Il Direttivo del Comitato Civico Patrimonio Termale di Sciacca ha inviato stamani al Presidente della Regione, Renato Schifani, e all’Assessore dell’Economia, Marco Falcone, un documento-lettera nel quale rappresenta ai due destinatari del nuovo governo regionale una breve cronistoria della questione termale di Sciacca, espone loro alcune considerazioni sulla particolarità del momento storico e quindi sull’urgenza e opportunità di cercare adesso una soluzione e avanza tre richiesta nella parte conclusiva del documento.
Iniziamo da queste ultime. Al Presidente della Regione e all’Assessore Falcone il Direttivo chiede:
- di ricevere una rappresentanza di questo Comitato Civico Patrimonio Termale, per darci la possibilità di fornire alla Regione il supporto delle conoscenze e competenze acquisite in materia, di illustrare a VV.SS. la nostra vision sulla questione termale e le nostre proposte aggiornate per il salvataggio e la valorizzazione del bene comune TERME di Sciacca;
- di attivare un percorso di confronto con il Coordinamento delle Autorità di gestione dei PR Regione Siciliana e/o con i Centri di responsabilità dell’attuazione degli stessi per lo sviluppo dei percorsi citati e per il supporto alla progettazione, anche attraverso le opportunità di cui alle azioni di capacitazione amministrativa per gli Enti territoriali previste per il ciclo della politica di coesione 2021-2027;
- di far sapere cosa l’Assessore all’Economia e i competenti uffici regionali intendono fare, con carattere di assoluta urgenza, per definire e concordare nel modo più opportuno l’inserimento di una proposta progettuale, finalizzata alla riqualificazione e rinnovata funzionalizzazione del complesso termale di Sciacca, da inserirsi nell’utilizzo delle risorse finanziarie disponibili con il nuovo piano strategico di Cassa Depositi e Prestiti Real Asset Sgr e/o in altri ambiti di risorse finanziarie (con particolare riferimento al portafoglio di 7 miliardi di euro del Programma Regionale di sviluppo economico 2021/2027) al fine di avviare a soluzione l’annosa questione termale di Sciacca, che mortifica un territorio, insieme alle possibilità di uno sviluppo economico sostenibile e quindi occupazionale per migliaia di giovani.
Nel documento si legge tra l’altro:
“Considerato l’attuale momento storico che vede una estrema concentrazione di risorse finanziarie da investire su reali driver di sviluppo, capaci di invertire le tendenze degli indicatori socioeconomici per il Mezzogiorno, risulta inconcepibile non considerare il termalismo quale vantaggio competitivo non solo del Comune di Sciacca ma per l’area vasta della quale fa parte, che rappresenta una delle aree più depresse della Nazione.
Per il Programma Regionale FESR 2021-2027, al suo debutto attuativo, le Terme di Sciacca rappresentano una grande opportunità, per dimostrare che l’approccio territoriale alle politiche di sviluppo può fare la differenza;
allo stesso modo si potrebbe impiegare il FSE+ del 21-27 per creare un polo formativo d’eccellenza sul termalismo e il benessere anche attraverso un ITS, eleggendolo ad obiettivo nella pianificazione regionale e considerando la ricettività termalistica una possibilità per l’inclusione attiva; la ricerca e l’avvio di dottorati di ricerca sul patrimonio termale finanziati ad hoc (anche in raccordo con il MIMIT MUR a valere del PN RIC), in linea con l’ambito di specializzazione Scienze della vita, della Strategia di Specializzazione Intelligente della Regione Siciliana per il 21-27, permetterebbe di dedicare alle Terme le risorse dell’Obiettivo di Policy 1 – Un’Europa più intelligente, in particolare per gli Obiettivi Specifici 1 e 4.
Del quadro delle risorse attivabili fanno parte anche le possibilità del PNRR, come anche del Fondo di Sviluppo e Coesione e ancora le risorse di Cassa Depositi e Prestiti Sgr, ma queste fonti hanno una esigenza comune, ovvero quella di una regia regionale e di un forte committment della Presidenza e del Governo della Regione siciliana.
Il rilancio di un territorio necessita di una visione che possa essere realizzata attraverso la composizione di molte tessere di natura diversa ma concorrenti al fine, per questo chiediamo di avere accanto la Presidenza della Regione Siciliana affinchè si faccia promotrice della necessità di composizione di detto mosaico sensibilizzando le sue Direzioni e avviando l’interlocuzione di Suo ordine con i Centri di responsabilità utili allo scopo.
