Il disegno è chiaro, da tempo: depotenziare l’Ospedale di Sciacca, utilizzare la “coesistenza” di quello di Ribera come strumento di ulteriore indebolimento del Giovanni Paolo II, concentrare al contrario è tutte le risorse finanziarie sul potenziamento dell’Ospedale di Agrigento, in attesa che il nuovo piano ospedaliero certifichi il definitivo ridimensionamento anche sul piano formale del Giovanni Paolo II come ospedale di base.

Alla faccia di un territorio come quello del distretto di Sciacca molto esteso e popoloso, con una rete viaria antiquata, alla faccia di una città come quella di Sciacca che in estate raddoppia il numero dei suoi abitanti, alla faccia dell’attuale classificazione di Sciacca come Ospedale Stroke Unit, classificazione che volutamente non si è voluta rendere reale e che è rimasta sulla carta, con danni fisici visibili su molti nostri concittadini colpiti da ictus.

C’è solo l’imbarazzo della scelta per la conferma di quanto sopra. Giornalmente arrivano notizie stampa su nuove e modernissime dotazioni strumentali in dotazione al San Giovanni di Dio di Agrigento, alcuni medici sono stati sottratti senza alcun titolo al Giovanni Paolo II di Sciacca e messi in servizio ad Agrigento, le problematiche sul presidio ospedaliero di Sciacca aumentano a dismisura di giorno in giorno senza che mai arrivi una parola chiara e sopratutto realmente programmatoria sulle sue innumerevoli deficienze.

I medici ospedalieri di Sciacca tengono la bocca chiusa per timore di sanzioni, ma basta parlare privatamente con loro per comprendere che ormai non nutrono alcuna speranza sul rilancio qualitativo del nostro ospedale.

È chiaro a tutti che i documenti e le prese di posizione del Comitato Civico per la Sanità, così come quelli del Consiglio comunale, non servono a nulla.

Ad Agrigento neanche li leggono o comunque se ne fregano.

La mobilitazione popolare di fine 2023, che ha fatto scendere in piazza quasi cinquemila persone, è solo un ricordo e anche lì ad Agrigento hanno fatto orecchie da mercante. L’esposto denuncia presentato alla Procura della Repubblica non sembra aver sortito alcun effetto. Neanche dal cambio di guardia alla direzione dell’ASP di Agrigento sono arrivati segnali confortanti.

Che fare?

Documenti, riunioni e dichiarazioni di routine non servono a nulla.

Occorrerebbe coinvolgere in un’azione dimostrativa di significativa evidenza tutti i sindaci del distretto sanitario di Sciacca, i deputati regionali di tale distretto, il Comitato Civivo Sanità, il Tribunale per i Diritti del Malato e altre associazioni di volontariato: con questo “cartello” invitare il Presidente della Regione a Sciacca, oppure chiedergli un incontro a Palermo, per sottoporgli il dossier ospedaliero e della sanità territoriale di Sciacca, prima che sia troppo tardi e vengano prese decisioni definitive di ridimensionamento.