Sono le ore 16 del 18 Giugno 2024. Seduta sul divano, nella mia casa dello Stazzone, ho appena finito di vedere un episodio della mia serie tv preferita:” Poirot”. Sento dei crepitii e come dei piccoli scoppi provenire da fuori. Mi alzo e vado alla finestra. Esce del fumo dal “Porticello”. Sveglio mio marito dalla sua pennichella pomeridiana. “Angelo, corri! Esce fumo dal Porticello. Chiama Ignazio Marino! “Angelo fa immediatamente il numero di Ignazio e subito dopo qualcuno dei vicini chiama i Vigili del fuoco. 

Saliamo sul terrazzo e vediamo quello che mai avremmo voluto vedere: fiamme altissime si alzano dal ristorante e un fumo nero e denso comincia ad ammorbare l’aria. Ma quando arrivano i pompieri? Finalmente, dopo minuti che sembrano ore, sentiamo la sirena e arrivano i Vigili del fuoco. Scendiamo di nuovo giù, ma stavolta ci barrichiamo in casa , chiudendo tutte le finestre, anche quelle sul retro. Ignazio Marino è la, sul marciapiedi di fronte casa nostra. Alcuni stazzonari si avvicinano, Lui piange. Dalle pompe dei vigili escono spruzzi di acqua che non riescono a spegnere il fuoco, che sempre più minaccioso adesso si sta allargando. 

“Le bombole! Le bombole di gas!” grida qualcuno. I residenti di alcune palazzine vicine e dirimpettaie vengono fatti allontanare. Il pensiero mio e di tutti quelli che vivono allo Stazzone da una vita, torna improvvisamente e drammaticamente indietro nel tempo. A una notte (quella volta fu di notte) in cui andò a fuoco un altro ristorante, “Il Corsaro” e tutti assistemmo esterefatti e sgomenti alla distruzione di quel locale alla moda, tanto frequentato. Allora ci scappò anche il morto. 

Ora è giorno, é pomeriggio di una bella giornata di Giugno con un mare calmo e invitante. Ma lo sconvolgente quadro che ci si pone davanti non lo dimenticheremo tanto facilmente. “Il Porticello” il glorioso ristorante dei Fratelli Marino prima, di Vincenzo Marino dopo e adesso di Ignazio Marino, continua a bruciare inarrestabilmente. Una pietra miliare nella storia del nostro quartiere e di Sciacca tutta. Il posto del cuore, per molti di noi che lì abbiamo conosciuto e incontrato i primi amori. Un posto che tutti gli sciacchitani amavano e consideravano un posto familiare, con le sue tabbische e le sue zuppe di cozze. Un posto che Ignazio, dopo anni di lontananza in Thailandia, aveva faticosamente rimesso in sesto e rianimato con tanta buona volontà e tanta fatica.

Il Comitato dello Stazzone al Porticello per il tradizionale minestrone

Continua a bruciare, il Porticello. Sono passate due ore al mio orologio. Tappati in casa per paura delle esalazioni di fumo, assistiamo impotenti allo scempio. Pensavamo, inizialmente, che qualcosa potesse salvarsi, che il fuoco potesse essere circoscritto. Invece il legno che aveva sfidato decenni , è bruciato come un fuscello, una torcia. Del glorioso “Porticello” non resta che cenere.