L’incontro svoltosi ieri in aula consiliare a Sciacca tra rappresentanti dei comitati di quartiere, amministratori di condomini, l’AICA rappresentata dal direttore generale ing. Francesco Fiorino, il sindaco Termine e la vice sindaca Gulotta, per trattare i controversi aspetti dell’emergenza idrica, pur ricco di spunti non ha portato con sé notizie tali da rassicurare i nostri concittadini in merito a un miglioramento dell’erogazione idrica, quanto meno nel breve termine.

L’unica notizia potenzialmente positiva che è risuonata nel corso del lungo dibattito tra le parti, contrassegnato anche da momenti di vibrante appello e protesta quando sono intervenute Anna Macaluso della Foggia e Barbara Tancredi di Cutrone, è stata la “rassicurazione” che non appena entreranno in funzione i due pozzi aggiuntivi di Grattavoli (si spera nel mese di agosto) la “stragrande maggioranza” dell’acqua aggiuntiva da essi estratta (circa 100 litri al secondo) verrà destinata a Sciacca, quanto meno nella misura che la vetusta rete idrica cittadina potrà sopportare.

Si sono impegnati in questo senso sia il sindaco Termine che l’ing. Fiorino.

Sorge tuttavia spontaneo questo interrogativo: per effetto della situazione stessa che è stata descritta da Fiorino e Termine come causa dell’attuale grave crisi, che di fatto penalizza fortemente la nostra città anche in prospettiva futura, quanto potranno essere in grado il sindaco e il direttore generale di AICA di mantenere l’impegno assunto di veicolare su Sciacca gran parte di questi 100 litri aggiuntivi al secondo?

A nostro avviso ben poco, ovviamente sperando di essere contraddetti in questa nostra previsione, non disponendo tra l’altro il sindaco di strumenti efficaci di controllo e verifica in tal senso.

Quegli stessi obblighi di “condivisione”dell’acqua (prelevata nel sottosuolo di Sciacca) con altri 33 comuni che fanno parte dell’ambito consortile AICA (l’acqua che viene portata via da Sciacca verso altri comuni è di circa 80 litri al secondo) e il ruolo poco appariscente ma in realtà estremamente invasivo di Sicilacque (gestore del sovrambito regionale) ci fanno temere che questa conclamata volontà di destinare a Sciacca la “stragrande maggioranza” delle risorse idriche prelevabili dai due nuovi pozzi possa nei fatti non trovare riscontro nella realtà delle cose.

Tutti ieri hanno concordato sul fatto che l’origine della grave problematica attuale risale alla decisione adottata dal Comune di Sciacca nel 2004 (consiliatura con sindaco Turturici) di conferire le proprie fonti idriche (assai ricche) e le proprie strutture di acquedotti (Favara di Burgio, Carboy e Grattavoli) alla società di gestione dell’ambito provinciale, a differenza degli altri 8 comuni che come Sciacca di erano fino a quel momento gestiti autonomamente nel pompaggio e distribuzione dell’acqua e che invece preferirono continuare a rimanere autonomi (tra questi Menfi, che non ha oggi alcuna emergenza idrica e dove l’acqua viene pagata dagli utenti a tariffe molto basse).

Rileggere la storia e gli errori commessi serve tuttavia a comprendere l’origine dei problemi ma non a risolverli, perché indietro non si può più tornare.

Il problema acqua ha quindi un’origine politica, ma oggi è un problema sopratutto tecnico che riguarda la gestione che AICA e a monte SICILACQUE fanno della gestione e distribuzione dell’acqua potabile.

Una problematica che attiene a turni di distribuzione con intervalli di tempo troppo lunghi e del tutto disomogenei tra zona e zona, a una pressione dell’acqua tante volte insufficiente, a un calendario di turnazione spesso e volentieri non rispettato, a una struttura del sistema sostitutivo con autobotti giudicata troppo complessa e comunque con attese troppo lunghe, a una destinazione di acqua a Sciacca comunque inadeguata, sopratutto se si tien conto che in estate la popolazione raddoppia e che ben il 60% dell’acqua destinata alla città si perde per strada a causa delle rotture e delle falle di una rete di distribuzione idrica ormai vetusta, alle difficoltà per tante abitazioni del centro storico con cisterne piccole e difficoltà viarie ad essere raggiunte dalle autobotti.

Nessuno tuttavia ha risposto in modo chiaro a un basilare interrogativo di fondo posto da Anna Macaluso: perché si parla di “emergenza idrica”come causa dell’attuale riduzione nella distribuzione dell’acqua se le falde acquifere, e quindi i pozzi che alimentano la distribuzione, non risentono ancora dell’emergenza climatica? Sono gli invadi che si stanno svuotando, quindi la gravissima problematica dovrebbe riguardare l’agricoltura, e non invece la distribuzione dell’acqua potabile.

La risposta, non data, è che in nome dell’emergenza climatica il gestore dell’ambito regionale (SICILACQUE), che fornisce ad AICA circa il 60% dell’acqua che poi la stessa AICA distribuisce ai 34 comuni dell’ambito agrigentino, ha drasticamente ridotto la quantità delle sue forniture ad AICA.

Nel suo intervento finale il sindaco ha anche assunto l’impegno di farsi promotore di un incontro tra gli amministratori di condominio e il Prefetto, per poter valutare le difficoltà riscontrate dagli amministratori condominiali nella gestione del sistema sostitutivo con autobotti.

ServireSciacca ha seguito ieri in diretta l’incontro in aula consiliare:

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Qui di seguito l’intervento finale del sindaco: