La federazione provinciale del Partito Democratico di Agrigento ha emesso oggi una propria nota sulla vicenda della sospensione di una procedura concorsuale in seno all’ASP di Agrigento, disposta dal TAR di Palermo. 

“Al di là degli aspetti giudiziari, nei quali non intendiamo entrare – dicono il segretario provinciale PD Simone Di Paola e il responsabile provinciale della sanità Franco Giordano – la vicenda ancora una volta denuncia tutto lo squallore di un sistema di condizionamento della politica sulle scelte della sanità siciliana, che è alla base del disastro immane nel quale versano i nostri ospedali e i luoghi destinati alla cura dei malati. La decisione del Tar non fa che confermare le nostre ripetute denunce: finché la politica continuerà a rappresentare una cappa insopportabile per la nostra sanità, finché l’unico criterio di selezione del personale in carico presso le nostre strutture sanitarie (sanitario o amministrativo che sia) sarà, non il merito, ma il livello di affinità o peggio di asservimento, di questo o quel personaggio al potentato politico di turno o al partito di governo di turno, la Sicilia continuerà a scontare una sanità inadeguata, iniqua ed inefficiente.

Occorre che la politica e i comitati di affari tolgano le mani dalla sanità, occorre che le scelte che riguardano le strutture sanitarie siano oggettivamente e rigorosamente collegate al merito, occorre che chi sceglie non sia organico a questo sistema da smantellare e chi viene scelto sia premiato solo perché, per titoli o per esami, è davvero il più adeguato; soprattutto occorre che la destra comprenda una volta per tutte che la salute dei nostri cittadini non può essere trattata alla stregua di qualunque poltrona da spartirsi nelle stanze del potere e che gli ospedali, i reparti non sono granai di voti, ma sono luoghi della sofferenza e del bisogno, dove i cittadini chiedono soltanto di essere curati e meritano rispetto”.

Fin qui la nota del PD agrigentino che fa seguito, come detto, alla decisione del Tribunale amministrativo regionale di Palermo di sospendere la procedura concorsuale indetta dall’Asp di Agrigento per incompatibilità di alcuni commissari. 

Una vicenda che ha inizio nel 2022 quando l’Asp ha bandito un concorso pubblico volto alla copertura – a tempo indeterminato – di diversi posti vacanti nell’ambito di distinti profili professionali. 

Alcuni dei candidati, risultati non idonei alla prova scritta, avevano lamentato la sussistenza di alcuni vizi sulla regolare composizione della commissione esaminatrice e hanno proposto un ricorso straordinario al presidente della Regione siciliana per ottenere l’annullamento, previa sospensione, di tutti gli atti posti in essere dalla commissione d’esame. 

Con decreto del presidente della Regione, in conformità al parere vincolante del 20 maggio 2023 reso dal Consiglio di giustizia amministrativa per la regione siciliana, veniva accolta la misura cautelare richiesta dai ricorrenti disponendo la sospensione di tutti atti impugnati. 

L’Asp di Agrigento tuttavia, con successiva delibera, ha proceduto anche all’approvazione della graduatoria finale del concorso e, pertanto, avverso tale provvedimento i ricorrenti hanno proposto motivi aggiunti al ricorso straordinario. 

A questo punto l’Asp ed alcuni candidati vincitori hanno chiesto la trasposizione del ricorso innanzi al giudice amministrativo e, conseguentemente, il giudizio veniva trasferito innanzi al Tar di Palermo. 

Nell’ambito di tale giudizio è stata tra l’altro sostenuta l’illegittimità degli atti adottati dalla commissione d’esame in ragione di alcuni elementi incidenti proprio sull’imparzialità. Veniva infatti rappresentato in giudizio che un commissario, prima di essere nominato componente della commissione esaminatrice, aveva preso parte alle consultazioni per l’elezione del sindaco ed il rinnovo del Consiglio comunale di Ravanusa, risultando altresì eletto come consigliere comunale. Inoltre il presidente della commissione successivamente a tale nomina, era stato nominato assessore nel Comune di Licata.   

Gli avvocati hanno dunque rilevato che i suddetti componenti della commissione esaminatrice non avrebbero potuto svolgere, contemporaneamente, entrambe le funzioni, ovvero quella di commissari d’esame e di politici, con conseguente illegittimità sia della composizione della commissione esaminatrice che degli atti da quest’ultima adottati.

Condividendo le tesi difensive, il Tar ha osservato che in ragione degli incarichi politici ricoperti in due comuni dell’Agrigentino dai due componenti della commissione giudicatrice debba considerarsi sussistente una stretta connessione territoriale tra l’area di attività dell’ente che ha indetto il concorso (dunque l’Asp) e l’ambito in cui i suddetti commissari esercitano l’attività politica pregiudicando le garanzie di imparzialità necessarie a  garantire il rispetto della par condicio tra i partecipanti.  

E’ stata quindi sospesa l’efficacia degli atti impugnati afferenti il concorso, con udienza di trattazione del merito del ricorso fissata per il prossimo 5 dicembre.