È in programma per giovedì 28 settembre al Multisala Badia Grande la tanto attesa anteprima cinematografica di “Sciacca – Un sogno fatto in Sicilia” diretto dalla regista Michela Scolari. L’evento ha già registrato il tutto esaurito in Sala Luna, e si è dovuta predisporre una seconda sala per la proiezione, così da accogliere più pubblico possibile.


Il film, che vedrà la sua distribuzione internazionale con il titolo di Sicilian Holiday è prodotto dalla società FilmIn’Tuscany SRL (della stessa Scolari e di Ivo Romagnoli), dalla società statunitense Credential Media Ventures insieme a Marcello Mangia (patron di Mangia’s Resorts), la Sicilia Film Commission, RAI Cinema, Tilt, David Zuckerman e Tramp Limited.


La pellicola, che si ispira alla commedia romantica anglo-americana di ambientazione italiana, racconta la storia di Mia, una giovane attrice dal passato tormentato, che s’innamora di Nino, uno scultore di Sciacca, ricco solo del suo talento e dei valori delle tradizioni secolari del suo paese. Protetta dal senso di comunità del piccolo borgo siciliano, dalla bellezza dei luoghi e della gente, Mia subirà, cosi come molti dei personaggi che le ruotano intorno, una trasformazione che porterà con sé anche quando giunta la fine dell’estate porrà sé stessa di fronte ad una scelta importante di vita. Qualunque direzione prenderà la sua vita, sarà stata toccata – così come molti dei personaggi che le ruotano intorno – dalla funzione salvifica della terra di Sicilia.


ServireSciacca, alla vigilia della conferenza stampa di presentazione, ha intercettato la regista Michela Scolari che, con grande entusiasmo e disponibilità, ci ha rilasciato questa intervista durante il suo volo dalla Toscana a Palermo.

Una volta vinto il bando indetto dalla Sicilia Film Commission, da dove è nata l’idea di incentrare la sceneggiatura di un film che della Sicilia valorizzasse cultura e tradizioni proprio nella nostra città, a Sciacca? O l’ambientazione precisa è stata scelta prima?


Si, Sciacca è venuta prima della vincita del bando. In effetti, quando ho presentato la mia domanda alla Sicilia Film Commission il titolo era già “Sciacca – Un sogno fatto in Sicilia”. Dopo un lungo scouting di varie location siciliane ho proprio voluto scegliere Sciacca come ambientazione del mio racconto. Il titolo mi divertiva perché associava due valori che mi avevano già preso il cuore: Sciacca e Sciascia.


Qualche legame personale con la nostra città?

Nessuno, in effetti. Credo che il legame tra me e Sciacca sia nato involontariamente come tra due persone, che s’innamorano a prima vista. Non c’è un perché. È alchimia.

Gli spunti per valorizzare il territorio siciliano, a livello di script, potevano essere molteplici. Perché proprio una commedia romantica? Da dove nasce l’ “esigenza” di raccontare la storia d’amore tra Mia e Nino?

In realtà non si tratta di commedia romantica (che comporterebbe un lieto fine da cliché) bensì di un “romanzo di formazione” o di quello che Sterne chiamerebbe “viaggio sentimentale”. In questo senso, la Sicilia è da sempre metà privilegiata della Letteratura e del cinema del Grand Tour, ovvero del viaggio in Italia. Gli scrittori più grandi del mondo – e le loro eroine – hanno, da sempre, trovato ragione d’essere in Sicilia e in Toscana. Si pensi a Goethe, a Henry James…

Chi sono i suoi protagonisti, Mia e Nino (Lilly Englert e Francesco Leone), se dovesse ridescriverli di getto?

Sono i due anti-eroi per eccellenza. Sbagliati, paurosi, feriti a morte dai loro passati tormentati. Anti-eroi che si ‘curano’ a vicenda, diventando eroi della loro vita, sotto il sole della Sicilia che, si sa, è rigeneratore.

