Sette sciacchitani lavoravano in un campo, e tutti e sette la notte dormivano in un pagliaio, fitti fitti. Or una volta lasciarono appeso all’entrata il fiasco, e come c’era vento, sbandierava qua e là, e il vino dentro diguazzava forte. Al rumore si svegliarono di soprassalto, e ancora confusi dal sonno si rannicchiavano l’un contro l’altro; e: – Che rumore è questo, compagni? – Non senti ch’è rumore strano? – È rumore di passi e di voci: ton ton, cif cif! – Compagni miei, è rumore di ladri, e vogliono ammazzarci. Allora uno ch’era il capoccio si rizzò tremante, e gli altri tremando gli si strinsero addosso. – Sentite – disse – teniamo consiglio; arrendiamoci tutti e sette, se no ci ammazzano. Non sentite come fanno? E quelli, al rumore che cresceva: – Sì, capoccio, arrendiamoci; e vacci prima tu che sei il capo, e noi ti veniamo dietro con le mani alzate Ma come quegli s’alzò, cadde a terra dalla paura, che c’era un’ombra alla porta. – Mamma mia; – gemeva – i’ non ci vado che son capoccio, e come capo mi tagliano la testa. Avanti deve andarci l’ultimo, che c’è un’ombra alla porta.Allora gli altri sei, l’un contro l’altro gridavano: – Tu sei l’ultimo, e tu prima devi andarci – e quasi si azzuffavano non potendosi mettere d’accordo. Finalmente ciò che non poté la paura poté il coraggio, e tutt’e sette spingendosi l’un l’altro si fecero avanti alla porta; e come il primo s’alzò diede il capo contro il fiasco e non aveva ancora detto -mamma! – che movendo il piede lo posò sulla bocca della zappa ch’era là rovescioni, e il manico gli balzò sul muso, e stramazzò a terra gridando: Mamma mia, che sono morto. Allora gli altri sei caddero ginocchioni, e alzando le mani gridarono: – Siamo sette con quel morto, e ci arrendiamo tutt’e sette. E fu così che sette sciacchitani si arresero a un fiasco.

Secondo Vincenzo Consolo: “I Mimi sono il più straordinario, singolare, originale libro del Novecento italiano”.
L’opera Mimi siciliani di Francesco Lanza (Valguernera, 1897 – 1933) è una raccolta di 106 storielle nelle quali, in forma popolaresca ma con gusto meramente letterario, sono tratteggiati tipi e scenette di vita provinciale siciliana.
Leggendo la storia dei 7 Sciacchitani mi è venuto subito in mente il capolavoro di Miguel de Cervantes: “Don Chisciotte” e l’esilarante episodio del duello contro i mulini a vento.

Don Chisciotte avvista dei mulini a vento che scambia per dei giganti ed imperterrito combatte contro di loro. Cosìnasce l’espressione “Combattere contro i mulini a vento”.
Ritornando alla nostra storiella, ma che c’entra Don Chisciotte con i 7 Sciacchitani?
Sicuramente ci sono diversi punti di riflessione: mentre i 7 Sciacchitani si arresero ad un fiasco, Don Chisciotte combatté contro un nemico immaginario. Di sicuro i nostri protagonisti combatterono contro le illusioni soprattutto contro un nemico che non esisteva.
Da qui, per farla breve e senza scomodare la filosofia, l’uomo davanti ai problemi e alle difficoltà può reagire in due modi: sbigottirsi e tremare di paura come i 7 Sciacchitani oppure affrontare i problemi a viso aperto come fa l’eroico cavaliere nella sua pazzia.
I 7 Sciacchitani, si sono arresi molto tempo prima di capire come stessero le cose. Questo purtroppo succede ancora oggi quando si finisce come quelli che sui social criticano il sistema, però poi rimangono immobili sul divano, senza attivarsi tramite associazioni o comitati e senza partecipare alle manifestazioni popolari per i temi di grande interesse come quello termale, quello della sanità o quello delle infrastrutture.
Ecco, il mio auspicio, usciamo dall’immobilismo e dalla disillusione e non facciamo né come Don Chisciotte che combatté battaglie inutili né come i 7 Sciacchitani che si arresero prima di combattere!