Le più recenti vicende del reparto di oncologia all’ospedale di Sciacca, che hanno tenuto banco tra le notizie di attualità nel corso di questa settimana, costituiscono ad un’attenta lettura l’ennesima conferma, nelle parole e nei fatti, della malcelata volontà da parte della politica sanitaria regionale di realizzare un progressivo ridimensionamento dell’Ospedale di Sciacca a favore di una concentrazione sull’Ospedale di Agrigento in termini sia quantitativi che qualitativi.
Per rendersene conto può essere utile rileggere, con una visione unitaria, tutto quanto avvenuto.
Il reparto di oncologia di Sciacca dovrebbe avere un organico di tre medici. In realtà, al momento ne ha solo uno in servizio, il dr. Santangelo. In precedenza il dr. Vaccaro si era dimesso per andare ad esplicare la propria attività di oncologo a Canicattì, nella medicina territoriale di base, e la d.ssa Graziano aveva chiesto un’aspettativa nell’attesa di una procedura di mobilità.
La “direzione strategica” dell’ASP di Agrigento aveva ritenuto di far fronte a tale critica situazione con l’invio a Sciacca, tre volte la settimana, di una risorsa medica aggiuntiva proveniente da Agrigento (dove in oncologia sono in sei medici) oppure da un altro ospedale dell’ASP.
Lasciamo al lettore di immaginare il carico di lavoro che ne consegue al dr. Santangelo, che ha in carico oltre 300 ammalati oncologici, i quali nel reparto vengono tra l’altro per fare terapie di tipo salva vita.
Questo supporto esterno per tre volte la settimana era venuto meno all’inizio della corrente settimana, perché la “direzione strategica” dell’ASP non aveva rinnovato la precedente disposizione di servizio.
Lunedì pomeriggio il “direttore strategico” dell’ASP di Agrigento, Mario Zappia, è venuto a Sciacca per assistere alla stabilizzazione contrattuale di alcune decine di infermieri.
A margine della riunione Mario Zappia è stato intervistato da Massimo d’Antoni di RMK, in modalità condivisa con noi di ServireSciacca, che infatti abbiamo pubblicato integralmente l’intervista di D’Antoni.
La seconda domanda che il direttore di RMK ha posto al commissario straordinario dell’ASP ha riguardato proprio l’oncologia di Sciacca: lì c’è solo il dr. Santangelo, gli ha ricordato D’Antoni; si può prevedere che verrà rinnovata la disposizione di servizio relativa alla turnazione di supporto all’oncologia di Sciacca per tre giorni a settimana?
Il commissario straordinario ha risposto sicuro di sé, con il suo solito stile manageriale: “Quella è una soluzione estemporanea sufficiente per l’emergenza” – ha detto testualmente Zappia – che potrà essere riproposta se serve. Ma noi della “direzione strategica” siamo andati oltre, abbiamo già inviato una PEC ai medici che avevano presentato domanda di partecipazione al concorso indetto nel 2021 per l’oncologia di Sciacca e non ancora concluso, chiedendo loro se sono disponibili ad accettare un contratto a tempo determinato, salvo poi attendere la conclusione del concorso per un eventuale tempo indeterminato“.
Massimo D’Antoni però non desiste, e ritorna a far presente al suo interlocutore che il dr. Santangelo è rimasto da solo, con oltre 300 utenti, malati oncologici:
A questa secondo domanda la risposta che arriva da parte del rappresentante del governo regionale è a nostro avviso semplicemente raggelante: “non si può certamente attribuire alla direzione strategica se un medico si è dimesso e un’altra si è ammalata… e poi ci sono tanti altri reparti con un solo medico, e che continuano a lavorare… è una situazione generalizzata…“
La mattina dopo (martedì) il dr. Santangelo non si presenta al lavoro, perché ammalato: non è difficile immaginare che le parole utilizzate dalla “direzione strategica” possano aver indebolito le difese immunitarie del dirigente di oncologia, sicuramente già messe a dura prova dalla situazione di organico del reparto.
Tutti gli ammalati oncologici arrivati martedì mattina in reparto oncologico per terapie, visite, controlli e prese in carico vengono rispediti a casa, compresi (ci consta) casi per i quali la terapia doveva essere iniziata quel giorno (presa in carico) con carattere di particolare urgenza e che erano arrivati in ospedale con tanto di ambulanza pagata di tasca propria.
A questo punto e solo a questo punto la “direzione strategica” dispone l’invio a Sciacca di due medici oncologici, rispettivamente da Agrigento e Canicattì, per le giornate di mercoledì, giovedì e venerdì.
Quanto avvenuto provoca “vibranti” reazioni politiche, tra le quali quella del capo gruppo PD all’ARS on.le Michele Catanzaro (che richiede le dimissioni dell’assessore Giovanna Volo) e dell’on.le Margherita La Rocca Ruvolo, il cui intervento presso l’assessorato regionale alla sanità avrebbe determinato la decisione di inviare a Sciacca i due medici fino a venerdì e poi a partire dalla prossima settimana il supporto di un oncologo che arriva da fuori in aiuto al rientrante dr. Santangelo.
