“Ciò che sta accadendo nelle strutture sanitarie della provincia di Agrigento deve indurre il governo regionale ad un energico ed autorevole intervento. Non accade da nessuna parte che ci siano dimissioni in massa di medici di vari reparti com’è successo all’ospedale di Agrigento”.
Lo dice l’on.le Michele Catanzaro, presidente del gruppo Partito Democratico all’ARS e uno dei parlamentari della deputazione agrigentina che ha partecipato al vertice per l’emergenza dell’ASP agrigentina convocato dall’assessore regionale alla Salute Giovanna Volo proprio a seguito delle molteplici dimissioni verificatesi tra i medici ospedalieri.
.
“È impensabile – dice ancora Catanzaro – che all’ospedale di Sciacca non sia stata ancora attivata la Stroke Unit e che non sia stata ancora aperta la seconda sala di emodinamica come previsto nell’ultima programmazione della rete ospedaliera, ed è altrettanto impensabile che all’ospedale di Licata non ci siano medici nel punto nascita e che a Canicattì scendano in piazza denunciando che non viene garantito un livello essenziale di assistenza sanitaria”.
“Di fronte ad un’accorata ormai quotidiana richiesta di aiuto che arriva ogni giorno dalla popolazione agrigentina – argomenta Michele Catanzaro – è arrivato il momento di conoscere programmi, strategie e come si utilizzano le risorse a disposizione del management dell’Asp di Agrigento. Deve essere per prima la struttura manageriale ad intervenire utilizzando al meglio gli strumenti strategici a sua disposizione per colmare le numerose lacune che riguardano il personale”.
“Da parte sua la Regione Siciliana affronti senza ulteriore ritardo – conclude il parlamentare del PD – le gravi emergenze quotidiane che si verificano in provincia di Agrigento e ci dica una volta per tutte qual’è la propria visione per tutelare la sanità pubblica”.
Fin qui le parole del presidente del gruppo parlamentare del PD, ma a Sciacca, così come avvenuto a Canicattì e un po’ dovunque in Sicilia, sembrano ormai aver compreso che le parole della politica non bastano più per fermare il declino irreversibile del proprio ospedale, che doveva essere una DEA di primo livello.
Il Comitato Civico Sanità ha messo nero su bianco le malefatte della gestione sanitaria e ne ha fatto oggetto di un esposto denuncia e poi anche la gente sembra aver preso consapevolezza che è arrivata l’ora di scendere in campo, per dire la propria e tentare di salvare il Giovanni Paolo II da una fine che sembra scritta e annunciata.
Aumentano le adesioni annunciate alla manifestazione di protesta del 10 novembre in difesa del presidio ospedaliero di Sciacca/Ribera che, ricordiamolo, è già riuscito a mobilitare 19 sindaci del territorio, che rappresentano le rispettive comunità cittadine e che, finalmente uniti, gridano la propria indignazione per una sanità pubblica che non tutela più il diritto alla salute costituzionalmente garantito.
Sono indignata per quello che sta succedendo alla nostra sanità agrigentina.In special modo al nostro ospedale di Sciacca.
Sono preoccupata da morire perché non sappiamo cosa ci aspetta !! Uniamoci tutti in massa difendiamo il nostro territorio!Non si può andare avanti così!Siamo in un baratro! In uno stato di abbandono totale!Diamoci una smossa tutti.Non si può stare ancora a guardare bisogna agire!Dobbiamo essere il 10 di novembre tutti presenti alla manifestazione, per difendere il nostro ospedale di Sciacca.Si sta parlando di salute,che è un bene primario.Buona giornata
Ormai semu mmanu a nuddu!!!…..liste di attesa senza speranza…..attesa che crea stress e sfiducia…cu avi lingua passa lu mari….cu avi sordi si po curari !!!…cu unnavi po sulu priari!