Perdonatemi il banale gioco di parole. Ma, assistendo allo spettacolo teatrale di ieri sera, “Muratori”, ho riflettuto sul fatto che Franco Bruno, nel panorama teatrale o, per dirla diversamente, fra tutti i teatranti che conosco, è sempre andato e continua ad andare “oltre”. Non per niente ha definito così la sua compagnia teatrale. Oltre le convenzioni, oltre la tradizione, oltre la spettacolarità, oltre la popolarità a tutti i costi, sì, anche quella.

Nella sua lunghissima carriera di attore e di performer, Franco è sempre stato coerente e le sue scelte, in ambito drammaturgico sono state improntate al coraggioso tentativo di crescere, in primis per lui stesso; secondariamente, ma cosa non meno trascurabile, per far crescere, culturalmente, la nostra comunità. “Ciascuno di noi, in questi anni, è andato nella direzione che ha voluto. Franco è andato sempre nella Sua direzione” così ci ha detto Marina Marchica, sua compagna di vita e di carriera, ieri sera, a fine spettacolo, quando ci siamo incontrati per congratularci con tutto il cast. Avere messo in scena un testo teatrale di Edoardo Erba, che non è il classico autore teatrale, ligio a una solennità dolorosa o a un pathos raggiunto solo tramite dialoghi sfiancanti, il cui teatro è vivace, moderno e forse postmoderno, comprensibile e terra-terra quanto inevitabilmente profondo, portatore di grandi significati e grandi interrogativi, è stata una scelta coraggiosa, da parte di Franco. La lingua di Erba, poi, è tutto tranne che antiquata e solenne: con lui la quotidianità si fa strada sul palcoscenico; un palcoscenico che inevitabilmente viene trasfigurato in uno spaccato pulsante della realtà.

La coppia di Muratori che erige una parete (non è una metafora) sul palcoscenico usa un romanesco vivo e sentito, cui è stato volutamente lasciato quel suono originario, permettendo però ai personaggi di evolverlo in una variante linguistica personale.
La commedia , con la regia di Salvatore Venezia ha visto , sulla scena, insieme a Franco Bruno, gli attori Cenzi Funaro e Annarita Maretta, i quali hanno dato voce, egregiamente e magistralmente ai personaggi di Fiore e della Signorina Giulia, enigmatica e sensuale.

Con le musiche originali di Salvatore Crapanzano. Personaggi delineati con caratteri differenti ma accomunati dalla stessa speranza di migliorare le loro condizioni di vita, una vaga speranza. Uomini alle prese con le loro scelte, muratori per necessità, ancorati alle loro percezioni di vita e di morte, come le tante vittime delle morti bianche, una tragedia sociale sempre attuale. Una Commedia dell’assurdo o forse una Dark Comedy, che diverte ma che lascia sempre una porta aperta alla riflessione.
La messa in scena si svolge all’interno di un teatro abbandonato, segno del decadimento della società civile, dove i due muratori dovranno confrontarsi con un muro, sintomo del consumismo sfrenato a tutti i costi, per far spazio ad un supermercato; strizza l’occhio al teatro dell’assurdo, dove i muri vengono sostituiti da fili che rappresentano i rapporti umani, le relazioni e, quindi, la vita stessa, lo spazio viene occupato da movimenti ripetitivi che lasciano trapelare il poco tempo che gli uomini dedicano alle cose importanti della vita. Muratori” affronta un tema quanto mai attuale: la crisi dei teatri sempre più sacrificati per fare spazio a lucrosi mega-supermercati. Tema molto caro all’istrionico Franco Bruno e a chi, come lui, attore da sempre, ama visceralmente questa immortale forma d’arte. In fondo, un inno d’amore al teatro.

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