Il 17 gennaio la Chiesa italiana celebra l’abate ed eremita Sant’Antonio. Il suo nome è fra i più diffusi del cattolicesimo e grande è la devozione popolare lungo i secoli.
Il “Padre dei monaci” è considerato il protettore degli animali e nel giorno della sua memoria liturgica (muore all’età di 105 anni il 17 gennaio 356), si usa benedire gli animali e le stalle che sono sotto la sua protezione.
In passato, le sue effigie erano collocate sulle porte delle stalle come simbolo di difesa quando gli animali non erano considerati animali da compagnia ma fonte di sopravvivenza e patrimonio della famiglia: per il lavoro e per l’alimentazione.
L’eremita è considerato anche il protettore contro le epidemie di alcune malattie.
Il Pitrè ci ricorda un altro protettorato: quello del fuoco, non a caso il suo nome è legato ad una forma di herpes nota come “fuoco di Sant’Antonio” o “fuoco sacro”.
In feste popolari siciliane, l’esperto del folclore siciliano cita un adagio celebre in buona parte dell’Europa che ricorda il gran freddo durante quel giorno:
Sant’Antoniu la gran friddura,
San Lorenzo la gran calura,
l’unu e l’autru pocu dura
A Sciacca grazie ad un’iniziativa della Confraternita del SS. Crocifisso e del comitato spontaneo di piazza Campidoglio, che gestiscono la chiesetta di Sant’Antonio Abate in discesa Campidoglio, la tradizione e i riti della cultura contadina legati all’eremita egiziano giungono fino ai nostri giorni.
È prevista infatti per domani mattina la benedizione degli animali (e solo di essi) appartenenti alla fattoria didattica 1 2 3 Stalla e poi nel pomeriggio un incontro sulla figura del Santo con Pino Mortillaro e Giuseppe Verde.