Ne ho visti tanti di concerti nella mia vita ormai non breve, di cui conservo ricordi indelebili, ma quello di Roberto Vecchioni a cui ho assistito ieri sera al Cinema Impero di Marsala è riuscito più di tutti a trasmettere a un migliaio di spettatori presenti ciò che il Prof cantautore ha definito il motore della nostra vita: i sogni e le emozioni.

Emozioni autentiche, perché strettamente attinenti ai più diversi sentimenti che animano la nostra anima, e quindi alle cose più autentiche della nostra vita.

Eravamo in tanti di Sciacca ieri sera a Marsala per Vecchioni e molti di noi non hanno potuto fare a meno di ammirarne il bel centro storico trasformato in isola pedonale permanente e pieno di dehors nella passeggiatina pre concerto e quel cinema con mille posti che ti consente stagioni teatrali e liriche, concerti, insomma tutte cose belle per le quali a Sciacca non abbiamo i luoghi adatti.

Poi inizia il concerto che durerà quasi due ore e mezza, uno spettacolo autenticamente teatrale più che un semplice evento musicale, nel quale il Prof Vecchioni ti incanta anche con le parole, raccontandoti il significato e la genesi delle sue canzoni, e con esse il suo personale senso della vita.

E il concerto inizia con una canzone che Vecchioni dice di considerare la più bella tra tutte quelle da lui scritte e composte, una canzone che in pochi secondo lui conosceranno… che racconta di ciò che ogni uomo è chiamato a trasmettere ai propri figli, di generazione in generazione.

E intona proprio quel “Il lanciatore di coltelli” che è la mia canzone preferita tra le mille che il cantautore milanese ha composto… una canzone che ho anche utilizzato in un momento formativo di campo scuola scout, in cui gli adulti imparano a diventare educatori scout.

E allora l’inizio è da emozioni forti, almeno per me…

L’intero concerto tiene gli spettatori immersi in una magica atmosfera di note e parole che descrivono le tante diverse espressioni dell’amore, da quello per la donna della tua vita a quello per le tante donne che nel mondo lottano per la propria libertà, da quello per i maestri di vita a quello per il figlio che non c’è più attraverso un dialogo con Dio (quella “Le rose blu” seguita da una autentica e commossa o azione), per finire con l’amore per i giovani, con quel “Sogna, Ragazzo, Sogna” divenuta oggi celebre e che rivela di aver scritto pensando a studenti e scout…

Ed è passata la mezzanotte quando usciamo dal Cinema Impero con la dolce consapevolezza di esser stati partecipi di uno “spettacolo” che ha coinvolto le corde più profonde dell’anima.

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