, l’ha smantellata una ostinata volontà di favorire il privato, se ne stanno finalmente rendendo conto tutti.
Cosa dovrebbe fare la stampa?
Tacere e assecondare questa silenziosa distruzione di un bene comune, la sanità pubblica, l’unico settore in cui in Italia eravamo avanti rispetto a tanti altri paesi occidentali?
Oppure denunciare, fare cronaca con quello che non va, insomma… rompere i coglioni?
ServireSciacca, nel suo piccolo, ha scelto questa seconda strada, peraltro ingrata e scomoda.
Per questo ci permettiamo di insistere nel continuare a rivolgere domande al commissario straordinario dell’ASP di Agrigento, Mario Zappia, che non ha risposto al nostro invito per un confronto pubblico e non gradisce (almeno così ci è sembrato) le interviste da parte del nostro giornale civico.
Gli rivolgiamo queste tre domande, coltivando la speranza che si decida a rispondere pubblicamente:
⁃ perché 27 posti ( di cui 9 dirigenti medici) in pianta organica del pronto soccorso di Sciacca NON sono coperti da personale a tempo indeterminato o stabilizzato?
⁃ di questi 27 posti vacanti, quanti sono coperti da personale a tempo determinato?
⁃ perché i lavori di ristrutturazione del Pronto Soccorso di Sciacca sono stati sospesi e quali previsioni può farci per la loro ripresa e conclusione?