Questa sera alle ore 20.30, al Castello Incantato di Sciacca, sarà inaugurata la mostra del fotografo Paolo Quartana, Magna Grecia & Sicilia Ellenica, curata da Tony Russo, in collaborazione con il Museo Diffuso dei Cinque Sensi.
Paolo Quartana , insegna a Bolzano e scoprendo la nostra isola ha per anni realizzato un viaggio fotografico nei siti archeologici del nostro territorio e di tutta la Magna Grecia.
Al Castello Incantato si potranno ammirare 18 foto che dalle Cave di Cusa ci portano fino alla Valle dei Templi. Una mostra “anteprima ” per un progetto ancora più grande che vedrà il prossimo anno, per AGRIGENTO CITTÀ DELLA CULTURA, una più ampia mostra su tutti i siti della Magna Grecia .
Per l’occasione si brinderà con i vini offerti dalle Cantine De Gregorio.
Ho conosciuto Paolo Quartana vent’anni fa, nel liceo di Bolzano dove insegno, che ha anche un indirizzo artistico. Credevo fosse uno storico dell’arte, perché avevo letto il suo nome in una serie di volumi a più voci intitolati “I luoghi dell’arte”, invece ho scoperto che insegnava grafica e fotografia. Gli chiesi se era siciliano, visto che aveva lo stesso cognome di mia nonna. Mi rispose che il nonno era di Agrigento ma non registrai nessun interesse per questa origine siciliana. Dopo qualche anno cominciammo a frequentarci occasionalmente e scoprii che aveva fatto molte mostre fotografiche e addirittura esponeva in una galleria a Parigi. Io gli dicevo sempre che forse eravamo cugini, lui rideva e mi diceva che prima o poi sarebbe andato nella terra dei suoi antenati. L’occasione arrivò nella primavera del 2017, grazie a un gemellaggio tra il nostro liceo artistico e quello di Sciacca. Con gli studenti visitammo Selinunte e la Valle dei Templi, Paolo fece diverse foto col suo telefono, ma dopo pochi mesi mi chiese se poteva tornare a Sciacca per fotografare i siti archeologici con una macchina fotografica. L’occasione fu data dalle vacanze dei morti. Come scoprii, quando andammo a Segesta, fotografava con apparecchiatura simile a un banco ottico, molto più pesante e ingombrante di una comune macchina fotografica. Nel corso degli anni è tornato in Sicilia diverse volte, fotografando la parte occidentale dei resti greci: Selinunte, Segesta, Agrigento, Eraclea Minoa, le Cave di Cusa, ma anche la parte orientale: Siracusa, Taormina, Palazzolo Acreide, cioè la Magna Grecia e la Sicilia Ellenica. La prima particolarità che mi colpisce nella sua fotografia, avendolo accompagnato in diverse occasioni, è che fotografa senza inquadrare, scoprendo dopo, elaborando le immagini al computer, cosa ha visto. Il suo fine, infatti, non è documentare ma “vedere”, proprio nel senso della visione, cioè andare oltre la semplice percezione della retina, per cercare un’emozione che l’occhio magari non registra. Come vedrete nella mostra, le sue foto scattate in pieno giorno e spesso con un cielo azzurro, sembra immagini notturne e lunari. È il suo modo di ricreare soggettivamente una realtà che oggettivamente è là, immutabile nel corso dei secoli. Fate caso che in parecchie foto compare spesso una persona, colta a sua insaputa, nel tentativo di rendere vivo uno spazio in cui le pietre e la materia parrebbero ferme nel tempo, stabilendo dunque una continuità tra epoche ed esseri umani. Lo spazio diventa immortale.
Giovanni Accardo, insegnante e scrittore