Cosa prova un attore di teatro, quando si trova a recitare di fronte a un pubblico di centinaia di migliaia di persone, in una location il cui fascino è ininterrotto nei secoli?

L’ho chiesto ad Alfonso Veneroso che in questi giorni ricopre il ruolo di Oceano nel “Prometeo incatenato ” di Eschilo al Teatro Greco di Siracusa, in scena il 13/19/21/23/25/27/29/31 Maggio.

“Ho cercato di concentrarmi al massimo sul mio ruolo, cui ho dato un’impronta un pò surreale e ho cercato di guardare solo alle prime file di spettatori, senza alzare troppo lo sguardo. La consapevolezza di trovarmi in un luogo “magico” per la carriera di qualsiasi attore, non doveva assolutamente entrare nei miei pensieri, nel momento della performance. Ma quando, alla fine della rappresentazione, ho visto tutto il pubblico in piedi…allora sì, alzare lo sguardo su tutta quella”montagna” di persone entusiaste, allora la mia emozione è stata grandissima, non si può esprimere a parole!” 

Anche io, da spettatrice l’ho sempre pensato. La spettacolare corona di pubblico che assiepa la cavea di quel teatro è già di per sè, spettacolo. Non si spiegherebbe, altrimenti, l’enorme successo che corona ogni anno le produzioni dell’Istituto del Dramma Antico che non ha rivali, in Italia. I biglietti per tutte le rappresentazioni in programma in questa stagione, che comprende anche “La pace” di Aristofane e la “Medea” di Euripide sono stati venduti in poche settimane. 

I testi immortali di Eschilo, Sofocle, Euripide, Aristofane risuonano sulla scena con la loro strabiliante attualità, come fossero stati scritti oggi. La creatività degli scenografi e dei costumisti, uniti al geniale estro dei registi e degli attori che al tramonto si presentano nell’Orchestra, come creature che vengono da un altro mondo, proiettano gli spettatori in un universo parallelo, fatto di sentimenti forti, di passioni, di ideali, di divinità capricciose e vendicative, di eroi e semidei, ma soprattutto di uomini. L’ Antico si mescola alle attuali tecnologie per creare effetti di suoni e luci che lasciano un’impronta indelebile negli spettatori. 

Il ciclo di rappresentazioni classiche a Siracusa ha, dunque, l’anima forgiata dalle parole dei grandi tragediografi del passato e i volti, la voce e i gesti di artisti che hanno lasciato un segno indelebile nella storia, non solo del teatro. Al Teatro Greco si sono esibiti personaggi come Annibale Ninchi, Elena Zareschi, Vittorio Gassman, Valeria Moriconi, Salvo Randone, Glauco Mauri, Elisabetta Pozzi, Lucilla Morlacchi, Giorgio Albertazzi, Ugo Pagliai e Piera Degli Esposti. E ancora le direzioni di registi del calibro di Irene Papas, Krzysztof Zanussi, Mario Martone, Orazio Costa, Antonio Calenda, Luca Ronconi, Peter Stein. A lavorare sulle parole dei grandi tragediografi con traduzioni o vere e proprie riscritture sono invece stati studiosi e artisti come Pier Paolo Pasolini, Edoardo Sanguineti, Salvatore Quasimodo, Vincenzo Consolo, Dario Del Corno, Guido Paduano, Maria Grazia Ciani, Umberto Albini e Giovanni Cerri.

Un’operazione culturale unita a un business che non ha uguali in Italia. Cultura e turismo consolidati dall’esistenza della Fondazione INDA che , tra alti e bassi, è riuscita a sopravvivere e a migliorarsi, pensando al suo futuro. Ha oltre 100 anni di vita ma uno sguardo rivolto ai giovani grazie all’Accademia d’arte del dramma antico che forma bambini e giovani dai 5 anni in su e al Festival internazionale del teatro classico dei giovani a Palazzolo Acreide che ogni anno ospita sulle pietre del Teatro greco di Akrai migliaia di studenti provenienti da tutto il mondo in una vera e propria festa segnata dalle idee e dall’entusiasmo dei giovani.

Per un attore, come il nostro Alfonso, che di Teatro si è da sempre alimentato, Siracusa è una tappa fondamentale del proprio percorso artistico, che gli auguriamo sia sempre più in ascesa.

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