“L’ASP deve garantire la piena attività dell’Oncologia di Sciacca” proclama l’on.le Margerita La Rocca nel suo comunicato.
Dopo queste reazioni a livello politico, la “direzione strategica” dell’ASP ritiene di intervenire e di esternare le seguenti considerazioni sulle criticità emerse nel reparto di oncologia di Sciacca:
La Direzione strategica dell’Azienda Sanitaria Provinciale di Agrigento è intervenuta a margine dei disagi dovuti a carenza di personale medico verificatisi presso il reparto di oncologia del presidio ospedaliero “Giovanni Paolo II” di Sciacca esprimendo alcune considerazioni volte a far chiarezza e a fornire rassicurazioni alla collettività: “va subito detto – ha dichiarato il commissario straordinario ASP, Mario Zappia – l’Unità operativa di oncologia dell’ospedale di Sciacca non è chiusa e che gli interventi già posti in essere fanno sì che non esista questo rischio. Le criticità contingenti si stanno affrontando, in una logica di ottimizzazione delle risorse aziendali disponibili, ricorrendo all’ausilio di medici del “San Giovanni di Dio” di Agrigento e del ‘Barone Lombardo’ di Canicattì nelle more dell’immissione in servizio di altro personale che realizzeremo grazie alla contrattualizzazione di alcuni medici che hanno partecipato ad un concorso per oncologi nel 2021 e il cui espletamento è ancora in atto. Le problematiche dovute alle carenze d’organico in oncologia a Sciacca sono ben note e stanno al centro di un’attenta programmazione attraverso cui, non certo da ora, stiamo cercando di reclutare nuovi oncologi per risolverle in via definitiva. Per garantire i trattamenti chemioterapici e contribuire a colmare le difficoltà – ha concluso il commissario – sono state inoltre incrementate le ore di specialistica ambulatoriale dedicata“.
Fin qui i fatti, mentre vi lasciamo immaginare il trambusto e soprattutto la preoccupazione dei malati oncologici che si sono visti martedì rispediti a casa senza terapia o senza poter essere stati presi in carico dalla struttura oncologica, e in quest’ultimo caso rinviati a data da destinarsi.
Alcune considerazioni su quanto accaduto ci sembrano d’obbligo.
Evidentemente, stante le parole del dr. Zappia, il fatto che il dr. Santangelo fosse l’unico medico rimasto in oncologia non raffigurava un caso di emergenza, e ciò è talmente vero che lo stesso Zappia ha rafforzato poco dopo questo concetto portando ad esempio altri reparti che a Sciacca continuano a lavorare con un solo medico. Si sta insomma pian piano consolidando il concetto della normalità che un reparto sia presidiato da un solo medico, tant’è che anche in Pronto Soccorso non è una rarità trovare in servizio un solo medico: si è mai chiesto qualcuno di chi sarebbe la responsabilità se un bel dì arrivassero in medicina d’urgenza due codici rossi gravissimi in contemporanea, e il povero medico di turno dovesse decidere a chi dei due prestare assistenza e salvare la vita?
La “direzione strategica” ci ha tenuto molto a farci sapere che “era andata oltre “, inviando con urgenza le PEC per proporre contratti a tempo determinato agli oncologi che avevano richiesto di partecipare al concorso indetto nel 2021. Farebbe meglio, la “direzione strategica“, a spiegare all’opinione pubblica come può accadere che un concorso indetto nel 2021 non sia stato ancora espletato e concluso…
L’amara conclusione è che nell’attuale sistema che governa la sanità regionale i reparti gestiti da un solo medico non costituiscono più un’emergenza, quanto meno con riferimento a Sciacca, e che nessuno viene mai chiamato a rispondere in termini di responsabilità personale di procedure concorsuali che durano da due anni e anche più senza arrivare a conclusione, nonostante la carenza di personale sia il problema numero uno dell’Ospedale di Sciacca. Ma, come dicevamo all’inizio, probabilmente nulla avviene per caso.
Si continua con una politica di smantellamento continuo e inesorabile di un.presidio di emergenza-urgenza e che abbraccia un vasto territorio della parte occidentale della provincia e
che riceve utenza anche dalle provincie di Trapani e Palermo.
Dobbiamo.aspettare la tragedia per ottenere una reale tutela della salute delle persone???????
Mi preoccupa il fatto che una emergenza possa diventare “una normalità”.
Secondo me non bisogna più manifestare ma protestare dobbiamo fare sentire la nostra rabbia con forza devano sapere che abbiamo capito bene che stanno giocando con la nostra salute non possiamo più accettare tutto questo . Loro continuano inperterridi a portare avanti il loro disegno politico.Noi questo non possiamo accettarlo