Si moltiplicano le manifestazioni di affetto e di stima nei confronti del Maestro Nino Cusumano, recentemente scomparso. Ce ne ha inviato una, particolarmente toccante, e che volentieri pubblichiamo, la prof.ssa Franca Cognata:

Carissimo maestro, qualche anno fa, accogliendo il suo invito mi sono recata a casa sua per una visita di cortesia.Quante volte mi aveva sollecitato! Quando mi incontrava, come un fiume in piena mi esternava la sua passione musicale, le sue preoccupazioni, i suoi bisogni e reiterava i suoi inviti, ma io con superficialità avevo sempre procrastinato questo momento, senza rendermi conto di ciò che stavo perdendo…

Avevo conosciuto Lei, signor Cusumano, tanti anni fa, come maestro di chitarra, elogiato per il suo innovativo metodo didattico, che avvicina allo studio di questo strumento con una tecnica da lei sperimentata, per facilitarne l’apprendimento. Ogni volta che accompagnavo mia figlia a lezione, Lei mi accoglieva con la sua naturale gentilezza e il suo sorriso coinvolgente, lieto di essere circondato da tanti bambini, a cui insegnava a suonare la chitarra e trasmetteva anche il suo amore per la musica, musa ispiratrice di tutta la sua vita. Spesso lo vedevo fuori dal suo laboratorio di musica, circondato da tanti turisti e passanti che, rapiti dai suoi accordi e dalle melodie delle sue canzoni, rallentavano i loro passi per ascoltarlo.

Vivo, nei testi da lei composti è sempre stato l’ amore per la nostra Sciacca con i suoi colori, le sue tradizioni, i suoi monumenti, il suo mare cristallino. Talvolta gli accordi dolci e melodiosi della chitarra assumevano un timbro spezzato e quasi sofferente, come nella sua canzone “La rocca regina”, che identifica il nostro litorale, purtroppo “uccisa” dal degrado e dall’incuria.

L’occasione, per me fortunata , di consolidare in nostro rapporto è arrivata dal mondo della scuola quando , in occasione del progetto Vivere Il mare, svolto nel 2002 con gli alunni di una mia classe del Liceo scientifico “E. Fermi “ di Sciacca, ho avuto l opportunità di coinvolgerla nella nostra ‘attività didattica .

Lei, maestro, ha accolto con grande disponibilità l’invito e ben presto per i miei alunni è diventato ” lo zio Nino” , ammirato per la sua abilità e maestria e ci ha accompagnato nelle nostre escursioni in barca con la sua chitarra, allietandoci con le dolci note delle sue canzoni. Una esperienza indimenticabile, che ha lasciato nei miei alunni e in me un bellissimo ricordo e che ha suscitato in lei sensazioni cosi forti, da far vibrare le corde della sua chitarra in canzoni a noi dedicate.

Dovevano trascorrere tanti anni prima che io , caro maestro, scoprissi il suo mondo, i suoi primi passi nel panorama musicale degli anni 50, i suoi successi, i suoi trionfi, insomma la carriera di un grande artista, ampiamente apprezzato anche all’estero e purtroppo poco conosciuta nella nostra realtà cittadina, specialmente dalle giovani generazioni.

Entrare nella sua casa è stato come entrare in un museo! Aleggiava dappertutto la musica, anche se non si sentiva alcuna nota. Le pareti tappezzate da locandine, gigantografie, spartiti, fogli ingialliti di giornali con recensioni d’epoca, attirano subito l’ attenzione e mi trasportavano negli anni 50 e 60, vissuti da LEI intensamente, calcando le scene, come chitarrista jazz, insieme al fratello nei palcoscenici di città italiane famose come Sanremo, Cortina o addirittura europee come Parigi e Amsterdam, per citarne alcune.

Al calore con cui mi accoglieva, si aggiungeva l’enfasi nel ripercorrere momenti della sua carriera e farmi finalmente partecipe del suo vissuto. Alzandosi di scatto dal letto, dove trascorreva parte della giornata, mi indicava nelle foto i cantanti famosi con cui aveva duettato, poi apriva uno dei tanti raccoglitori di pagine di giornale e sfogliandole evidenziava questo o quel particolare della sua carriera, che sarebbe stata di certo non meno brillante di quella del più famoso fratello Joe, se non avesse fatto scelte di vita diverse.

Mentre si aggirava per la stanza orgoglioso dei suoi successi, si immergeva nei ricordi della sua infanzia e sembrava perdersi in essi.. Mi raccontava di quando lavorava nella bottega di falegname e sfruttando questa sua abilità era riuscito, con pezzi di legno raccolti nel litorale saccense, a costruire la sua prima chitarra con la quale aveva iniziato a comporre musica, da autodidatta, perchè, come Lui diceva, la musica l’aveva avuta sempre nel sangue.

Da li, passo dopo passo, era iniziata la sua passione per la musica e la sua scalata al successo, che solo il grande amore per la famiglia aveva potuto fermare… Dopo circa un ventennio trascorso in giro per l’Europa e quando gli era stato proposto di fare il grande passo e solcare l’Oceano alla conquista dei palcoscenici americani Lei, caro maestro, aveva scelto la famiglia, ritornando a Sciacca , sacrificando cosi una carriera che sarebbe stata certamente brillante.

E mentre parlava, caro maestro , il suo sguardo passava dalle locandine alle foto delle serate, alle foto di famiglia ed io lo vedevo agitarsi per la stanza, con gli occhi lucidi per l’ emozione e la voce vibrante di commozione, nell’immergersi nei ricordi del passato, che affioravano vivi nella sua mente, nonostante le sue condizioni di salute un pò compromesse. Il mio coinvolgimento era ormai totale ! Sentivo dentro me crescere l’ammirazione per questo uomo che mi si rivelava in tutta la sua grandezza d’animo

Coglievo tutta la gioia di vivere che, Lei caro maestro, ha saputo donare a piene mani attraverso la musica , quella “musica parassita” che ora frullando costantemente nella sua testa gli rende difficile il riposo e gli fa trascorrere notti insonni. Uscendo, mentre la salutavo ho colto nei suoi abbracci l’affetto che può avere un padre nei confronti di un figlio e mi sentivo orgogliosa della sua stima. Promettendo di ritornare al più presto , mi allontanavo portando dentro me la gioia di questo incontro, che mi ha svelato la grandezza di un uomo e di un artista che avrebbe meritato molto di più di qualche sguardo fugace o di un frettoloso ascolto.

FRANCA COGNATA

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