Questo articolo è stato scritto a più mani da Chiara Gallo insieme alle guide della squadriglia Pantere, del gruppo scout Sciacca 2, nell’ambito di un’impresa Civitas ad essa affidata. Lo pubblichiamo assai volentieri.

Il Carnevale di Sciacca ha una tradizione ultra secolare, risalente al 1626, definendosi così “il più antico di Sicilia e il più allegro d’Italia”.

La festa ha le sue origini in una tradizione contadina, nella quale durante i fine settimana gli uomini lasciavano i campi per festeggiare con la loro famiglia l’arrivo di una nuova stagione, tanto da essere chiamata dagli storici un “appuntamento di panza”.

Subito dopo la seconda guerra mondiale, desiderosi di ritornare a festeggiare il Carnevale, nacquero i primi carri allegorici rudimentali, nei quali si esibivano delle orchestrine per giorni.

Si dovrà poi attendere una ventina d’anni per superare questa usanza e arrivare alla realizzazione di inni registrati e ai gruppi mascherati.

Il primo carro allegorico ad avere queste caratteristiche si chiamava S.O.S, nel 1983. Altra caratteristica del Carnevale di Sciacca è di avere una maschera simbolo, che in origine era rappresentata da un personaggio chiamato Lu Nannu, comune con tutta la Sicilia, ma che col tempo venne sostituita dal vagabondo vestito di verde che noi tutti conosciamo come Peppe Nappa.

Il suo nome è costituito dall’unione di due differenti parole: “nappa”, che significa toppa dei calzoni, e “Peppe”, diminutivo dialettale del nome Giuseppe, quindi letteralmente “Giuseppe toppa nei calzoni” che indica in pratica un uomo da nulla: infatti il personaggio danza, salta, è goloso e affetto da fame insaziabile, inoltre stupido in modo sconcertante.

In pratica, una versione siciliana del celebre Pulcinella napoletano. Il cibo è il suo interesse primario e il suo ambiente preferito é la cucina, tanto che sul carro allegorico che lo rappresenta e che apre la sfilata si è sempre cucinata la salsiccia, distribuita al pubblico con il vino.

Una tradizione che contraddistingue Peppe Nappa è quella del rogo del pupo di carta che lo rappresenta sul carro nell’ultimo giorno della manifestazione: tale tradizione però non di origina dal carnevale, ma proviene dalla antica usanza di bruciare alcuni personaggi simili a quelli realizzati oggi in carta pesta, con lo scopo di mettere in scena l’ascensione di Gesù attraverso il fumo che fuoriusciva dai pupi; con il tempo poi la tradizione passò dal sacro al profano fino ai giorni d’oggi.

Il Carnevale di Sciacca non è riconoscibile solo da questi tratti, la sua unicità è rappresentata sopratutto dalla di copioni a carattere ironico scritti e recitati per raccontare l’allegoria di quel particolare carro allegorico.

Il primo copione che è stato rinvenuto risale al 1883 e in essi i più famosi poeti di Sciacca, come Vincenzo Licata e Luigi Venezia, scrivevano in dialetto testi satirici, che prendevano in giro modi di essere del popolo sciacchitano e sopratutto i potenti di turno, politici in particolare, cosa che ad oggi non è ancora cambiata.

Con il passare degli anni semplici e piccoli carri rudimentali, spunti dalla gente che stava accanto al carro, si trasformarono in maestose opere realizzate con materiale in cartapesta ben più raffinato.

Associazione formate da bravissimi artigiani specializzati in diversi ambiti modellano ferro, carta e colla, realizzando vere e proprie opere d’arte valorizzate da movimenti e luci, per le quali le maestranze artigianali saccensi sono ormai giustamente note in tutta l’Italia.

Il carnevale di Sciacca è sempre stato sinonimo di famiglia, fin dalla sua nascita e fino ad oggi l’organizzazione della festa coinvolge intere famiglie, dai più piccoli all’interno dei gruppi mascherati ai più grandi coinvolti nell’organizzazione e nella realizzazione dei carri, tutto questo per mantenere viva questa magica festa che é un tripudio di colori, maschere, sfilate, carri e danze.

Perché proprio il grande coinvolgimento popolare, con la gente che nelle strade diventa la protagonista del Carnevale, rappresenta anch’essa una caratteristica di primaria importanza del Carnevale più antico di Sicilia e più allegro d’Italia.

CHIARA GALLO. capo squadriglia delle Pantere

4 pensiero su “SCOPRIAMO LA STORIA DEL CARNEVALE DI SCIACCA”
  1. Se oltre a prendere le informazioni da un libro, si riuscisse anche a citare la fonte o l’autore, sarebbe meglio. Anche perché oggi si fa con un articolo, domani con intere pagine di tesi e cosi via… saluti

  2. Il primo carro allegorico ad avere queste caratteristiche si chiamava S.O.S, nel 1983. Non fu il primo carro ad avere gli inni registrati. Le prime registrazioni nascono nel 1981 con Tony Bentivegna e Stefano Soldano

  3. Vi ringrazio moltissimo per aver pubblicato tre foto del carro Trimafia realizzato Calogero Amico, e la foto del gruppo mascherato “saluti dall’India” realizzato da Nicola Amico.

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