Nel periodo di lavorazione del film, cosa ha più apprezzato della popolazione saccense e dei luoghi che l’hanno ospitata? Cosa le rimane?

Mi rimane la generosità. Non ci è mai mancato un sorriso, un abbraccio o una stretta di mano decisa. Ognuno si è prodigato per aiutarci e per rendere protagonista la propria città. Ecco, mi rimane il senso di comunità che ha sempre reso i borghi italiani speciali, per il loro senso di “famiglia”. Questo si è perso in molti luoghi ma per me Sciacca sarà per sempre la città-famiglia.

E’ stata un’operazione sicuramente complessa, che ha visto scendere in campo tanti enti e partner. Quale è stato il momento più delicato, difficile se vogliamo, nel processo di realizzazione della pellicola?

Fare un film è sempre difficile, non c’è dubbio, ma io non ricordo difficoltà particolari durante la messa a punto del progetto. Ha preso tempo, dedizione e precisione, come è giusto che sia. La vera difficoltà in Italia è la burocrazia che rallenta e complica tutto. Ma questa è una malattia comune a tutti i settori, non solo al cinema.

Quali i programmi di distribuzione in Italia e all’estero dopo l’anteprima saccense e la distribuzione in città?

La distribuzione per me che sono solo un artista è meccanismo di difficile comprensione. Questa domanda sarebbe da porre al nostro produttore e distributore Adam Leipzig.

Sicilian Holiday è un film denso di metafore, rimandi, riferimenti e che dichiara di evitare gli stereotipi.

Sicilian Holiday è un omaggio alla grande Letteratura di stampo siciliano e d’ispirazione Siciliana: Pirandello, Sciascia, Quasimodo, Verga e poi Goethe, James… . Ho volutamente spezzato i cliché legati alla commedia romantica spesso banalizzata dal cinema contemporaneo. Ho volutamente “scozzato” le carte dei generi: il romance incontra il novel mentre ammicca agli autori importanti che l’hanno fatto prima e meglio di me. Non si può ridurre la Sicilia ad uno stereotipo e, tanto meno, una donna. Per questo la mia Mia trova la sua libertà in Sicilia ed è pronta a tornare libera e forte alla sua vita. Non è in cerca dell’amore. È in cerca della sua vera identità. E questo fa la Sicilia per Mia: le indica la strada verso se stessa.

A livello di regia, quali sono stati per lei gli elementi imprescindibili nel considerare Sciacca il “personaggio-luogo” siciliano in cui ha ambientato il suo film?

Sciacca è una donna orgogliosa e fiera, ferita dalla modernità e in cerca di una dimensione che le assomigli davvero. Questo è Sciacca-personaggio per me. E in questo senso è anche la mia Mia che si guarda allo specchio.

Quale è l’immagine” o la scena della città ritratta in Sciacca – Un sogno fatto in Sicilia a cui è più affezionata?

Sempre e per sempre è – e sarà – la carrellata che accompagna Mia ad incontrare Sciacca per la prima volta: barche annoiate sul mare che fanno da quinta a Mia che sfila davanti ai saccensi che si godono una domenica in piazza. Bambini dai volti bellissimi imbrattati di gelato, cani che sonnecchiano al sole, eleganti signori che giocano a carte e sorseggiano caffè, maledicendo la mala
politica Italiana, passanti che sorridono e lei Sciacca, con i suoi negozi d’Arte colorati e ricchi di opere, vetrine straripanti di dolci e ogni ben di Dio, chiese barocche che evocano tempi e culture lontane, mura consunte dalla salsedine… i limoni e le arance… il suono delle campane. Ecco, questa è la Sciacca che porterò sempre nel cuore e che ho raccontato nel mio film.

Cosa si porta dietro di questa lunga e intensa esperienza?

La magia. Tanta magia. Fare cinema è un miracolo già di per sé. Fare cinema in Sicilia è un incantesimo.

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