Per questo abbiamo accolto con grande interesse e favore le Vostre recenti dichiarazioni relative all’esigenza di predisporre un piano per il rilancio del termalismo siciliano, tanto più che la fase di “intensità finanziaria” che l’Italia sta attraversando conferisce alla questione termale un’assoluta urgenza, perché questo rilancio occorre farlo davvero e farlo adesso per non perdere un’occasione che non si presenterà più in futuro, inserendolo nell’agenda programmatica con il dovuto carattere di priorità a beneficio di un’area territoriale che deve rappresentare già di per sé una priorità essendo l’ultima nella classifica dello sviluppo.
Sono trascorsi oltre otto anni da quel 5 marzo 2015, giorno in cui divenne realtà la sciagurata decisione della Regione siciliana di chiudere l’intero complesso termale di Sciacca.
In questi otto anni la Regione, divenuta in itinere proprietaria di quasi tutto il patrimonio immobiliare, non è riuscita a concretizzare quanto previsto dalla Legge regionale 12 maggio 2010 n. 11, che così dispone all’art. 21 sotto il titolo “Società Terme di Sciacca e Società Terme di Acireale”: “Entro 180 giorni dall’avvenuta cessione alla Regione delle quote azionarie detenute dalle aziende autonome Terme di Acireale e Terme di Sciacca rispettivamente nelle società Terme di Acireale SpA e Terme di Sciacca SpA, la Ragioneria generale della Regione attiva le procedure necessarie a porre in liquidazionele due Società e, tramite lo svolgimento di una gara ad evidenza pubblica, affida a soggetti privati la gestione e la valorizzazione dei complessi cremotermali e idrominerali esistenti nel bacino idrotermale di Acireale e di Sciacca, compreso lo sfruttamento delle acque termali ed idrotermali, nonché le attività accessorie e complementari”.
Con questa legge veniva avviato il percorso cosiddetto di PRIVATIZZAZIONE, con le Terme ancora aperte e affidate alla gestione della società Terme di Sciacca Spa in liquidazione, della quale a partire dal mese di giugno 2012 la Regione Siciliana era poi diventa l’unica azionista al 100%.
In questi tredici anni, tuttavia è stato emanato un solo bando pubblico, ricaduto nel periodo della pandemia, bando tra l’altro assolutamente deficitario nei suoi contenuti e nelle sue modalità di divulgazione, e che non fece registrare alcuna partecipazione di imprenditori privati. In questi ultimi tredici anni la Regione siciliana non è riuscita e a chiudere neanche la liquidazione della società Terme di Sciacca Spa.
Il patrimonio immobiliare e impiantistico si è nel frattempo gravemente deteriorato e in parte è stato anche vandalizzato, ragion per cui appare adesso difficile percorrere la strada di un ulteriore bando per la privatizzazione della gestione, senza una preventiva riqualificazione con lavori di straordinaria manutenzione.
Nel secondo semestre del 2022 l’Assessorato regionale all’Economia, di concerto con il Comune di Sciacca, ha presentato una manifestazione di interesse per partecipare ad una gara indetta da Cassa Depositi e Prestiti Sgr e relativa all’utilizzo dei fondi PNRR di cui al comparto B della stessa CDP: la proposta relativa alla riqualificazione dell’intero patrimonio immobiliare del complesso termale di Sciacca, pur avendo superato la prima fase di ammissibilità sotto il profilo tecnico, non è stata tuttavia ammessa alla selezione finale per la scelta delle proposte destinatarie delle risorse finanziarie disponibili, presumibilmente perché ritenuta troppo impegnativa sotto il profilo dell’entità delle somme necessarie per essere realizzata.
Per facilitare il reperimento delle risorse finanziarie necessarie alla riqualificazione, il nostro Comitato Civico ritiene possibile, in subordine, che vengano prese in considerazione anche soluzioni di frazionamenti del patrimonio nel futuro affidamento in gestione degli immobili facenti parte dell’intero complesso di proprietà regionale, previa tuttavia l’individuazione di
un nucleo fondamentale di beni da ritenersi NON frazionabili l’uno dall’altro nella gestione, per salvaguardarne la più autentica identità termale.
E’ infine proprio di questi giorni la notizia del nuovo piano strategico di Cdp Real Asset Sgr da raggiungere in tre anni, che prevede investimenti complessivi immobiliari generati sul territorio pari a 10 miliardi e che punta sul social housing, sulla riqualificazione del patrimonio pubblico dismesso, sul supporto al settore turistico e sulla crescita del mercato infrastrutturale italiano”.
Sulla base di tali argomenti il Direttivo del Comitato Civico Patrimonio Termale conclude la missiva con le tre richieste di cui detto sopra, rivolte al Presidente Schifani e all’Assessore Falcone.
Ai deputati del territorio il Comitato Civico ha contestualmente richiesto di sostenere tale iniziativa con un’interrogazione parlamentare bipartisan.