Le nuove generazioni hanno sentito parlare dai loro nonni del Carnevale di una volta. Oddio, non tanto tempo fa. Appena una sessantina di anni sono passati. Chi ha avuto la fortuna di appartenere a una famiglia che amava questa festa, sa che era il Carnevale dei bambini la cosa più importante di allora. Non c’erano ancora i carri allegorici come quelli di oggi, nè i gruppi mascherati. Il Carnevale arrivava per noi bambini. Era la nostra festa. Lo aspettavamo tutto l’anno e con noi, le nostre mamme. le quali mamme sapevano fare di tutto: anche le sarte improvvisate pur di accontentarci. Magari si facevano aiutare da qualche vicina di casa o conoscente che era più brava. Ma , comunque, sapevano dove mettere le mani.
Un valido aiuto per la scelta e la preparazione del nostro costume di Carnevale era il cosiddetto “Figurino” che è il maschile di figurina…ma qui non c’entra niente. Il figurino, ai nostri tempi, cari lettori, era una rivista di moda. Vi ricordate il tedesco “Burda” conosciuto e tradotto in tutto il mondo? Lo si trovava dalla nostra sarta di fiducia. Si sfogliava per cercare il modello da farsi cucire.
Le foto che vedete appartengono a un “figurino” di mia madre che ho conservato per tanti anni. Manca la copertina, andata perduta negli scatoli dei costumi carnevaleschi che si conservavano per anni e perchè, nella mia famiglia, le cose di Carnevale erano delle vere reliquie. Accanto alla classica “Fatina” o al “Pierrot” o alla Dama antica e alla Burgisa, facevano capolino, da quelle pagine, costumi ispirati a personaggi storici, a fantastiche riproposizioni di carte da gioco, farfalle, fiori, animaletti, ma anche giapponesine, indiani, pistoleri e marinai. Una miniera di idee.
Era di Gabriele Aversa la merceria più frequentata nel centro storico per acquistare passamanerie, panno colorato, paillettes da applicare con una pazienza certosina, pizzi e merletti. Seguito da Lucia e da “Alfonsa la iadda” a San Michele . Si iniziava dopo Natale a riunirsi per cominciare a preparare quei costumi che sarebbero stati indossati dai più fortunati di noi e sfoggiati in piazza, nelle case dei parenti o sul palco per il “Festival dei bambini”.
Cosa più importante e non so fino a che punto pedagogicamente valida era che a scegliere il costume non eravamo noi, ma le nostre mamme. Noi, comunque, eravamo contenti lo stesso e , dopo aver fatto la prima prova, ci sentivamo già pienamente dentro quei panni e inseriti nei personaggi che rappresentavamo. Eravamo pronti a rispondere alla fatidica domanda: “Come sei vestito/a?”
Adesso che con un click sul pc si possono ordinare i vestiti di Carnevale su Internet, i nostri nipoti sono loro a scegliere il supereroe nei cui panni vogliono entrare a Carnevale. Il mio figurino, comunque, lo conservo gelosamente e ne sono perdutamente innamorata.