Quando un’artista, una persona cara, come l’indimenticato e l’indimenticabile Cosimo Barna, immaturamente scomparso nel 2017, lascia la sua traccia indelebile su questa terra, allora vuol dire che è stato veramente grande. Ci troviamo a Petralia Soprana, nella miniera di sale dell’Italkali. Ci muoviamo , con i nostri elmetti in testa come personaggi del film “Viaggio al centro della terra”, in un buio misterioso, affascinati da questo incredibile sito che ci fa sentire piccini piccini al confronto di una natura primordiale.

6 milioni di anni fa, qui era fondale marino. A seguito del prosciugarsi del mare, il fondale lasciò emergere il sale che poi, nel tempo, venne a sua volta ricoperto da frane e detriti, dal sollevarsi della terra e dal trasformarsi dei continenti. La roccia, quindi, inghiottì quell’antico mare e custodì il suo sale finché non venne scoperto dall’uomo.

L’azienda Italkali, infatti, ha aperto qui – oltre quarant’anni fa – un sito estrattivo di salgemma che oggi ha la denominazione di qualità di “sale di Sicilia. La miniera fa parte di una catena di siti di scavo che portano alla produzione e al commercio del sale siciliano ovunque in Italia e nel mondo. La miniera si sviluppa per otto piani, nel sottosuolo, con 80 km di gallerie percorse ogni giorno da minatori, macchinari e tecnici. Ma anche da artisti! Perché la miniera di Petralia Soprana, da qualche tempo, è diventata anche un museo: il MACSS Museo di Arte Contemporanea Sotto Sale. Le parti di scavo che non vengono più utilizzate per l’estrazione sono lasciate alla fantasia di scultori e intagliatori che li trasformano in opere d’arte. Alcune sono permanenti, altre temporanee, ma tutte hanno come materia prima il sale.

Tra le decine di installazioni e sculture, sentiamo la nostra guida dire: “Questa opera è dell’artista Cosimo Barna di Sciacca. Si chiama “Abissi” ed è stata creata in occasione della Biennale del 2011. ” Osserviamo da vicino, tra le striature della parete e quelle del suolo, le creature di Cosimo, le alici guizzanti in un blu argenteo del sale, qui, in questo posto dove non ci avremmo mai pensato di trovare tracce della sua arte. E senza tema di campanilismo, diciamo che , tra tante opere d’arte, quella di Cosimo è la più” viva”. Le sue alici, creature di un mare da lui tanto amato, le abbiamo ritrovate, inaspettatamente, qui, ancora una volta immerse tra il blu del mare e il bianco del sale.

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