Ci sono delle storie di cui veniamo a conoscenza per puro caso. Sono come dei flash che stimolano la nostra curiosità e ci spingono ad approfondire e a farne narrazione.
Siamo in Spagna, nella regione detta Cantabria ed esattamente a Santona, un borgo marinaro dove oggi si colgono delle testimonianze che ci riguardano da vicino, o che , per meglio dire, riguardano le nostre radici.
Si trova qui una stele che celebra il “Paseo de los salazoneros italianos”, cioè “La passeggiata dei salatori italiani”, una vera e propria passeggiata marittima in onore e in ricordo dei numerosi maestri artigiani siciliani che tanto hanno fatto per questi luoghi e il cui operato è ancora oggi ben visibile. Ma andiamo con ordine.
Oggi i Paesi Baschi e la Cantabria, a nord della Spagna, sono uno dei poli più importanti al mondo per la pesca e la lavorazione delle acciughe, la cui qualità è tra le migliori del pianeta. Molti però non sanno che l’industria dell’acciuga fu introdotta da maestranze siciliane che modificarono radicalmente il sistema produttivo e i costumi di questi luoghi.
Questa è una storia siciliana di dimensione internazionale, una storia di migrazioni tra la Sicilia e la Spagna settentrionale (Cantabria e Paesi Baschi). E fu qualcosa di più di una semplice migrazione, poiché, grazie a professionalità e conoscenze, i siciliani non soltanto furono in grado d’integrarsi nel tessuto socio-economico, ma furono pure in grado, attraverso la fondazione di una nuova industria conserviera delle acciughe e del pescato, di modificare la cultura e le abitudini alimentari di queste regioni spagnole. Si trattava di artigiani e lavoratori altamente qualificati, salatori e conservieri ma anche pescatori esperti e ovviamente tanti commercianti col compito d’immettere le acciughe nei principali circuiti commerciali mondiali. Ed erano uomini che provenivano soprattutto da località come Sant’Elia, Santa Flavia, Siracusa, Sciacca e Trapani, dove vi era un’importante e millenaria tradizione della conservazione dei prodotti ittici.
Ma Sciacca come entra in questa storia? Osservate bene la foto qui sotto. E’ una statua bronzea che si trova proprio a Santona e rappresenta una salatrice, con la sua latta di acciughe davanti e in questa latta si legge : Sciacca.
Non è finita qui. Un particolare ci colpisce. La scritta sottostante con il nome di Giuseppe Oliveri , Sciacca.
A Santona, come documentato, ci sono stati tanti Oliveri e tanti altri sciacchitani come scritto nella 𝗛𝗜𝗦𝗧𝗢𝗥𝗜𝗔 𝗗𝗘 𝗟𝗢𝗦 𝗦𝗔𝗟𝗔𝗭𝗢𝗡𝗘𝗥𝗢𝗦 𝗜𝗧𝗔𝗟𝗜𝗔𝗡𝗢𝗦 𝗘𝗡 𝗖𝗔𝗡𝗧𝗔𝗕𝗥𝗜𝗔.
Uno dei pionieri fu Giovanni Vella scatagliota che iniziò a lavorare le alici secondo la più autentica tradizione Siciliana. Il suo amore per una bella ragazza del posto, Dolores, lo fece restare definitivamente lì.
Oggi gli Oliveri vivono ed operano ancora a Santona, continuando il lavoro dei loro antenati. Una testimonianza dell’operosità e dell’inventiva di tanti nostri compatrioti che sono riusciti a creare lavoro per sè , per le loro famiglie e per tanti lavoratori del posto, innovando e sperimentando tecniche per la conservazione delle acciughe che vengono esportate in tutto il mondo.
Nella foto vediamo Giuseppe Curreri (Industria ittica 𝙏𝘼𝙇𝘼𝙏𝙏𝘼) che opera nella regione della Cantabria, con il Presidente de della Cantabria Miguel Ángel Revilla e conJosè Antonio Oliveri, nipote dell’Oliveri raffigurato nella latta della statua).
P.S. Apprendiamo che il Sindaco Fabio Termine e L’ Assessore Francesco Dimino hanno preso contatti per un gemellaggio, un congresso, una fiera delle alici nell’ambito del turismo delle radici. Contatti con ANFE(Associazione Nazionale Famiglie Emigrati), con i deputati, con gli ambasciatori in Spagna.
Bella cosa. Grazie per questo approfondimento.
Io l’ho scoperta giorni fa su Facebook grazie ad un post di Calogero Segreto.
Quanto è ricca questa città di storia e di rapporti col mondo!